Se ne parla da anni, almeno dal 2007 quando un bel gruppo di giovani valenti musicisti, fra i quali Lorenza Borrani, ex Scuola di Musica di Fiesole, spalla di alcune importanti orchestre, diede vita ad un esperimento che, all'inizio non sembrava, così originale. In che cosa consisteva.
Un gruppo non tanto esiguo, diciamo una vera orchestra, in formazione 'classica', s'era accordata per lavorare senza direttore, riunendosi due o tre volte l'anno, a proprie spese, in una piccola cittadina del modenese, studiare per una settimana insieme un programma, che i singoli avevano già studiato ed approfondito, ed alla fine presentarsi davanti al pubblico a suonare.
I giornali, che solitamente fanno casino senza chiedesi se è il caso, hanno parlato della morte del direttore, del despota che dal podio impone la sua volontà, la sua visione, a tutti, senza sentire ragioni, come vuole una certa letteratura che nell'autorità del direttore d'orchestra crede incarnarsi il mito del dittatore.
In buona sostanza non è la prima orchestra che suona senza direttore, anche se nei casi già esistenti si è sempre trattato di organici cameristici. Un gruppo di musicisti, piccolo, medio o mediogrande che sia, si riuniscono studiano insieme per arrivare ad un risultato che, nell'orchestra classica, viene indicato, e forse imposto dal direttore. A sostegno della loro tesi di libertà portano innumerevoli esempi di direttori-dittatori, a cominciare da Toscanini per finire a karajan.
Noi siamo del parere, pur riconoscendo la lodevole iniziativa di riunirsi in una mirabile spirale ( Spira mirabilis) per far circolare da uno all'altro ciò che i singoli hanno appreso e scoperto studiando, che alla fine una visione d'insieme deve emergere ed anche prevalere ed essere imposta. Si dirà che nel caso in oggetto l'imposizione non sembra tale. Comunque in questo esperimento ci colpisce l'entusiasmo dei singoli e la loro determinata volontà a riunirsi e far nascere lì l'opera che i singoli hanno studiato. Per ora, con tutta la benevolenza possibile, si tratta di un esperimento, i cui risultati sembrano apprezzabili e basta. Contenti i singoli, contenti anche noi.
Il vero miracolo di 'Spira mirabilis' l'ha fatto la cittadina di Formigine, dove tre o quattro volte l'anno i giovani musicisti si riuniscono, studiano per preparare un programma da concerto e poi si presentano al pubblico del modenese, e, da qualche tempo, anche altrove ( Londra, Milano ecc..) ovunque ammirati.
Formigini ha costruito un auditorium, 400 posti, che ha chiamato con il nome della gloriosa loro creatura strumentale, i cui componenti sono considerati alla stregua di figli dagli abitanti di Formigini, che nelle settimane di studio, li accolgono nelle loro famiglie e - ci dicono- li coccolano anche.
Capite, un nuovo auditorium in un paese che alla musica dedica un attenzione e risorse pari, se non al di sotto dello zero. E' questo il vero miracolo. Con il contributo della Fondazione della Cassa di Risparmio di Modena e della Regione Emilia Romagna, il Comune ha racimolato i 900.000 Euro del costo dell'auditorium, compresi i necessari sevizi, e lo ha costruito a beneficio innanzitutto dei giovani musicisti, come anche di altri e di diverse attività.
Lo abbiamo appreso soltanto ieri, dai giornali, da quegli stessi giornali per i quali, evidentemente, l'inaugurazione dell'Auditorium, più di due anni fa, non è stata considerata un notizia. Quanto meno, anche a noi, avidi lettori, è fuggita.
P.S. La notizia ci ha riempito di gioia ed anche, un pò, di tristezza riandando agli anni in cui ci fu affidata la direzione artistica di un festival. Ad una analoga iniziativa stavamo pensando, e cioè a far diventare Città di Castello, sede del Festival delle Nazioni, la residenza di una delle orchestre giovanili di prestigio ( Cherubini, Mozart, od anche della stessa Verdi, che in quella edizione fu l'orchestra residente del festival, ogni estate). I notabili, famelici, della cittadina non ce ne diedero il tempo; ed ora l'attuale direzione artistica ricorre ogni anno, per un paio di concerti, alla stessa orchestra, nella speranza che la direzione dell'orchestra lo chiami a dirigerla (il direttore del Festival). Semplice malignità? Non del tutto.
Condivido e plaudo appieno! Come sempre, le sue analisi non sono mai banali, ma di sostanza, grazie mille! Il mito negativo del direttore despota ricorda quando negli anni '70 (sciagurati! Con gli slogan "L'magination au puvoir" o "Ni dieu ni maitre") nascevano le cooperative teatrali dove si lavorava con la regia condivisa... Non saprei cosa sia meglio, certo è che chi interpreta un testo/partitura, prosa, musica o balletto non ha importanza, ha bisogno di una "lettura": se poi questa sia più efficae se non è incarnata da una singola persona sola non saprei, ma chi si entusiasma per il suo superamento per una non meglio precisata "democrazia artistica" o è in malafede o non è un addetto ai lavori. L'esperienza di Formigine è commovente. E spero che tenga con il tempo.
RispondiEliminaGrazie. Viva Formigine. Auguri a Spira mirabuilis
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