giovedì 25 settembre 2025

Venezi alla Fenice: 'il comico di una brutta nomina' ( da Il Manifesto, di Cristiano Chiarot). Qualche inesattezza

 



Una notte all'opera Una pagina opaca nella storia recente della cultura italiana, e un esempio didascalico del livello a cui può scendere la lottizzazione nel nostro Paese.



La nomina della Maestra Beatrice Venezi a Direttore Musicale del Teatro La Fenice è una pagina opaca nella storia recente della cultura italiana, e un esempio didascalico del livello a cui può scendere la lottizzazione nel nostro Paese.

Premessa. Chi scrive ha lavorato alla Fenice per oltre trent’anni, ricoprendo il ruolo di Sovrintendente dal 2010 al 2018. In seguito, alla guida del Maggio Fiorentino, incontrai la Maestra Venezi: giovane, determinata, già ampiamente mediatizzata – più per estetica che per estetica musicale. Mi chiese un’occasione, e (come in anni di lavoro ho fatto con decine di direttori esordienti) gliela concessi: alcuni concerti nell’attività regionale. Era il suo debutto con una grande orchestra di Fondazione italiana. Non le domandai – né m’interessarono – le sue opinioni politiche. Offrire un’opportunità a una giovane era naturale. A Firenze, tuttavia, nessuno sentì il bisogno di richiamarla.

Il caso veneziano si presta ora a più letture. Ma, poiché con questo governo la gestione della cultura non può che peggiorare, tanto vale soffermarsi sull’aspetto involontariamente comico.

La narrazione ufficiale parla di «scelta per curriculum, dopo proficui colloqui». Dichiarazione che, a voler essere gentili, suona come una battuta da camerino. Chi ha strumenti per leggere quei documenti sa riconoscere quando un curriculum è più retorico che sostanziale. E in Italia – anche a destra – ci sono direttori con esperienze molto più solide. Che i «colloqui» ci siano stati è pacifico. Decisivi, però, quelli con i vertici di Fratelli d’Italia e del governo.

Appena resa nota la nomina, da destra si è levata la fanfara: ma più che squilli trionfali, sembravano sospiri di sollievo. Tutti pronti a lodare la Maestra, nessuno disposto darle responsabilità di medio periodo.

NON IL PRESIDENTE della Biennale, che ha preferito collocarla alla Fenice pur di non essere costretto a nominarla in casa propria, così da continuare a scegliersi collaboratori di riconosciuta qualità, magari internazionali. Non Cecilia Gasdia, ottima Sovrintendente dell’Arena di Verona, che grazie alla protezione del sottosegretario Mazzi continuerà a farle dirigere qualche titolo, senza conferirle alcun incarico stabile.

Nemmeno Mazzi, che ha portato la direttrice del Colón di Buenos Aires alla guida del Comunale di Bologna, ha pensato di replicare con Venezi, nonostante lei, formalmente, figurasse al Colón come «direttore stabile». Né Genova né Palermo, entrambe saldamente in orbita FdI, hanno mostrato il minimo interesse. Insomma: un talento troppo prezioso per perderlo, ma troppo ingombrante per gestirlo. Neofascisti sì — sprovveduti no.

A dover bere il calice amaro e subire la fortuna è toccato al mite sovrintendente Nicola Colabianchi. Prima rassicura i lavoratori: «Nessuna nomina in vista». Poi convoca d’urgenza il Consiglio d’ Indirizzo della Fenice – che non ha alcuna competenza sulla nomina – per condividere la responsabilità con la politica locale. Notoriamente competente e sensibile alla materia.

E COME lo ripaga la Maestra? Con una sfiducia neanche troppo velata. Non ha ancora assunto l’incarico, e già annuncia incontri a tappeto per presentare il proprio «progetto artistico, culturale, umano». Tutto questo da ottobre 2026.

Nel frattempo, che ne sarà del programma del Sovrintendente e Direttore artistico Colabianchi? Dovrà adattarsi? Congelarsi?

Molti si domandano perché proprio la Fenice e Venezia abbiano meritato un destino così. Forse perché, per statuto, la Fenice è condannata a rinascere dopo ogni incendio. Ma questo, più che un incidente, somiglia a un rogo doloso – di quelli appiccati con mano sicura, e con la benzina dei favori politici.




La nuova sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna, proviene dal Teatro Coliseo di Buenos Aires. Lei ha gestito il Coliseo che non è il Colon. Il Coliseo è l'unico teatro al monod in uno stato estero di proprietà italiana. Per tale ragione ha organizzato ITALIA XXI e DIVINA ITALIA per conto del Governo italiano. E fra gli ospiti, molti di grande qualità, ha avuto - ha dovuto invitare - la Venezi, nei giorni in cui la sua protettrice Giorgia era da quelle parti. Mazzi come premio anche per l'ubbidienza cieca, l'ha fatta venire a Bologna, affidandole la sovrintendenza del Comunale (  naturalmente ha convinto il sindaco (di sinistra) ( Pietro Axcquafredda)


 Ecco quello che si legge  nel suo curriculum  reso noto al momento della sua nomina:

"alla guida del Teatro Coliseo di Buenos Aires, unico teatro al mondo di proprietà dello Stato italiano fuori dai confini nazionali. Sotto la sua gestione il teatro ha conosciuto un grande rinnovamento edilizio, una importante riorganizzazione gestionale e un significativo rinnovamento della programmazione artistica, fundraising strategico, rinnovamento del pubblico e modernizzazione della comunicazione che ha reso il Teatro Coliseo un punto di riferimento culturale nella capitale argentina. Fra le sue iniziative di maggiore successo, ITALIA_XXI, progetto pluriennale che ha riportato l’eccellenza italiana dello spettacolo dal vivo a Buenos Aires, e DIVINA ITALIA", stagione di opera lirica, balletto e concerti sinfonici con Italia come paese ospite.

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