L'eco della loro incomunicabilità - assai strana per le ragioni che ora vi diremo - è giunta fino a noi, portata dai giornali toscani. L'incomunicabilità riguarda, per ora, la serata inaugurale delle rispettive stagioni sinfoniche, quella dell'Opera di Firenze, dove da poco è giunto Chiarot, proveniente dalla Fenice, per mettere ordine nei conti; e quella dell'Orchestra della Toscana, presieduta da Battistelli, con il finanziamento statale più alto fra le orchestre italiane.
La prima tiene la sua stagione nel nuovo Teatro dell'Opera, la seconda allo storicoTeatro Verdi, oltre che nella provincia e in regione. Non tanto lontane da non potersi sentire ed accordare, se non sui programmi, almeno per questioni pratiche, come sulle date ed altri fatti che possono incidere negativamente sulle attività l'una dell'altra, se non addirittura apparire come concorrenza sleale. E noi aggiungeremmo: stupida oltre che inutile!
E la cosa non può non apparire molto strana anche a noi che conosciamo bene i due, e Chiarot lo abbiamo frequentato per molti anni - oltre dieci - a Venezia, in occasione e ragione del Concerto di Capodanno, del quale per conto della Rai, siamo stati fin dalla prima edizione 'consulente artistico', con l'incarico di sovrintendere - o, come è accaduto quasi sempre, di proporlo - alla formazione del programma del concerto (che negli anni in cui lo abbiamo curato, sia nella definizione del programma che nella scelta degli interpreti, suggerendo talvolta anche questi, è stato sempre sopra i 4.000.000, fino a 4.500.000 telespettatori, crescendo di anno in anno; mentre da quando lo abbiamo abbandonato, in tre anni appena, gli spettatori sono precipitati fino a quasi 3.650.000, a causa del programma assolutamente inadatto, formulato dal direttore artistico del teatro, Ortombina, il quale non si dà pena della débacle e insiste con i suoi programmi che al tempo della nostra consulenza, con fatica, ma sempre riuscendoci anche con la mediazione di Chiarot, aggiustavamo!).
Che Chiarot e Battistelli, negli anni veneziani di Chiarot, si parlassero, risulta dal fatto che nel giro di due stagioni, le ultime due, Chiarot e Ortombina, hanno messo in cartellone due opere di Battistelli ( Il medico dei pazzi, Riccardo III) ma anche per un'altra ragione che ci riguarda direttamente e che fu all'origine del nostro abbandono del Concerto di Capodanno.
Si era nell'autunno del 2014, ed era in preparazione il concerto del Capodanno 2015, per il quale il vertice della Fenice aveva scelto gli interpreti ( direttore e cantanti) mentre si lavorava con la consueta fatica alla definizione del programma, del quale una bozza avevamo preparato durante l'estate, inviandola ai primi di settembre a Venezia. Il motivo della rottura definitiva fu, senza sua colpa diretta, proprio Battistelli, del quale Chiarot voleva inserire nel programma, addirittura in apertura, una sua breve nuova composizione ( ancora da scrivere, non sappiamo se già commissionata, immaginiamo di sì) dal titolo Expo. Noi gli dicemmo, senza mezzi termini, che era inopportuna, le ragioni gliele spiegammo, per la parte trasmessa in diretta da Rai 1; mentre avrebbe potuto inserirla nella prima parte del concerto , quella riservata al solo pubblico del teatro, che non doveva sottostare a certe regole, dettate soprattutto dalla diretta televisiva, e da un programma ' classico' ma 'popolare' in un giorno di festa, e in un orario insolito.
Chiarot non volle sentire ragione. Perchè? Cosa lo legava a Battistelli, quali impegni aveva preso con lui? Non lo abbiamo mai capito. Immaginiamo che lui non mandò giù che un consulente lo obbligasse a rivedere una sua decisione o un impegno già preso; e così, pur non inserendo il brano di Battistelli (che, sappiamo, non ha mai neppure scritto, dunque Chiarot poteva recedere dai suoi propositi bellicosi verso di noi che, del successo del Concerto di Capodanno, potevamo a ragione vantare qualche merito, forse più di qualche merito), scavalcandoci - come non aveva mai fatto, fidandosi ciecamente del nostro lavoro, coronato da ottimi risultati - presentò in prima persona un suo programma che si discostava di molto da quello da noi suggerito. Mal gliene incolse, perchè il Concerto ebbe quasi 300.000 telespettatori in meno. Avrebbe dovuto fare 'mea culpa' e riconoscere che avevamo ragione. Invece, il sovrintendente, che negli anni precedenti era stato sempre al nostro fianco, anche quando c'era da far cambiare idea al suo direttore artistico su qualche numero del programma che noi giudicavamo fuori luogo, quella volta ci si mise contro. E Battistelli fu la causa scatenante.
Per questo sorprende che Chiarot e Battistelli a Firenze, quasi dirimpettai, sembrano non comunicare, mentre quando uno era a Venezia e l'altro a Firenze, evidentemente corrispondevano con maggiore frequenza e più solida intesa.
Noi una ragione ce la siamo fatta. Chiarot, occupato nel tenere in ordine i conti, impresa quasi impossibile '(de minimis' - come sarebbero i rapporti con i vicini - 'non curat' , secondo la sapienza giuridica dei latini, che si riferivano al 'praetor', il giudice); e, insuperbito per la promozione fiorentina, egli, salvatore della patria, avrebbe rinnegato amicizie e contatti anteriori, non certo disinteressati; a sua volta, Battistelli, dopo essere uscito con la coda fra le gambe dall'Opera di Roma, si dev'essere incattivito, forse addirittura inacidito, al punto da non voler più sentire ragioni da nessuno.
E così insuperbito l'uno, incattivito l'altro, è accaduto che a Firenze l'inaugurazione delle due stagioni sinfoniche loro affidate, con il medesimo 'profumo' russo nel programma, in luoghi ad un tiro di schioppo l'uno dall'altro, sia stata fissata per il prossimo 28 ottobre, alla medesima ora. La singolare coincidenza, in una città non così grande, non poteva sfuggire ai giornali che l'hanno sottolineata, facendo successivamente decidere a Battistelli di anticipare l'inizio del concerto, almeno quello. Quasi che il medesimo pubblico dovesse prima andare a sentire l'Orchestra della Toscana, e poi, al termine del concerto, precipitarsi a sentire l'Orchestra dell'Opera di Firenze. Quando mai?
Sarebbe stato opportuno che i due, comunicando fra loro - come a noi sembrarono fare prima che Chiarot giungesse a Firenze, senza che ne abbiamo mai compreso la ragione - avessero stabilito la data delle rispettive inaugurazioni in giorni diversi. Bastava si fossero parlati... ma c'è sempre tempo per riprendere, a Firenze, la 'conversazione' avviata a Venezia.
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