"Secondo le statistiche io ho davanti due anni ancora, ma prometto che festeggerò i 95 anni, perché non credo alle statistiche". Il compositore Giovanni Allevi racconta al Corriere della Sera la convivenza con la malattia che dura ormai da tre anni. Lo sguardo rimane sempre positivo: "In questi 3 anni mi sono chiesto cosa significhi vivere pienamente. Significa vedere e vivere tutto con uno sguardo diverso, focalizzare l’attenzione sul presente senza che sia inquinato da aspettative future e da ricordi del passato".
Il musicista racconta che "il momento più duro è stato quello della diagnosi è devastante, crollano tutte le certezze e si sperimenta una solitudine profonda, abissale. Non c’è parola che ti possa confortare, ma la dottoressa che mi ha comunicato la diagnosi ha aggiunto una frase che è stata un’àncora alla quale mi sono attaccato: La diagnosi è il primo passo verso la guarigione”.
Per Allevi "quando entri dentro questa bolla di esistenza nuova, determinata dalla malattia, hai due possibilità: cedere alla disperazione o resettare tutto e guardare alla vita col sorriso, nonostante il dolore e la paura. Io ho scelto questa seconda strada".
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