Moni Ovadia che tutti conosciamo e stimiamo come attore, ed anche come cittadino impegnato nelle lotte civili, sta leggendo in queste settimane - e chissà quando finirà - quello che si può definire il romanzo del secolo (scorso), e cioè il super romanzo di Umberto Eco, Il nome della rosa, vendutissimo, tradotto in tutte le lingue ed anche in una versione cinematografica.
Radio 3 da anni è impegnata nella diffusione dei grandi testi della letteratura affidata alla lettura, ad alta voce - come recita il titolo della fortunata rubrica - ad attori e personaggi famosi.
A Moni Ovadia è toccato il romanzo di Umberto Eco, per il quale il celebre e coltissimo attore avrebbe dovuto prevedere che ci scappasse qualche 'latinorum', premunendosi con una settimana di ripetizione, ad opera di qualche benedettino, discendente dei tanti presenti nel romanzo. Evidentemente, a causa della sua frenetica attività - lo si trova ormai ad ogni angolo di strada - non ne ha avuto il tempo, o forse - ma questo ce lo farebbe scendere nella nostra considerazione - ha pensato di cavarsela anche senza.
E mal gliene ne incolse. Leggendo oggi il romanzo di Eco, ad un certo punto, il testo recita: l'abate o chi per lui, non ricordiamo, 'aveva appena finito di recitare il 'Benedicìte', ed ha spostato l'accento di una sillaba verso destra, quando invece la pronuncia esatta è 'Benedìcite'.
A voler essere fiscali potremmo anche dire: come mai nessuno dei presenti alla registrazione si è accorto dello scivolone, imperdonabile nella lettura del coltissimo romanzo di Eco e per uno come Ovadia? Mentre fiscali non ce la sentiamo di essere con chi assisteva alla registrazione, con Ovadia, sì, lo siamo, perchè egli doveva sapere dove cade l'accento, sul quale lui è inciampato.
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