A settembre si inaugura a Londra una mostra dedicata all'opera (melodramma, nella dizione più recente) che fa sperare di ottenere lo stesso successo di quella su Pompei, di qualche anno fa, che esponeva materiale proveniente dall'Italia e che si rivelò la mostra in assoluto più visitata e quella che procurò i maggiori incassi del museo londinese - non si poteva fare in Italia?
Ora questo secondo progetto, intitolato: Opera: Passion, Power, Politics, ha come oggetto una delle eccellenze tutte italiane: il melodramma, che noi non abbiamo saputo sfruttare e che lasciamo, invece, come nel caso di Pompei, che naturalmente fu un cataclisma, fare ad altri con materiale che viene anche dall'Italia. Più che da altre nazioni.
La mostra si articola in sette sezioni (stazioni), ciascuna delle quali fa tappa in altrettante città europee, legate ad opere che lì hanno avuto il battesimo pubblico: Londra (Haendel, Rinaldo),Vienna ( Mozart/ Da Ponte), Parigi ( Wagner, Tannhauser, rappresentazione del 1861), Dresda (Strauss, Salome), Sam Pietroburgo ( Shostakovich); e, per l'Italia, MIlano ( Scala, Verdi, Nabucco) e Venezia ( Monteverdi, Incoronazione di Poppea).
Inutile dire che il museo londinese, che vanta una storia di attenzione a tutte le arti, ben si presta ad ospitare la mostra sul melodramma che, fra le arti, è quello che si riunisce proprio diverse arti - che Fellini si meravigliava come potessero convivere! - e che più di ogni altra creazione del genio umano può spiegare anche le società delle varie epoche e gli avvenimenti che più le segnarono, e l'Europa prima dell'Europa, oltre, naturalmente, al mutamento di costume operistico dall'Orfeo all'Incoronazione di Poppea monteverdiani.
Dell'estremo capolavoro monteverdiano sarà in mostra l'unica partitura originale (così ha scritto Pierluigi Panza, presentando la mostra su 'La lettura' del Corriere della Sera, evidentemente non sufficientemente informato sull'argomento. Perchè le partiture autografe dell'opera sono due, ambedue secentesche, ma, a quel che dicono gli studiosi, nessuna delle due attribuibile a Monteverdi, bensi a due copisti di cui non si conoscono i nomi, anche perchè le partiture non li riportano ( come era però normale) e non riportano neanche il nome dell'autore della musica, essendo a tutti noto che fosse Claudio Monteverdi. Le due partiture, che presentano varianti, sono conservate a Venezia e Napoli, la prima alla Marciana e fa parte del cosiddetto 'Fondo Contarini', la seconda al Conservatorio della città campana.
Per Milano s'è deciso di celebrare Verdi ed il suo Nabucco, anche per la fama che un suo coro ha avuto ed ha anche oggi in tutto il mondo. Il celebre Va pensiero si ascolterà nella 'insonorizzazione' della mostra, in una registrazione del Covent Garden - non della Scala - diretta da Pappano, presente nella mostra anche attraverso un documentario in più puntate realizzato per la BBC, anni fa, in cui fa la 'sua' storia dell'opera. E già che l'idea della mostra londinese è venuta al direttore uscente del Covent Garden, il regista danese Kasper Holten.
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