E' diventato per qualche ora il caso più discusso in Italia. E' intervenuta anche la De Filippi - oltre a noi che solitamente non ci occupiamo di moda e di mise - a difesa della Leotta che può vestirsi come le pare e non c'è vestito obbligato per parlare di certi argomenti. Sante parole in bocca a Maria. Tutti in difesa di Diletta.
Di contro, con la Balivo non sono stati teneri in tanti, rimproverandole di fare una trasmissione di m.... della quale potrebbe anche vergognarsi; e il vestito non conta. A questo coro ci uniamo anche noi - i suoi vestiti restano fuori - che qualche pezzetto della Caterina abbiamo ogni tanto guardato. Troppo disinvolta, troppo sicura di sè, troppo sbarazzina, mentre riempie di banalità su banalità l'ora e più - quanto dura - la sua trasmissione.
Anche alcuni giornali non hanno sfruttato l'occasione per sorvolare sulla disputa; la Balivo, e con Lei tanti altri, ce l'hanno con la Leotta, perché è la più bella, ed è anche brava.
Liquidare così la faccenda è sbagliato. Perché, pure su un palcoscenico di maschere umane e canore, di addobbati totali, come Sanremo, è opportuno vestirsi a seconda del mestiere che si fa.
Concludendo, quando si fa una trasmissione di m... - come è stata definita quella della Balivo da alcuni osservatori - non c'è vestito che possa salvarla; al contrario, quando ci si spende per una giusta causa, ogni vestito va bene, anche se scopre. Giusta osservazione, ma consentiteci di restare della nostra idea sulla opportunità di avere contegni ed abiti adeguati alle singole occasioni e ai diversi ruoli.
A proposito, già altre volte abbiamo notato la mise fuori luogo di certe giornaliste ( ci sarebbe da dire anche sulle soubrette, ma si vestano come vogliono, non ci interessa!). Ci viene in mente il caso di una giornalista del Tg3, molto tempo fa, che si era presentata con un tailleur scuro, taglio classico, castigatissimo, su una camicetta di seta chiara, sbottonatissima al contrario; costretta, mentre leggeva le notizie, a muoversi con circospezione per evitare ... Pensammo allora che una giornalista, quando legge o dà notizie, deve avere un atteggiamento, anche nel vestito, adatto al mestiere che fa. E da allora non abbiamo avuto ripensamenti sull'argomento.
Certo che non è vietato alle giornaliste di essere belle e tanto meno di essere anche intelligenti - merci ambedue rarissime in combinazione, e non solo nel recinto giornalistico, in tutti i sessi presenti sulla faccia della terra - ma nello svolgimento del loro lavoro non c'è bisogno che mettano in mostra tutte le grazie del loro corpo; anzi è opportuno che rimandino tale messa in mostra ad altre occasioni, dove sicuramente avranno molti più estimatori soddisfatti.
Questo almeno si potrà dire, oppure dicendolo, incorriamo necessariamente nella scomunica di santa Maria che a Sanremo ha celebrato con tutti i suoi chierichetti ed avrebbe desiderato portarsi appresso anche Vessicchio?
P.S. I giornali segnalano un secondo scivolone, nella medesima serata, della povera Balivo, dopo quello sulla Leotta. Colto al volo, si ascolta, in un breve video, un sonoro nel quale la bella e ... Caterina dire di Ricky Martin: "sei bono ma sei frocio! Caterì statte zitta, perchè devi far sapere a tutti quanto sei...
P.P.S. La chiacchiera sulla storia del tweet della Balivo continua. Ancora. Il Corriere, per non dire che la Diletta poteva anche vestirsi meglio, e non con il primo straccio che gli era capitato mettendo il naso nel suo guardaroba, per giunta logoro e con evidenti ampi tagli prodotti dalle tarme, scrive che forse l'efficacia del suo messaggio, sacrosanto ed utilissimo, potrebbe essere stata vanificata da quel suo vestito che ha catturato maggiormente l'attenzione del grande pubblico televisivo.
Su Repubblica, la protofemminista Elena Stancanelli, oltre che dare della st...upidina alla Caterina, non vuole sentire ragioni, e rivendica il diritto per qualunque donna di vestirsi (o svestirsi) come e quando crede, diritto ancor più inviolabile sul palco di Sanremo dove s'è vista gente d'ogni risma perfino vestita con appena uno straccetto che a malapena copriva le parti intime. E se alla Leotta quella sera, per puro divertimento, gli andava di vestirsi come s'è vestita, che ve ne frega? Non considera, però, neppure lontanamente, la Stancanelli, che Diletta così vestendosi, più che reclamare il diritto a vestirsi come le pare, perpetua l'idea della donna 'oggetto', dalla cui testa l'idea di aspirare comunque a fare la pin-up, che esibisce le sue grazie, non la toglie nessuno.
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