Cominciamo dal titolo, anche se non è la cosa peggiore che si è letta, e che viene dopo. 'La prima volta di Alan Gilbert e Sol Gabetta', titola il quotidiano nelle pagine 'romane' . Il lettore cosa si può immaginare ? Se non guardasse la foto che ritrae un direttore (seduto, ma con la bacchetta in mano - e per questo lo si dovrebbe riconoscere) ed una violoncellista che però non si capisce dove stia suonando, perchè ha i capelli al vento (suona all'aperto o è cotonata?) penserebbe a due che raccontano la storia del loro primo incontro. D'amore; o del primo bacio appassionato. E invece no.
Si tratta di storia molto più semplice, quasi banale: i due per la prima volta suonano insieme. Mamma mia che notizia! Ogni giorno, nel mondo, ci sono decine di migliaia di casi simili e se i giornali di tutti i paesi volessero dar peso a questi incontri, dovrebbero dedicarvi pagine e pagine. Inutili! Semmai è la prima volta per Gilbert a Roma, e questa potrebbe essere una notizia ( trattandosi di un direttore a capo di una delle grandi orchestre americane da tempo; ma forse è un semplice accidente dovuto al giro delle agenzie); dove invece, Gabetta, di nome Sol ( che significa quel suo nome? forse questo un lettore italiano gradirebbe sapere e certo non lo troverà nell'articolo) è di casa, e questa, perciò, non è una notizia per noi.
Avanti, e veniamo al repertorio. Gilbert ci presenta una sua sintesi della Tetralogia wagneriana, alla quale ha lavorato per molto tempo, per giungere a pigiarla tutta in meno di un'ora. Ma non ci aveva provato anni fa anche Maazel, beccandosi non poche critiche? A che pro ritentare una impresa che si sa fallimentare quando il repertorio possibile è vastissimo? Perchè andare a toccare opere intoccabili? Che direste se uno scrittorello di oggi sintetizzasse per noi, semplicemente per non tenerci occupati per molto tempo nella lettura, un grande romanzo, in una dozzina di pagine?
Nella affannosa ricerca del nuovo si esibisce anche la celebre violoncellista argentina, Sol Gabetta, che è stanca di suonare sempre le stesse cose, essendo il repertorio per violoncello non vastissimo. Che dovrebbe dire, allora, un fagottista, ma anche un cornista e perfino un violista, per non parlare di un contrabbassista?
Analogo insensato discorso lo fece molti anni fa una celebre avvenente violinista, compagna di Claudio Abbado (col quale ci fece anche un figlio), la quale, quando si separò da Abbado e si mise con un musicista dell'altro campo, fece lo stesso discorso e s'imbarcò nell'avventura jazzistica. E se avesse fatto il batterista il suo nuovo compagno, cosa avrebbe fatto la Mullova? La ballerina di tip tap?
Ma forse la Gabetta voleva dire che essendo diventata famosa, ora può scegliere Lei il suo repertorio e non subire imposizioni.
Il peggio viene ora, e sta nella didascalia della foto, dove si legge un'autentica bestialità, sintomo di incompetenza e di mancanza di proprietà di linguaggio (oggi abbiamo preso esempio dal Corriere, ma non molto tempo fa, su Repubblica, tanto per dare una botta al cerchio e una alla botte,. una giornalista non aveva chiara in mente la differenza che passa fra un 'coreografo' ed uno 'scenografo', e perciò attribuiva al secondo, allo 'scenografo', una coreografia, e potremmo continuare con questa sciatteria che ci disturba ed offende!).
" A sinistra un ritratto della violoncellista argentina che si esibirà sulle note di Bohuslav Martinu nel Concerto per violoncello n.3". Sta a vedere che ha scambiato, didascalia facendo, la violoncellista per una ballerina? La violoncellista "suonerà il concerto" ecc... oppure "solista nel concerto" ecc... questo avrebbe dovuto scrivere, non altro, come ha fatto.
Anche per non far venire il dubbio al lettore che la violoncellista , cammin facendo, avrebbe abbandonato il violoncello per esibirsi, danzando, sulle note del povero malcapitato Martinu.
Di idiozie se ne leggono ogni giorno ed anche in abbondanza. Noi ci accontenteremmo se solo si riducesse la quantità, visto che sembra impossibile pretendere maggiore professionalità, essendo la musica affidata al primo arrivato nelle redazioni.
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