venerdì 19 settembre 2025

'Un organo per Roma'. Rassegna di Giorgio Carnini. Perchè l'Auditorium non ha un organo? Per colpa di Luciano Berio ( Tutta la storia, la raccontò MUSIC@, edita dal Conservatorio dell'Aquila, che riproduciamo nel post successivo)

 

Al via la nuova stagione della rassegna “Un organo per Roma”

Lo strumento "scomparso"

Al via la nuova stagione di “Un organo per Roma”: la rassegna del Maestro Carnini che combatte per il “principe degli strumenti”

Il musicista Giorgio Carnini presenta la nuova stagione della rassegna nata, oltre che per esaltare bellezza e storia dello strumento, anche per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla clamorosa assenza di un organo nell'Auditorium di Roma


È stato diffuso il programma della nuova stagione della Rassegna intitolata “Un Organo per Roma”, ideata quattordici anni fa dal Maestro Giorgio Carnini, uno dei maggiori organisti italiani viventi, che la dirige coadiuvato da un’altra bravissima concertista, già sua allieva, Olga Di IlioIl debutto sarà sabato 27 con un concerto dedicato a Mozart dal titolo significativo: “Mozart era anche organista”, che si terrà nella Basilica di Cristo Re e verrà replicato il giorno successivo nella Chiesa di Santa Chiara.

Al via la nuova stagione di “Un organo per Roma”

Non si tratta di un semplice Festival musicale, sia pure importante e raffinato, ma di una sorta di… sit-in permanente in difesa di una causa musicale ed extramusicale al tempo stesso, il cui protagonista è sempre lui, il principe degli strumenti, che «equivale a un’intera orchestra» (copyright Gustav Mahler). Sul piano musicale, la Rassegna è incentrata sull’organo in tutte le sue possibili configurazioni – le scelte di Carnini mirano a evidenziarne la grande duttilità – e combinazioni, anche le più sorprendenti, come ad esempio concerti per Organo e la Banda dei Carabinieri, che hanno avuto enorme successo in edizioni precedenti e che anche in questa vengono riproposti.

Dal Conservatorio alle chiese della capitale

I programmi mettono insieme pezzi che appartengono alla grande tradizione e altri appositamente commissionati a musicisti contemporanei, fra i quali GregorettiMarcello PanniItalo VescovoClaudio Dall’AlberoAlessandra Ciccaglioni, composizioni, queste, naturalmente tutte prime esecuzioni. Il vero miracolo è che tutti i partecipanti, a vario titolo, compositori, esecutori delle musiche, attori per le parti recitate, prestano la loro opera gratuitamente. Negli anni passati la rassegna era ospitata dal Conservatorio di Santa Cecilia che, nella Sala Accademica, dispone di un importante strumento. Da qualche edizione in qua, i concerti si sono tenuti in chiese di Roma dotate di Organi adeguati. Quest’anno la rassegna è “itinerante”: si svolge cioè in chiese di vari quartieri, nel tentativo di “agganciare” un pubblico più numeroso, soprattutto di giovani.

L’Auditorium orfano dell’organo e la battaglia culturale del Maestro Carnini

Sul piano extramusicale, l’intenzione, lo sforzo, immane, di Carnini è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto incredibile per cui è nata la Rassegna in questione che, in una città come Roma, capitale, metropoli, con una intensissima vita culturale e musicale, e il suo Auditorium – un capolavoro architettonico, giusto vanto degli amministratori che lo hanno voluto e realizzato e del suo progettista, un’archistar di livello mondiale – è privo dell’organo. Sì, nessuna delle sale dell’Auditorium dispone di un Organo. Il progetto originario ovviamente lo prevedeva, nella sala più grande, quella intitolata a Santa Cecilia, ma durante la realizzazione, per colpa – anzi per… dolo – non si sa di chi, l’Organo è sparito.

Uno dei misteri italiani?

