martedì 1 agosto 2017

Alla fine anche Dudamel parlò con questa lettera postata sui social. La lettera è di maggio ma il peggio doveva ancora venire

«Ho dedicato la mia intera vita alla musica e all’arte come forma per trasformare le società. Alzo la mia voce contro la violenza e la repressione. Nulla può giustificare lo spargimento di sangue. Ora basta, non si può non ascoltare il giusto grido di un popolo soffocato da una crisi intollerabile.
Storicamente il popolo venezuelano è un popolo che lotta ma mai violento. Perché la democrazia sia sana deve avere rispetto e vera comprensione. La democrazia non può essere costruita a misura di un governo particolare perché smetterebbe di essere una democrazia. L’esercizio democratico implica ascoltare la voce della maggioranza, come ultimo baluardo della verità sociale.
Nessuna ideologia può andare oltre il bene comune. La politica si deve fare con coscienza e nell’assoluto rispetto della costituzionalità, adattandosi a una società giovane che, come quella venezuelana, ha diritto di reinventarsi e ricostruirsi con un sano e inoppugnabile contrappeso democratico.
I venezuelani anelano disperatamente al loro diritto inalienabile al benessere e alla soddisfazione delle necessità basiche. Le uniche armi che si possono are a un popolo sono gli strumenti per forgiare il proprio futuro: strumenti musicali, pennelli, libri; infine, i valori più altri dello spirito umano: il bene, la verità e la bellezza.
Faccio un appello urgente al presidente della Repubblica e al governo nazionale affinché si corregga e ascolti la voce del popolo venezuelano. Il nostro tempo non può essere macchiato dal sangue della nostra gente. Dobbiamo ai nostri giovani un mondo di speranza, un paese nel quale si possa camminare liberamente nel dissenso, nel rispetto, nella tolleranza, nel dialogo e nel quale i sogni abbiano spazio per costruire il Venezuela cui tutti aneliamo. E’ il momento di ascoltare la gente: Ora basta.

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