Sangiuliano, le sorelle Meloni e l’inganno della famiglia tradizionale
Da sempre la politica sa che infilare il naso nelle mutande e nel privato dei cittadini è un gioco pericoloso e destinato a fallire. Fratelli d'Italia non fa eccezione. E così sono finiti strozzati dalla loro stessa propaganda.
Un fallimento innegabile è quello dell’egemonia culturale, chiodo fisso di Giorgia Meloni e dei suoi. Arrivare al governo per la prima volta guidando la compagine più di destra fin dai tempi dell’Assemblea costituente per i tipi di Fratelli d’Italia significava poter giocare alla luce sole. Gli obiettivi erano chiari, dichiarati fin dai primi giorni di insediamento: dimostrare la destra da sempre demonizzata è culla di una cultura che merita credibilità nazionale e internazionale.
Con il governo Meloni la famiglia tradizionale è diventata la lente con cui giudicare il mondo
Certo, si tratta di una cultura iper conservatrice, perfino reazionaria, disposta all’illiberalità pur di difendere le tradizioni. Così la famiglia tradizionale ripetutamente evocata da Meloni e dai suoi adepti è stata posta al centro di un manifesto sociale collettivo: c’è l’uomo e la donna, c’è il marito e la moglie, ci sono i figli come responsabilità nei confronti della patria, c’è il mantenimento degli equilibri come fine ultimo di ogni azione di ogni buon cittadino servitore della nazione. La famiglia tradizionale era la lente per osservare e giudicare il mondo, dividere i buoni dai cattivi, individuare più facilmente i pericolosi. Con quella lente diventavano pericolosi gli omosessuali perché sovvertitori dell’ordine naturale, sospettati i non tradizionali perché invocavano il progresso solo per legittimare i propri vizi, diventavano inaffidabili i cultori dei diritti perché volevano semplicemente perseguire nuovi malcostumi. L’egemonia culturale di questa destra bisbigliava all’orecchio degli italiani: «State tranquilli, ci siamo noi, il futuro sarà quello di una volta». Peccato che “la volta” a cui fanno riferimento i tradizionalisti per convenienza in fondo non ci sia mai stata. Non è mai esistita. Da secoli la politica sa che infilare il naso nelle mutande e nel privato dei cittadini è un gioco pericoloso destinato a fallire. Lo sanno anche i meloniani, semplicemente non l’hanno imparato.
Alla fine i Fratelli d’Italia sono finiti strozzati dalla loro stessa propaganda
Giorgia “donna, mamma, cristiana” Meloni ha una famiglia infelice come tutte le altre. Non è protetta dalla sua affezione alla tradizione. Aveva al suo fianco un maschio che si lasciava andare a battute grevi in pubblico e per cui le donne sono prede. Quella famiglia tradizionale propugnata sui manifesti, la premier non è riuscita a costruirsela in casa. Il partito che aveva votato contro il divorzio breve perché «contrario ai matrimoni usa e getta» ha visto la sua leader separarsi con un post su Facebook, senza nemmeno essere passata dal matrimonio. Non erano sposati nemmeno Arianna Meloni e il ministro Francesco Lollobrigida quando la sorella della premier ha ufficializzato la fine della loro relazione perché «l’amore è un’altra cosa». E qui di nuovo a imporre una definizione di cosa sia o cosa sia l’amore. Lollobrigida attacca i giornalisti: «Ridicolo chi gioisce dei problemi altrui», dice, senza accorgersi che non sono i problemi al centro dell’attenzione ma la mancanza di coerenza. La famiglia inamovibile e tradizionale come fondamento della società è un loro comandamento ripetuto allo sfinimento. Giudicare le famiglie degli altri con una clava politica inevitabilmente rende politico il privato. Così sono finiti strozzati dalla loro stessa propaganda.
La caduta di Sangiuliano, il Cesare messo a difesa dell’egemonia culturale di destra
Il ministro alla Cultura di un governo che vorrebbe imporre un’egemonia culturale è il perno della narrazione. Lo capisce anche uno scemo. Non interessa qui l’ardore sentimentale privato di Sangiuliano, che venerdì ha presentato le «dimissioni irrevocabili» no, non è questo il punto. Interessa che il Cesare messo a difesa della nazione, dell’onorabilità delle istituzioni, del “dio, patria e famiglia” si sia mostrato permeabilissimo, fragile, debole. L’inamovibilità delle relazioni e dei sentimenti rivenduta come culto si è sbriciolata di fronte al primo brindisi al tramonto. Così alla fine ai meloniani, invischiati in umanissime turbolenze, non resta che confidare nella comprensione di chi crede che la modernità stia anche nell’astenersi dal giudizio continuo della sfera personale. Peccato che siano quelli che avrebbero voluto cancellare.
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