Uno dei tanti misteri italiani su cui è calato uno spesso velo di silenzio. Se non si conosce il… mandante, sono noti però i… complici: il progettista, che ha dato il suo assenso alla, non secondaria, “variante”, il Presidente di allora dell’Accademia, il quale, malgrado fosse figlio e nipote di organisti, dichiarò che si poteva fare a meno dell’Organo, perché, all’occorrenza, si poteva sempre rimediare con uno strumento portatile. Se non fossero ancora vivi i testimoni di queste ineffabili affermazioni, direi che sono mere calunnie, dato che, in pratica, con quella sciagurata scelta, si è resa impossibile l’esecuzione delle monumentali opere per organo del compositore del quale si è detto che è la sola prova reale dell’esistenza di Dio, o che è il solo uomo a cui Dio deve qualcosa: cioè Johann Sebastian Bach.

A cui si potrebbero affiancare BrucknerRegerMessiaen, per limitarsi a pochi nomi. Ed è esclusa anche la possibilità di eseguire opere sinfoniche in cui l’organo abbia un ruolo essenziale, non essendo pensabile, malgrado le autorevoli “rassicurazioni” prima riportate, che si possa veramente eseguire con uno strumento “finto”, senza canne, un organo digitale cioè, o elettronico, una composizione. Per fare un solo esempio: la Messa Glagolitica di Janacek.

Ebbene, il lavoro, paziente, tenace, di Carnini in tutti questi anni ha fatto sì che il problema fosse finalmente affrontato nelle sedi competenti e venissero individuate le soluzioni: sia di carattere economico (l’installazione di un organo che si rispetti ha un costo ragguardevole). Sia di carattere tecnico (la necessità di limitare al massimo la non fruibilità della sala, quella di evitare un’eccessiva riduzione di posti, con l’eliminazione, già concordata a suo tempo con Renzo Piano, di una minima parte, quelli cioè dietro il palcoscenico, e di non intaccare le caratteristiche del manufatto).

Spese, fondi, costi

La copertura della spesa sarebbe ora possibile grazie ai fondi del Pnrr e, per quanto riguarda le altre problematiche, vi sono una serie di alternative messe a punto dal Maestro Carnini e dai tecnici che lo coadiuvano. Si era arrivati quasi al traguardo, quando ci si è dovuti fermare per un ostacolo imprevisto e abbastanza sorprendente (se in questa storia ci si potesse ancora sorprendere di qualcosa…), le obiezioni del progettista (il quale si era riservato per contratto il diritto di tutelare l’integrità della sua opera) su tutte le modifiche proposte. Non è ben chiara la motivazione, ma di fatto resta la sola che accetterebbe, garantendo la ripresa del progetto originario: vale a dire l’unica… impossibile, per varie ragioni, ma soprattutto per il costo, ormai insostenibile.

I tempi sono diventati strettissimi. Se non si assume rapidamente una decisione fattibile, si rischia di perdere i finanziamenti, ciò che vanificherebbe gli sforzi e i sacrifici fin qui fatti. Mi permetto umilmente di avanzare una proposta. Una preghiera anzi. Poiché Renzo Piano è universalmente riconosciuto come un genio dell’architettura, trovi lui una soluzione che salvi capra, cavoli e anche il lupo… Vale a dire le esigenze economiche. Quelle di tutela della sua opera. E quelle dei fruitori che hanno anche loro qualche diritto.

Torni sul luogo del… misfatto. Magari con la sua equipe di giovani architetti attualmente impegnati nell’elaborazione di proposte per il “rammendo” (termine a lui caro) delle periferie urbane, e individuino insieme una via percorribile. Sarebbe come creare una seconda volta il suo capolavoro.

                                                             (da Il Secolo d'Italia, di Rocco Familiari)

10 commenti:

  1. Caro Acquafredda, non conosco le riserve di quel genio di Renzo Piano sur progetto d'installazione di un organo a canne nella sala Santa Cecilia. Posso sono menzionare il fatto che a Parigi nella sala Pierre Boulez della Philharmonie sono riusciti a installare un organo a canne senza alcuna modifica di rilievo. Infatti la consolle è mobile, quando richiesto dalla partitura l'organo è collocato nel palco dell'orchestra, e le canne sono "a scomparsa" (le poche che si vedono nella sala sono un artificio architettonico e quindi posticce).

