martedì 30 aprile 2024

Umberto Giordano. Ritrovata 'La festa del Nilo', incompleta. A Samale il compito di ricostruirla, completandola, in vista della rappresentazione assoluta ( da l'immediato.net)

 

Per la prima volta in scena “La Festa del Nilo” di Umberto Giordano. Fondazione Monti Uniti sostiene diffusione

Tutto grazie al clamoroso ritrovamento del manoscritto originale del libretto di Victorien Sardou


Dopo la pubblicazione dell’Inno del Decennale e dei Diari di Umberto Giordano, la Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, nell’ambito delle iniziative promosse per la valorizzazione e la diffusione della cultura giordaniana, sosterrà, attraverso la Fondazione Musicalia, la ricostruzione, l’integrazione e la prima messa in scena de “La Festa del Nilo”, l’opera incompiuta del grande compositore foggiano, grazie al clamoroso ritrovamento del libretto d’opera originale di Victorien Sardou.

La ricerca e il ritrovamento

Il lavoro di studio e ricerca, curato dal Maestro Carmen Battiante, è iniziato, grazie all’autorizzazione concessa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Foggia, al Museo Civico del capoluogo, dove è custodito il manoscritto autografo di Giordano, che contiene fogli in partitura e schizzi relativi all’intero primo atto, a parte del secondo e ad alcuni stralci del terzo.

Tuttavia il punto di partenza necessario per la realizzazione di questa importante operazione è stato il libretto d’opera – scomparso da molto tempo – scritto da Victorien Sardou, poi tradotto per la scena lirica da Lorenzo Stecchetti, che il Maestro Giordano aveva riportato nel suo manoscritto soltanto parzialmente. In seguito a numerose ricerche, il Maestro Carmen Battiante – direttore artistico della Fondazione Musicalia e da molti anni studiosa e conoscitrice del Giordano – è riuscita a trovare il prezioso manoscritto originale del Sardou, che è conservato – sebbene non ancora catalogato – nel deposito della Bibliothèque Historique de la Ville di Parigi. Compreso il valore dell’eccezionale scoperta, è stata tempestivamente richiesta l’autorizzazione per una riproduzione fotografica del documento che ora è nella disponibilità della Fondazione. Considerando l’enorme rilevanza storico-letteraria del clamoroso ritrovamento nonché l’unicità rappresentata dal manoscritto, la Fondazione ha definito e firmato un protocollo d’intesa con uno dei più importanti studiosi del Sardou, il prof. Guy Ducrey, ordinario di Letteratura comparata presso l’Università di Strasburgo, per la realizzazione di un’edizione critica del libretto e l’organizzazione di un importante convegno, in collaborazione con la stessa l’Università, che vedrà la partecipazione di studiosi di caratura internazionale.

Il progetto

Nonostante l’indubbio livello di incompletezza del materiale, la Fondazione Musicalia della Fondazione dei Monti Uniti, sentito il parere di alcuni esperti, valutata approfonditamente la documentazione in proprio possesso, i motivi di notevole interesse per i temi musicali trattati, la trama particolarmente attuale (un amore interreligioso tra un ufficiale cattolico dell’esercito francese e una donna musulmana, durante la campagna napoleonica d’Egitto del 1798-1801) e la straordinaria originalità della composizione del maestro Giordano, ha deciso di intraprendere un’operazione di integrazione-ricostruzione de “La Festa del Nilo”, affidando l’incarico al noto compositore e direttore d’orchestra Maestro Nicola Samale, al fine di donare al pubblico un’altra opera del grande genio foggiano. La Fondazione Musicalia, inoltre, è alle prese con la produzione e l’allestimento della prima rappresentazione scenica de “La Festa del Nilo”, che vedrà coinvolti vari Enti, Istituzioni e professionisti del territorio.

Per la Fondazione dei Monti Uniti sarà motivo d’orgoglio restituire alla città di Foggia una parte della storia musicale del nostro illustre concittadino, grazie all’infaticabile lavoro di studio e ricerca del direttore artistico della Fondazione Musicalia, Maestro Carmen Battiante. 

lunedì 29 aprile 2024

La Rai a Franco Di Mare: ci muoveremo per assecondare le richieste del giornalista. Il parere di una esperta

 

La Rai ha risposto alle accuse di Franco Di Mare, il noto giornalista e conduttore televisivo, riguardo alla sua malattia. Di Mare ha rivelato la sua condizione di salute durante una puntata di “Che tempo che fa” sulla Nove, accusando l’azienda di essere sparita e di non aver risposto alle sue richieste1. Ecco cosa è stato dichiarato dai vertici della Rai:

  1. Comunicato Congiunto: L’amministratore delegato Roberto Sergio e il direttore generale Giampaolo Rossi hanno dichiarato di essere venuti a conoscenza solo ieri sera della drammatica vicenda di Franco Di MareEsprimono tutta la loro vicinanza umana e assicurano la loro disponibilità a fare tutto il possibile per consentire al giornalista di ricostruire quanto da lui richiesto2.

