Una notizia degli ultimi giorni, una notizia bomba. Si pensava, fino a qualche anno fa, che oltre la soglia dei 3 metri il pianoforte ' a coda' non potesse allungarsi - tutti i modelli 'da concerto' di tutte le più grandi case costruttrici sono lunghi più o meno da 2.75 a 2.80. Oltre per due secoli circa non si è mai andati. Pigrizia o impossibilità concreta di raggiungere migliori risultati nella qualità e potenza del suono, per adeguare lo strumento alle sale sempre più grandi del mondo? Ambedue le ragioni, senza togliere nulla al fatto che fra Otto e Novecento il pianoforte, pur essendo fra gli strumenti il più giovane, è quello che ha subito più modifiche migliorative, passo dopo passo, con brevetti più o meno eclatanti o appariscenti che ne hanno fatto il re degli strumenti. I traguardi raggiunti dalle grandi case costruttrici, da Steinway a Yamaha, sembravano soddisfare il mercato fattosi sempre più ricco sia per gli strumenti di uso domestico ( l'Estremo Oriente con i suoi milioni di studenti di pianoforte di tutte le età, è stata la vera più recente risorsa per l'industria pianistica) che per quelli da concerto.
Ma non in Italia, dove un artigiano diplomato in pianoforte, il più giocane di una famiglia di industriali del legno, decide di sfidare i grandi mostri del mercato e dell'industria mondiale del pianoforte: Paolo Fazioli. Apre a Sacile una 'fabbrichetta' e comincia, nella genera,e diffidenza, a produrre pianoforti di qualità 'artigianale'.
Noi lo consociamo bene perchè agli albori di 'Fazioli pianoforti' dirigevamo una delle più importanti riviste di musica, dedicata al pianoforte, anche come strumento, al punto da pubblicare mensilmente, nelle ultime pagine della rivista una specie di 'quattroruote' del pianoforte, con l'elenco di tutti i modelli in commercio, compresi i cosiddetti 'verticali' con le loro dimensioni e relativi prezzi. Giorno dopo giorno, anno dopo anno Fazioli s'è fatto un nome ed oggi la sua produzione si è di molto ampliata come anche il mercato, sia italiano che estero, dove soprattutto Fazioli vende i suoi strumenti.
Di modelli particolari egli ne ha costruiti nel tempo. Molti anni fa ne costruì uno destinato alla residenza londinese di un ricco sultano ( Brunei?) arricchito con pietre dure, semipreziose, e legni pregiati.
Una volta affermatosi, Paolo Fazioli tentò la strada dell'innovazione. costruì il modello più lungo al mondo: 3.08, nel quale ha intodotto un quarto pedale che serve ad ridurre ulteriormente il suono, senza mutarne il timbro. Per la prima volta era stato infranto il muro dei tre metri e superato di gran lunga il muro dei 2.80 che ha resistito per quasi due secoli.
Le innovazioni successive sono avvenite nel segno dell'elettronica. Bosendorfer ha costruito un modello che era la riproduzione del pianoforte 'meccanico' dell'Otto-Novecento, quello che veniva azionato da rulli perforati, ma con il ventre 'elettronico'. pianoforte più calcolatore, i cui usi e pregi specie in sala di registrazione o in aule scolastiche di conservatori, accademie ed università, anche lontane migliaia di chilometri l'una dall'altra ma collegabili, furono subito evidenti. E basta.
In verità Bosendorfer verso la fine dell'Ottocento, 1874, aveva costruito un singolare modello di pianoforte, il cosiddetto Piano-pedalier' - uno strumento con pedaliera alla maniera dell'organo - che ebbe una gran bella musica ( limitata nella quantità) ma zero fortuna, tanto da uscire di produzione.
In questo solco tracciato, ma poi abbandonato da Bosendorfer, si sono inseriti, negli ultimi anni due produttori-artigiani italiani: Luigi Borgato che ha costruito il 'Doppio Borgato' già una quindicina di anni fa- in realtà due pianoforti uno sopra l'altro e quello di sotto azionato da una pedaliera; e Guido Pinchi che nella sua fabbrica artigiana specializzata negli organi, ha costruito un altro modello di 'piano pedalier' , chiamato 'Pinchi Pedalpiano' con u brevetto speciale che ha il vantaggio rispetto al modello di Borgato di poter essere applicato sotto qualunque pianoforte a coda. E pare che per questo pianoforte che avrebbe la configurazione esteriore di organo (senza canne) ma la possibilità, a differenza dell'organo) di vantare l'espressività di uno anzi due pianoforti autonomi, suonati dallo stesso esecutore alcuni compositori stiano scrivendo musica apposita.
Quanto a prezzi, mentre il modelli 'a coda' al top della gamma delle più importanti case costruttrici si aggirano introno a 150.000-160.000 Euro, questi modelli molto particolari costano più o mneo il doppio- e pesano anche il doppio: oltre 1200 Kg.
Borgato ora si è spinto oltre, allungando ancora di più il pianoforte, che ha portato alla misura record di 3 metri e 33 centimetri, ed anche la prezzo record di 330.000 Euro circa.
Sia chiaro che allungare il pianoforte, nel tempo, di oltre 50 centimetri non vuol dire soltanto allungare i singoli componenti. Troppo semplice. Vanno rifatti i calcoli di ogni componente specie di quelli di produzione ed amplificazione del suono ecc...
E adesso quale altra novità, certamente non nella direzione di un ulteriore allungamento, c'è da attendersi per i prossimi anni, oltre naturalmente a buona musica e bravi pianisti? Ai posteri lpardua sentenza
Prima di ascoltare il preludio di Alkan: op. 66 No. 3 per pianopedalier eseguito da Roberto Prosseda, ho creduto che il doppio pianoforte fosse uno spreco di risorse.
RispondiEliminaCerto non che sia del tutto convinto che non fosse meglio avere due Borgato che un Borgato doppio...
Da questo punto di vista mi piace l'idea di Guido Pinchi
Pardon, errorini:
RispondiElimina- preludio n. 4
e (causa riformulazione) ho creato una frase-mostro che correggo...:
- Certo non è che sono del tutto convinto che non sia meglio avere due Borgato che un Borgato doppio...