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  2. le riserve non furono di Renzo Piano che, infatti, aveva modificato il progetto interno della sala grande per collocarvi l'organo. Forse riserve vennero anche dall'esauimento dei soldi a disposizione. Ma l'avversione maggiore venne da quel grande musicista di Berio: l'organo - così si espresse - è uno strumento di chiesa.
    Ignoranza? no. Prosopopea ed autoritarismo

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  3. Sì, questo è acclarato, ma dall'articolo del Secolo sembrerebbe che Piano abbia fatto delle obiezioni sul progetto di organo portato avanti dal Maestro Carnini.

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  4. non credo che 'Il Secolo' sia ben informato. Se Berio ... forse l'organo poteva essere collocato nella Sala Santa Cecilia.

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  5. Caro Acquafredda, a tanti anni di distanza dalla sua dipartita credo che adesso si possa dire liberamente quello che si mormorava all'epoca della sua gestione dell'Accademia di Santa Cecilia: a causa della malattia Berio era completamente andato fuori di cervello. Mi ricorderò sempre quando si presentò a una conferenza stampa in tenuta da trekking e incominciò a fare battute salaci sul conto di una signora che aveva designato egli stesso a Musica per Roma.

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  6. E le racconto anche io un altro episodio. Convocò una conferenza stampa nei locali storici dell'Accademia in via Vittoria. Ricordo perfettamente cosa accadde. Io ero seduto proprio di fronte a Berio dall'altra parte del tavolo. Gli feci uan domanda e la sua risposta fu: lei stia zitto. Mi alzai e puntandogli contro l'indice della destra. gli dissi: non si permetta mai più di dire una cosa simile: Berio cominciò a tremare. i giornalisti presenti temettero che si sentisse male ( a me poco importava dopo l'affronto che si era permesso di farmi)., ma stettero tutti zitti a godersi la scena. Poi la conferenza stampa continuò.
    Questo atteggiamento di Berio nei mei confronti era cominciato da tempo, da quando io criticai alcune sue decisioni, e lui non poteva consentire a nessuno di criticarlo. Protestò il direttore del giornale sul quale scrivevo, lui rispose con una lettera scherzosa. E dopo quella volta disse a Paola Fontecedro che naturalmente nn diede corso al suo ordine - di non invitarmi più alle conferenze stampa.
    Berio era abbastanza feroce - lui e sua moglie - con me, specie dopo che avevo pubblicato, credo sul mensile Suono - le sue lettere riverenti, con ringraziamenti ed attestati di stima indirizzate a me, all'epoca della mia direzione di Piano Time.
    ecc.ecc. Tante altre cose andrebbero raccontate.
    Solo una basterà. La mia intervista fattagli esattamente 30 anni fa, per i suoi 70 anni, destinata al Venerdì di Repubblica, volle cambiarla, nonostante la mia netta opposizione. Alla fine, sebbene Scalfari e il direttore del settimanale dell'epoca, Franco Recanatesi, fossero d'accordo per la pubblicazione del testo integrale come risultava dalla trascrizione dell'intervista registrata, preferii acconsentire alla pubblicazione da lui e sua moglie emendato.
    Ho ripubblicato quella intervista su questo blog, nel testo integrale finalmente, e nuovamente la signora Berio mi ha fatto mandare dal suo avvocato ( come aveva fatto la prima volta il maestro con La Repubblica) la diffida a cancellarla. La qual cosa ho fatto, sebbene a malincuore.
    Ma non è detto che non ritenti ancora una volta e presto, emendando l'intervista solo dei due passaggi che riguardavano le sue famiglie e i suoi figli ( di cui sinceramente non frega niente a nessuno ) solo per vedere se la signora Berio legge ancora il mio blog e mi fa, per la terza volta, inviare la diffida dal suo avvocato, a meno che non si sia stancato anche lui e che consigli alla sua assistita di farla finita.
    Buonanotte acquafredda

