giovedì 25 settembre 2025

Putin finanzia la guerra con aumenti dell'IVA, farmaci esclusi, e privatizzazioni ( da Quotidiano.Net)

 

Aumento Iva e privatizzazioni: così Putin finanzia la sua guerra

Roma, 25 settembre 2025 – Brutte notizie per i produttori e consumatori russi. I forzieri del Cremlino si stanno assottigliando e la Piazza Rossa ha bisogno di fare cassa per continuare la guerra in Ucraina. Per questo, il governo russo ha annunciato un nuovo aumento dell’Iva, che dal prossimo gennaio passerà dal 20 al 22 per cento, segnando la seconda stretta fiscale in pochi anni dopo quella del 2019. Il ministero delle Finanze ha precisato che l’aliquota ridotta al 10 per cento resterà in vigore per farmaci, alimenti di base, prodotti per l’infanzia e altri beni considerati di rilevanza sociale, nel tentativo di attenuare l’impatto sui consumatori più fragili.

Ma il segnale politico ed economico è chiaro: Mosca punta a reperire nuove risorse interne per finanziare le priorità del Cremlino, che restano la difesa e la sicurezza. L’extra gettito sarà infatti destinato in larga parte allo sforzo bellico in Ucraina e al rafforzamento degli apparati di polizia e intelligence, a conferma di un’economia sempre più orientata a sostenere la guerra e il controllo interno e che tiene poco conto del collasso che potrebbe seguire una volta che il conflitto sarà finito. Come tutte le volte che si aumenta l’Iva, il peso della decisione colpirà progressivamente i redditi medio-bassi. Se da un lato la protezione dei beni essenziali attenua gli effetti diretti, dall’altro i rincari si faranno sentire su settori come elettronica, auto, abbigliamento e servizi, alimentando un ’inflazione che già viaggia intorno al 6-7 per cento  annuo e che rappresenta una delle preoccupazioni principali della governatrice della Banca Centrale russa, già sotto pressione da parte del governo perché tagli i tassi di interesse. Una mossa che, però, farebbe schizzare ulteriormente l’aumento del costo della vita.

Tornando all’inflazione, la decisione del premier Mikhail Mishustin è specchio di un bilancio statale sotto pressione. Le spese militari assorbono ormai oltre un terzo del budget complessivo, mentre le entrate derivanti dall’export energetico risultano più instabili a causa delle sanzioni occidentali, del tetto imposto al prezzo del petrolio e della progressiva riduzione dei volumi verso l’Europa. Per coprire il deficit previsto nei prossimi tre anni, oltre all’Iva, il governo conta anche su un nuovo ciclo di privatizzazioni di grandi aziende pubbliche, aprendo spazi a capitali privati interni e di Paesi “amici” come Cina, India ed Emirati. Si tratta di una misura straordinaria che tuttavia non muta l’impostazione di fondo: lo Stato centralizza le risorse e sacrifica i consumi civili per garantire continuità allo sforzo bellico. La scelta evidenzia la trasformazione in corso verso un’economia di guerra di lungo periodo, in cui il Cremlino privilegia stabilità politica e capacità militare rispetto alla crescita e al benessere dei cittadini.

Nessun commento:

Posta un commento