Chiarot è andato a Firenze, all'Opera del capoluogo toscano, a salvare la barca lasciata in balia del mare grosso dei debiti da Bianchi ( il quale ha mollato il timone 'per motivi personali o professionali', la versione ufficiale- ci pare di ricordare) in effetti perchè all'Opera di Firenze durante la sua gestione, prima da commissario e poi da sovrintendente, non ha raddrizzato il timone della nave in pericolo di affondamento.
A Chiarot, che ormai gode della fama di bravo amministratore per il settennato trascorso alla Fenice, il gravoso compito di mettere una pezza al buco dei conti che ormai si vede ad un miglio di distanza, perchè non è un buco ma una voragine, come denunciato anche dal commissario governativo, ing. Sole.
Senonchè, nonostante si sia trasferito definitivamente a Firenze, per un triennio, il suo nome compare ancora, sul sito del teatro veneziano, come Sovrintendente. E rappresenta perciò l'unico caso di un sovrintendente che tiene il piede, contemporaneamente, in due scarpe - che la legge non consente e neppure prevede. Perchè?
Nonostante si sia fatto il nome di Ortombina, come suo successore, fin dai giorni ancora precedenti l'uscita di Chiarot, tale nomina non viene ancora ratificata da chi dovrebbe: prima dal sindaco Brugnaro e poi da Franceschini. E pure, nonostante vi sia chi consideri la soluzione Ortombina quella più in linea con la precedente gestione ed anche la più economica, la nomina di Ortombina a sovrintendente, affiancato dal direttore amministrativo, mantenendo anche quella di direttore artistico - che è il mestiere che ha sempre fatto, bene o male non importa - non è la soluzione ottimale nè in via di principio nè di fatto.
In via di principio perchè starebbe a dimostrare che i due incarichi, diversissimi, non hanno bisogno di due persone; e in via di fatto perchè il direttore artistico di un teatro svolge un impegnativo, e perciò non cumulabile, lavoro che nulla ha a che fare con la sovrintendenza. Insomma sarebbe una soluzione, interna ed anche economica, ma un pasticcio.
Però Brugnaro rimanda la decisione alle cosiddette calende greche. Perché non si sbriga? Forse spera che Chiarot alzi bandiera bianca in poco tempo e torni a Venezia?
Mentre sì è sbrigato Chiarot, appena sbarcato a Firenze, a mettere un pò d'ordine nella dirigenza - e ne dà conto sul sito dell'istituzione fiorentina, alla voce 'DIRIGENTI CESSATI'.
Intorno ad alcuni dirigenti giravano molte voci, relative alla loro inutilità, in quanto doppioni, e ai loro generosi compensi. Come nel caso di Alberto Triola che è stato licenziato dal suo incarico di direttore generale ( o direttore operativo. che animale è questo?) alla viglia della sua impresa annuale estiva a Martina Franca, un festival che ha preso, senza consenso, dalle mani del precedente direttore, Segalini, e che, onestamente, coltiva con cura.
Triola era arrivato a Firenze con la Colombo sovrintendente, e dopo le dimissioni del fuggitivo Paolo Arcà. Arrivato Bianchi come commissario, a digiuno di teatro lirico, ma forte dell'amicizia sua e di suo fratello con il premier Renzi, Triola dovette darsi da fare in un ruolo mai chiarito. Quando Bianchi divenne sovrintendente ed arrivò anche un segretario artistico, Pierangelo Conte, ed era previsto ed esisteva un direttore amministrativo, Giuseppe Bargiacchi, venne confermato il contratto di Triola come direttore generale. Chiarot ha giustamente licenziato il Triola, non per incompatibilità con Martina Franca che con il teatro fiorentino condivide anche il direttore musicale Fabio Luisi, ma perchè a Firenze era ormai in sovrappiù, inutile ed anche costoso. Via uno.
Stessa sorte è toccata ad un altro dirigente, Fabio Fassone, che aveva l'incarico di 'Direttore Marketing, Comunicazione e Corporate', salito agli onori degli altari dell'amministrazione della cultura con Berio ed il suo giro. Se si legge il suo curriculum ancora visibile sul sito fiorentino, ma come 'dirigente cessato' si resta a bocca aperta per molte delle sue qualifiche - senza che se ne comprenda bene lo specifico. Sembra che auditorium, teatri, sale da concerto costruite da Renzo Piano, sia stato in effetti Fassone a fare il progetto in vece dell'architetto, che ne fu semplice esecutore, aiutato dal suo studio.
E questo lavoro veniva ben compensato. Per il 2016, si legge la specifica di lavoro e i relativi compensi. Il compenso base è di 80.000 Euro annui; ai quali se ne aggiungono 12.500 se si raggiungono determinati obiettivi di biglietteria; ed ulteriori 12.500, se si raggiungono determinati risultati nel campo delle sponsorizzazioni private. Dunque svelato l'arcano, Fabio Fassone doveva lavorare per la biglietteria e le sponsorizzazioni. E il 'corporate', nel suo incarico, che voleva dire?
Chiarot che alla Fenice ha sommato nelle sue mani anche l'incarico del marketing che aveva già prima di diventare sovrintendente, di Fassone poteva fare a meno. Anche perché si trattava di uno di quegli incarichi un pò fumosi, con i quali si premiano, solitamente, servitori - di chi non importa - fedeli.
Nessuno ha protestato per i due licenziamenti, che anzi in moltissimi ne saranno stati soddisfatti, perchè da tempo negli uffici dell'Opera di Firenze si mormorava degli eccessivi dirigenti e dei loro compensi, anch'essi eccessivi. Non risolvono i problemi di Firenze, ma in tanto fanno a risparmiare al teatro quasi 250.000 Euro all'anno, che non è poco, perchè rappresenta la spesa con cui Chiarot si impegnava per la voce 'allestimenti', a Venezia. .
Certo Triola e Fassone dovranno trovarsi un altro lavoro, ma la cosa non ci riguarda, Fassone potrebbe tornare anche ai suoi giovanili amori per la gastronomia, come abbiamo visto esibirsi, disinvolto, accanto a Licia Colò, un una puntata di 'Geo' di anni fa.
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