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  7. Nulla di quello che Lei riferisce mi stupisce. Quello che mi lascia basito è che gli accademici lo avessero eletto alla presidenza dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Io ne conoscevo un paio (non sono più di questo mondo), e mi dicevano peste e corna di questo signore. Quanto alla vedova, sono laureato in legge e non vedo su quale norma possa poggiare le sue pretese, oltretutto sono passati trent'anni dalla pubblicazione. Grazie e buonanotte anche a Lei.

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  8. Ancora. Se non ricordo male l'ingresso di Berio con incarico nell'Accademia di cui era naturalemente membro avvenne con il patrocinio di Piero Farulli - spero di non ricordare male - a la nomina dell'0allora ministro Rutelli, come 'commissario dell'Accademia, dopo la fuga/ dimissioni di Cagli, bocciato per lo statuto che non piaceva ai dipendenti. Finito il periodo commissariale, si saranno detit. visto che già è qui facciamolo Presidente, anche perchè sarebbe stato poco elegante dirgli tante grazie e arrivederci - anche se da commissario non si capisce bene cos abbia fatto.
    Diventato presidente cominciò con le epurazioni e la chiamata degli amici, e degli amici degli amici. Tutti gratificati ma con il ruolo di sudditi. Cominciò poi a manifestarsi anche la malattia che nel 2003 lo condurrà alla morte e che, naturalmente, influì sul suo operato.
    Mandò via da Musica per Roma, l'allora Ad, Mimma Guastoni, che aveva seguito i lavori di costruzione del complesso di Renzo Piano, e che gli aveva regalato senza alcun suo, di Berio, merito la settimana di concerti dei Berliner, guidati da Abbado, alla sua prima uscita dopo la grave malattia, all'Auditorium della Conciliazione, prima del trasferimento all'Auditorium di Renzo Piano.
    Guastoni aveva organizzato quella settimana con Abbado, dopo che Parigi all'ultimo momento aveva rinunciato ad ospitarla.
    L'approdo al nuovo Auditorium avvenne, con l'inaugurazione della Sala grande, segnata dalla furibonda lite che ebbe con Chung, il quale subito dopo si decise a dichiarare che avrebbe lasciato l'Accademia, perchè trattato senza riguardo alcuno dal musicista. Tutto perchè Berio non voleva l'esecuzione di un brano che Chung invece voleva ed aveva provato, per il concerto inaugurale. Questa storia l'ho raccontata nella mia biografia di Pappano edita da Skirà.

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  9. Chiedo scusa ai lettori di questo blog, ormai numerosissimi, per alcuni errori di battitura (due o tre, ma pur sempre troppi) presenti nel precedente mio commento. La prossima volta starò più attento e rivedrò con cura il testo prima di pubblicarlo. Grazie.

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  10. Non si preoccupi degli errori di battitura, ne ho fatti tanti anch'io. Rutelli, un'altra calamità, come il suo successore Veltroni. Proprio alla Guastoni mi riferivo quando evocavo le battute acide, ineleganti e incoerenti pronunciate da Berio nel corso di una conferenza stampa. Quel giorno era visibilmente cotto. Ma a onor del vero, Renzo Piano aveva fatto di peggio quando nel corso di una conferenza stampa sull'Auditorium inaugurato da pochi giorni dileggiò un Suo collega paraplegico (purtroppo poi passato a miglior vita) che aveva osato rilevare la nota scarsità di ascensori. Tornando a Berio, se ha tempo dia una scorsa alle stagioni sinfoniche dal 2001 al 2004, ossia quelle precostituite da Berio. Una sfilata di mediocrità direttoriali mai vista, e sì che all'epoca gli occhi di tutti erano rivolti alla sala nuovissima.

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