Quanto volte abbiamo sollecitato da queste modeste pagine sia Abreu che Dudamel a prendere posizione nei confronti del dittatore del loro paese, Maduro. Almeno da quando s'era capito quale politica intendesse perseguire. La politica che ha poi condotto il suo paese nella condizione più disastrata degli ultimi anni, persino peggiore di quella vissuta con Chavez: povertà, mancanza di medicinali, soppressione di ogni libertà e dei diritti civili, carcere per gli oppositori.
Mentre i disordini e le manifestazioni pubbliche contro Maduro erano già all'ordine del giorno, 'El Sistema' ed i suoi massimi dirigenti od esponenti, da Abreu a Dudamel, tacevano. Abreu per il timore che il dittatore togliesse quel pò di ossigeno finanziario alla sua meravigliosa creatura, il Sistema; e Dudamel, perchè ormai anche con la mente oltre che con il cuore viveva lontano dal suo paese, a Los Angeles.
Poi un giorno di maggio anche Dudamel s'è fatto sentire con una pubblica dichiarazione nella quale invitava il governo del suo paese a ridare libertà al popolo. Apriti cielo, Maduro non ha tollerato questo intervento tardivo - comunque Dudamel avrebbe dovuto farlo molto prima, sarebbe stato più credibile ed incisivo - e ne ha attribuito l'ispirazione al governo degli Usa - dove Dudamel lavora e risiede anche con la sua nuova moglie - che sono suoi nemici dichiarati.
Ed ora a distanza di qualche mese da quella dichiarazione - ripetiamo: TARDIVA - ha vietato all'orchestra 'Simon Bolivar' di recarsi in tournée negli Stati uniti, diretta proprio da Dudamel.
L'Occidente, al punto in cui siamo, deve rendersi conto che sta lasciando andare troppo avanti il cancro che sta affondando il Venezuela e che, come in altri tragici casi sotto gli occhi di tutti - vedi la Siria di Assad - a breve rivelerà quanto il temporeggiare dell'Occidente a riguardo si rivelerà concausa di un altro disastro civile ed umanitario; per giunta nell'Occidente del continente americano e non più in Medioriente.
Nessun commento:
Posta un commento