  2. Accuse di Franco Di Mare: Durante l’intervista con Fabio Fazio, Franco Di Mare ha raccontato di essersi sentito abbandonato dopo aver appreso della sua malattia. Ha chiesto alla Rai lo stato di servizio che certifica tutti i ruoli e gli spostamenti nella sua carriera, al fine di poter capire se dal punto di vista legale la malattia potrebbe essere considerata professionale. Di Mare ha definito l’atteggiamento della Rai come ripugnante2.

La situazione è stata molto discussa e ha suscitato l’attenzione dell’opinione pubblica. La Rai, pur non avendo risposto prontamente in passato, ora si è dichiarata solidale e disponibile ad aiutare il giornalista1. Speriamo che questa vicenda possa trovare una soluzione adeguata per Franco Di Mare


Aimac: “Il datore di lavoro non può ostacolare l’accertamento delle cause”

Elisabetta Iannelli, avvocata, vicepresidente di Aimac (Associazione italiana dei malati di cancro) e segretaria generale di Favo (Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia) ha spiegato all'agenzia Adnkronos Salute: "Il datore di lavoro non può ostacolare un dipendente nell'accertamento della causa del tumore che l'ha colpito. Inoltre, il mesotelioma è uno dei pochi tumori professionali 'tabellati', ovvero dove non c'è bisogno di una istruttoria per associare la neoplasia alle cause perché è scientificamente provato che è associata all'esposizione all'amianto".

Franco Di Mare racconta la scoperta del tumore (da Corriere della Sera, intervista di Giovanna Cavalli)

FRANCO DI MARE: «HO UN TUMORE INGUARIBILE LEGATO ALL'AMIANTO, MI RESTA POCO DA VIVERE. LA COSA PIÙ DOLOROSA? DIRLO A CHI AMI»

Estratto dell’articolo di Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera”

 

«Ero seduto davanti alla sua scrivania. “Houston, abbiamo un problema”, mi disse il professore. “Francesco, non so come dirtelo. In questo momento vorrei tanto essere l’animatore di un villaggio e non un dottore. Hai un mesotelioma. Aggressivo". "Quanto?" "Alto grado"».

 

Ha capito subito.

«Sapevo bene cos’era. Mi sono piegato in avanti, muto, con le mani sulla testa. E il prof si è incazzato. “Ehi! E che è adesso? Si reagisce, si combatte, vedrai che ce la facciamo”».

 

Franco Di Mare, 68 anni, ex inviato di guerra e conduttore tv, deve dosare il respiro, quando parla. «Ho un tumore che non lascia scampo. Mi resta poco da vivere, quanto non lo so. Però non mollo. Confido nella ricerca». Accanto a lui c’è una grossa bombola con le rotelle, che lo segue ovunque vada. Nel naso ha un tubicino trasparente. «È un diffusore di ossigeno, è lui ora il mio polmone. Prima mi aiutava soltanto di notte. Da una decina di giorni invece non posso più staccarmi. Sono legato come gli astronauti. A guardarlo bene assomiglia a R2-D2, il robottino di Guerre Stellari». Il cagnetto Lili gli saltella intorno.

 

Lo chiama per nome, il suo nemico.

franco di mare a che tempo che fa 4FRANCO DI MARE A CHE TEMPO CHE FA 4

«Quando ero piccolo, in famiglia si abbassava la voce: “Quella persona ha un brutto male”. Come se, nominandolo, il mostro ti entrasse in casa. Io invece sono diretto. Ho un cancro. Oggi ci si cura e spesso si guarisce. Da questo no. Non se ne va, al massimo lo puoi rallentare, ma resta lì ed è uno dei più cattivi».

 

«Perché a me?». Lei ha trovato la risposta.

«Perché sono stato a lungo nei Balcani, tra proiettili all’uranio impoverito, iper-veloci, iper-distruttivi, capaci di buttare giù un edificio. Ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto. Ne bastava una. Seimila volte più leggera di un capello. Magari l’ho incontrata proprio a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione. O all’ultima, nel 2000, chissà. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte. Il periodo di incubazione può durare anche 30 anni. Eccoci».

 

franco di mare foto di baccoFRANCO DI MARE FOTO DI BACCO

Ci ha scritto un libro che esce domani: «Le parole per dirlo» (Sem, Feltrinelli).

