Era nell'aria che sarebbe uscito dall'ex Maggio fiorentino, Franceco Bianchi messo lì dal duo Renzi-Nardella ( suo fratello era stato assessore renziano), sul quale circolavano già molte chiacchiere che avevano a che fare con la sua incapacità a reggere una fondazione lirica, anche dal semplice punto di vista dei conti. Infatti, senza le benevoli iniezioni di denaro dal Governo Renzi, la SITUAZIONE DELLO STORICO TEATRO FIORENTINO RISULTAVA LA PEGGIORE FRA LE 14 FONDAZIONI LIRICHE ITALIANE. Seconda forse solo a Bologna.
Si è detto anche della sua incapacità a rapportarsi con chi della storia del Maggio era stato un autentico protagonista - ci riferiamo a Zubin Mehta, licenziato come l'ultimo direttorino, e poi ripreso; noi al posto di Mehta, lo avremmo mandato a quel paese.
Comunque nella storia dell'Opera di Firenze Bianchi non passerà se non per i bilanci risanati solo a costo di robuste iniezioni di denaro fresco da parte dei governanti amici, per gli stipendi dei suoi fedelissmi aumentati, e per il silenzio totale sul suo di stipendio. E, probabilmente, non per altro.
Ora lui se ne va per tornare al suo amato e più redditizio - da quel che dice - suo lavoro professionale. Sarà vero?
A noi sembra di rileggere la storia già letta dell'uscita della Colombo ed anche dell'Arcà, il quale si dette a gambe levate quando stava per crollare il castello della fondazione fiorentina, avanzando che stava lavorando ad altri progetti; in realtà era il Teatro che doveva cambiar progetto se voleva evitare la chiusura, E infatti subito dopo la sua uscita, con l'approdo a Parma, tenuto in caldo in attesa della uifficializzazione, si scoprì la voragine dei conti fiorentini; Renzi nominò Bianchi commissario con il compito del risanamento almeno economico, senza distruggere il teatro che non si amministra come una banca.
Non vorremmo che fra qualche giorno o settimana, all'arrivo del nuovo sovrintendente, ci venisse detto che i problemi del Maggio non sono affatto risolti e che saranno richiesti nuovamente sacrifici ai lavoratori, in termini di licenziamenti.
A proposito del nuovo sovrintendente, circolano già i nomi di alcuni in carica altrove, sentiti da Nardella e che hanno detto: no, grazie. Carlo Fuortes - che Franceschini se potesse lo nominerebbe sovrintendente d'Italia, tanto si sa vendere bene (l'ultima è di pochi giorni fa, quando ha detto che l'opera in cartellone a Roma aveva due cast ed il secondo, a differenza di ciò che accade in tutti i teatri del mondo, è eccellente come il primo. Insomma, voleva dire Fuortes, che dimostra di conoscere i teatri come le sue tasche, che solitamente il secondo cast è di scartini e sostituti. Boh!), è stato il primo dei candidati che hanno rifiutato, e Rosanna Purchia, la seconda: dice di star bene a Napoli.
Noi a Franceschini e Nardella vogliamo dare un suggerimento disinteressato ma preziosissimo. Perchè non interpellano Carlo Fontana, attuale presidente dell'Agis - di cui non si sente dire nè bene nè male, e non sappiamo neppure se esiste - che ha alle spalle una lunga e qualificata esperienza di sovrintendente? In fondo da Milano a Firenze ci vuole neanche un paio d'ore di treno. Si dirà che era stato contattato, dopo la Colombo o forse in alternativa a lei, e che aveva rifiutato perché non voleva essere messo sullo stesso piano di una sua ex dipendente che aveva fatto una carriera fulminante. Forse adesso accetterebbe, anche perchè non c'è più a Firenze, quella Francesca Tartarotti, figlia del finanziere Micheli( artefice del successo e della scalata della Colombo) chiamata da Bianchi ed ora in attività a Verona, a fianco di Fuortes.
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