Come non condividere l'appoggio ufficiale di Ludovico Einaudi, musicista che gode di grande seguito, in favore della campagna mondiale ' Salviamo l'Artico'? Tutti d'accordo con lui.
Ma era proprio necessario scegliere, per aderirvi, il modo più strano - imitando, a suo modo, cioè nel modo casto, quel che fanno tanti musicisti o cantanti del versante 'leggero' i quali, convinti che per lanciare una nuova canzone (o prodotto) occorra 'stupire', scovano ogni volta una bella fanciulla disposta a mostrare tutti i suoi attributi?
Ludovico Einaudi non fa certo come i suoi colleghi 'leggeri', ma qualcosa di simile sì, trasferendosi con pianoforte al seguito, sulle candide distese dei ghiacci del polo nord. Cioè?
Contrariamente a ciò che fanno le fanciulle di cui sopra, Einaudi si è intabarrato dalla testa i piedi, non risparmiando neanche le punte delle dita delle mani, vestito 'a cipolla' per non ghiacciare. Ha fatto adagiare, recato da un elicottero, un pianoforte a coda imbullonato ad una piattaforma, su una lastra di ghiaccio, poi è sceso anche lui e sui tasti ghiacciati del pianoforte - come ha raccontato con entusiasmo l'interessato - ha cominciato a suonare; anzi a pigiare, perché il pianoforte si sarà rifiutato di emettere suoni. Insomma una sceneggiata per aderire ad una campagna alla quale avrebbe potuto devolvere le spese di una tale strana impresa.
Ma Einaudi non è l'unico ad essersi cimentato, a favore di telecamere, in una impresa tanto strana che con la musica, lui che è un musicista, non ha nulla da spartire. Altre ci vengono alla mente.Ne ricordiamo solo alcune.
Pensiamo al festival che ogni anno si svolge sulle Dolomiti, dove i musicisti invitati, strumento in spalla fanno chilometri di cammino, seguiti dai loro fedeli adepti, fino a raggiungere il luogo stabilito per il concerto. Tutti sdraiati sull'erba, i musicisti magari seduti su qualche sasso, inizia il concerto per la gioia delle montagne che per la prima volta si vedono degnate di tanta attenzione.
Ancora. Anni fa, il Venerdì di Repubblica pubblicò le foto di un concerto che un altro musicista pazzo, un pianista, volle fare in cima ad una montagna, all'aperto. L'impresa, di musicale certo non aveva nulla, ed aveva a che fare piuttosto con l'alpinismo e le scalate, con le quali dovette misurarsi quel disgraziato pianoforte, strappato controvoglia alle calorose cure del proprietario o del venditore.
Se in questi due casi non si è resistiti all'inutile fascino del ghiaccio o della montagna sotto i raggi del sole, vi sono anche oggi casi in cui è la notte a costituire motivo di richiamo. Come accade ogni anno in Campania, a Ravello, con il concerto all'alba, su di una terrazza a strapiombo sul mare, per l'omonimo festival. Guai a toccare quell'appuntamento che l'umidità e la salsedine non possono far ascrivere nell'agenda musicale, ma solo in quella delle 'stranezze' meteo, con contorno di musica.
L'ultimo, in ordine di tempo, è quello che l'assessore alla 'ricrescita' culturale del Comune di Roma, Luca Bergamo, aveva pensato per il Capodanno 2017, quando voleva schierata una vera e propria orchestra di violoncelli, parecchie decine, alle 3 della notte sul ponte cosiddetto ' della musica', capitanata da Sollima. Non sappiamo se poi ci ha ripensato, come avrebbe dovuto, data l' insensatezza della proposta. Nel caso di Roma c'era anche da domandarsi per chi avrebbero suonato quel centinaio di violoncellisti.
Ma perchè i musicisti per primi, non si convincono che la musica va fatta dove la si può fare al meglio e non fra i ghiacci dell'artico o sulle nevi di una cima , fra le montane dolomitiche o nell'umida notte sul mare o su un ponte che, tolto il nome posticcio, con la musica non c'entra nulla?
P.S. Relegati nel novero delle stranezze tutti i casi appena citati, ve ne sono di recentissimi che non sono da meno, anche se meno patologici di quelli. Pensiamo ai pianoforti lasciati nelle stazioni aeroportuali alla mercé di tutti ( per reclamizzare l'iniziativa ci si è messo anche qualche pezzo da novanta del mondo musicale, come Pappano!!!), o alle kermesse (Milano e Firenze, in via Tornabuoni) ideate dalla vulcanica fantasia di Daniele Lombardi, nel corso delle quali intere strade sono state 'arredate' con un centinaio circa di pianoforti (verticali) che suonavano agli ordini di inflessibili metronomi. Li volete chiamare concerti? Come pure concerti volete chiamare le sinfonie di metronomi (Ligeti), o le carnevalate guidate da Lang Lang, nelle quali un centinaio di tastiere vengono suonate, agli ordini di un direttore 'pizzardone', da una schiera di ragazzi attenti solo agli ordini del direttore-vigile?
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