Il clamore nato dall'infelice, ma voluto affatto casuale, titolo del giornale di Feltri: 'Patata bollente', con il quale - si spiega nel sommario - si allude sia al problema dell'amministrazione 'Cinquestelle' a Roma, sia alle vicende sentimentali della sindaca, ha ricompattato tutto l'arco costituzionale (che forse di 'costituzionale' ha ben poco, interessato a difendere i propri interessi alla faccia di quelli del paese) attorno alla sindaca inefficiente, a sua difesa.
Che l'indignazione sia riuscita a ricompattare tutti in difesa della Raggi, lo dimostra anche la difesa - l'unica - di Feltri, dovuta alla Santanchè che in quel titolo non ci ha visto nulla di male, ma semplicemente l'uso di una espressione che ben illustra il 'caso' Roma, senza riguardare in alcun modo i 'casi propri' della Raggi.
La storia ha dato agio a Di Maio, che nell'affaire Roma sembra aver avuto una qualche responsabilità, di chiedere subito le elezioni, perché loro non hanno paura del voto popolare; certo, perché temono che andando avanti di questo passo, a Roma, le cose si metterebbero male, malissimo fra qualche mese, in tutto il paese per i grillini, quando - come cominciano a pensare in tanti - la sindaca, dopo essere stata commissariata dal suo movimento, sarà verosimilmente costretta a dare le dimissioni.
Analogo effetto, favorevole in certo modo ai Cinquestelle capitolini, dai quali l'attenzione è stata momentaneamente distolta, ha avuto la storia del 'coglione', secondo l'autodefinizione di Berdini, assessore del Gabinetto Raggi, in un settore - quello dell'Urbanistica - assolutamente strategico nella Capitale assediata dal mattone, nel più totale disordine.
Sì, a Berdini, secondo i suoi sostenitori - quaranta meno uno - è stata tesa una trappola dal suo stesso entourage, attraverso le quattro chiacchiere con un giovane giornalista che gli ha tirato fuori quello che tutti pensano, Cinquestelle compresi, della sindaca e dei suoi rapporti con il suo cerchio magico, ma soprattutto della sua incapacità a governare - che è il maggior suo difetto e peccato, non quello del possibile trasporto sentimentale di e per Romeo ( cui Feltri fa riferimento con quel titolo a doppio senso), che lei Giulietta, avrebbe corrisposto con un aumento di stipendio ed un incarico di grado superiore nell'Amministrazione.
Una lunga sfilza di intellettuali della capitale e della società civile ha sottoscritto un appello in favore di Berdini, defensor civitatis, dallo scempio dei costruttori che farebbero qualunque cosa pur di toglierselo dai piedi, anche farlo inciampare in un incidente giornalistico. Uno di questi intellettuali, ufficialmente sottoscrittori dell'appello, Alberto Asor Rosa, si è chiamato fuori dicendo che lui non ha mai firmato quell'appello, ed a Berdini avrebbe consigliato di non entrare mai in quella giunta di improvvisatori e dilettanti, perché avrebbe dovuto immaginarselo che si sarebbe potuto trovare in qualche guaio.
Ora i sottoscrittori, quaranta meno uno, di quell'appello, vogliono che Berdini non molli. Eh sì, oltre la prima figura da 'coglione'- la definizione , ripetiamo è sua di Berdini- vogliono fargliene fare una seconda dello stesso tenore, consigliandogli, indirettamente, di attendere che sia la sindaca a mandarlo via, appena trovato il sostituto, dopo averlo affidato ad un paio di badanti.
Che accadrà immancabilmente, quando approvato il progetto dello Stadio, da Berdini avversato - come qualunque altro progetto dalle Olimpiadi in poi, ad eccezione della 'Formula Uno all'Eur, nefasto progetto già accarezzato da Alemanno - dovrà andarsene, per non fare anche una terza figura da 'coglione'. Intanto la discussa intervista a Berdini distoglie l'attenzione delle continue capriole del Movimento sullo Stadio, ultima delle quali, firmata da Dibba. assicura che lo Stadio si farà.
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