martedì 30 settembre 2025

Russia. 50.000 soldati hanno disertato. Putin ne arruola altri ( da Avvenire, di Marta Ottaviani)

 

«Cinquantamila soldati russi hanno disertato». E Putin arruola ancora© Fornito da Avvenire

Il presidente russo, Vladimir Putin, continua a reclutare soldati, ma ce ne sono migliaia che vanno al fronte e che poi, fra morire e disertare, scelgono la seconda strada. Secondo il sito di inchiesta Vazhnye istorii, che significa “storie importanti’” sarebbero circa 50mila i soldati dell’esercito russo che sono scappati dopo essere stati arruolati nella guerra in Ucraina. Un dato che compensa in qualche modo le notizie inquietanti che arrivano da Mosca, proprio nella settimana in cui i leader europei si riuniscono a Copenaghen per parlare della sicurezza del continente e l’Ue tira il fiato per l’esito delle elezioni in Moldavia.

Il presidente Putin ha firmato un decreto che, da oggi al 31 dicembre, arruolerà 135mila soldati per la leva autunnale, che seguono 160mila della leva primaverile. Si tratta di coscritti di età compresa fra i 18 e i 30 anni. Stando alle dichiarazioni ufficiali dello “zar”, due terzi dei militari impiegati in Ucraina sono contrattisti. Ma le casse del Cremlino sono sempre più provate dallo sforzo bellico e quindi non è da escludere che questi coscritti siano in realtà destinati al fronte. C’è poi una seconda ipotesi che preoccupa molti analisti, ossia che la Piazza Rossa stia dando vita a una riserva di militari da impiegare in Ucraina o, nella peggiore delle ipotesi in altri obiettivi, fra cui ci potrebbe essere anche il territorio della Nato, anche se, proprio ieri, i servizi segreti russi hanno accusato Kiev di voler preparare una “provocazione clamorosa” in Polonia, attaccando infrastrutture critiche e spingendo in questo modo il Patto Atlantico ad attaccare. L’avvertimento arriva nelle stesse ore in cui proprio Varsavia ha arrestato un cittadino ucraino accusato di aver partecipato al sabotaggio contro il gasdotto Nord Stream nel 2022, per il quale è sempre stata incolpata la Russia.

Una guerra, anche d’informazione, della quale fanno le spese i civili e tutte quelle persone che non volevano andare a combattere.

La maggior parte dei disertori presenti nelle due liste ottenute da Vazhnye istorii era stata assegnata al fronte in Donbas. La loro analisi rivela che ci sono diverse categorie: chi ha abbandonato la linea del fronte, chi si è dileguato appena ricevuto l’ordine di partenza, chi ha usufruito di una licenza e non ha mai fatto ritorno. C’è chi ha cercato di camuffare la diserzione come meglio poteva. Da più ospedali nel Paese sono arrivati certificati che attestavano la rottura di una gamba o di un braccio o comunque situazioni sanitarie fisicamente incompatibili con il campo di battaglia, posto che, quelle che il Cremlino considera meno gravi, come per esempio i forti disagi psichici non sono considerate ostative nello svolgimento del proprio compito, ossia il sacro dovere di difendere la patria. Secondo Vazhnye istorii fra chi è scappato ci sarebbero anche di persone dell’estrema destra russa e grandi sostenitori del conflitto. Uno di questi è niente meno che Dmitrij Bastrakov, fondatore della casa editrice Chertnaya Sotnya, di orientamento ultra nazionalista, e che avrebbe disertato nel novembre 2023. Con lui anche Alexander Zhuchkovsky, autore del libro “Gli 85 giorni di Slavyansk”, dove analizza di fatti di piazza Maydan del 2014 da un punto di vista strettamente filorusso, mostrando le “ragioni” dei separatisti del Donbas e addossando tutte le colpe sugli ucraini.

Una realtà falsa e ribaltata, per la quale non hanno nemmeno avuto il coraggio di combattere, ma che sta causando migliaia di morti fra i civili. Più ucraini, ma anche russi. Secondo Mosca, in una settimana sono morte 17 persone a causa dei droni ucraini: tre di queste erano minorenni. Per Kiev il calcolo delle vittime innocenti è molto più straziante. Solo ieri, un raid russo ha ucciso una famiglia di 4 persone a Sumy, vicino al confine con la Russia. Padre, madre e due bambini di quattro e sei anni.

Il presidente Volodimir Zelensky è in pressing per ottenere da Trump i missili Tomahawk (dopo che la Casa Bianca ha dato un primo via libera all’uso dei missili a lunga gittata) e ha inviato una squadra di esperti antidroni al vertice di Copenaghen: la Danimarca è infatti ormai considerata il “ventre molle” nordeuropeo, “permeabile” alle sortite dei droni russi

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