«Per raccontare le guerre fuori da me e quella dentro di me. Un piccolo dizionario esistenziale. Senza pietismo. È il mio testamento».

 

Un pomeriggio qualunque di tre anni fa.

«Ero seduto qui su questo divano, guardavo un programma scemo in tv. Una fitta terribile mi è esplosa tra le scapole, una coltellata. Credevo fosse un dolore intercostale. Invece era il collasso della pleura, un pneumotorace. Pensai: non è niente, passerà. Ho cambiato posizione, mi sembrava di sentirla meno. Ci ho dormito su, però respiravo male. […] Dopo 20 giorni così, mi decisi a fare dei controlli al Policlinico Gemelli».

 

AUDIZIONE DI FRANCO DI MARE IN COMMISSIONE VIGILANZAAUDIZIONE DI FRANCO DI MARE IN COMMISSIONE VIGILANZA

[…] «Mi hanno sottoposto a delle prove sotto sforzo. Dopo una sono svenuto. Di corsa in sala raggi per una radiografia. Al posto del polmone destro c’era il nulla. […] La cassa toracica per metà era vuota. Hanno provato a pompare aria per risollevarlo, non è bastato. Lo hanno riattaccato con una sorta di spillatrice. Prima però hanno fatto una biopsia del tessuto. E infine la diagnosi che non mi lascia scampo».

 

Mesotelioma, appunto.

«La malattia era contenuta nella pleura, a parte due puntini in cui era perforata. E da lì, maledizione, il tumore è uscito. La decorticazione mi ha regalato due anni di vita. Poi però, sei mesi fa, c’è stata una recidiva. Si è presentata allo stesso modo. Una fitta acutissima. Stavolta a sinistra. Respiro con un terzo della capacità polmonare».

 

Non può più stare senza questo macchinario.

franco di mare a che tempo che fa 2FRANCO DI MARE A CHE TEMPO CHE FA 2

«Fino a venti giorni fa uscivo a fare la spesa. Due passi. Al massimo tenevo con me il respiratore portatile, che pesa 15 chili. Ma dura un’ora e devi sperare che non si blocchi. Una notte è successo, me la sono vista brutta. Ora non ho più autonomia. Ero un uomo molto attivo. Guardi, sto in ciabatte perché ho i piedi così gonfi che non mi entrano le scarpe, io che da buon napoletano ero sempre elegante».

 

[…] Il momento più brutto di questi ultimi tre anni.

«Dover dire a chi ami che il male è curabile ma non risolvibile. Puoi allungare il termine del giorno, non procrastinarlo all’infinito. Il tempo che abbiamo è prezioso, te ne accorgi solo quando te ne stai andando. E decidi di non sprecarne più nemmeno un istante».

 

franco di mareFRANCO DI MARE

Scrive: «Noi malati abbiamo sguardi più profondi e leggeri di voi sani».

«Perché guardiamo gli altri con occhi diversi, più indulgenti, comprensivi».

 

«Chi è malato si innamora del mondo».

«Nella malattia il tempo è rallentato, impone il suo ritmo, sei più attento, vedi cose che prima trascuravi. Oggi mi piaccio molto di più. E mi faccio rabbia. Non potevo essere così anche prima? Dovevo aspettare di ammalarmi?».

 

Ha rimpianti?

«No, ho avuto la fortuna di fare il lavoro che sognavo, di vivere cento vite».

franco di mare 1FRANCO DI MARE 1

 

[…] Odia il suo tumore?

«No. Capisco che è un aspetto di me, uno dei tanti. Il male fa parte della natura. Ma io non sono la mia malattia».

 

È sdegnato dai vertici Rai.

«Quando mi sono ammalato ho chiesto di avere lo stato di servizio, con l’elenco delle missioni, per supportare la diagnosi. Ho mandato almeno 10 mail, dall’ad al capo del personale. Nessuna risposta».

 

Silenzio.

«Con alcuni prendevo il caffè ogni mattina. Ero un dirigente come loro, direttore ad interim di Raitre. Gli ho scritto messaggi sul cellulare chiamandoli per nome: “Ho una malattia terminale”. Mi hanno ignorato. Ripugnante, dovrebbero vergognarsi. Peraltro il palazzo di viale Mazzini è pieno d’amianto. Sottovoce, ti sconsigliano di appendere quadri al muro».

 

[…] Nonostante tutto.

franco di mare giulia berdiniFRANCO DI MARE GIULIA BERDINI

«Faccio una vita bellissima, sa? Sto con le persone che amo. Le mie care sorelle. Sono protetto e accudito, mi sento un piccolo sultano. Ci fissiamo sempre col primo amore - il mio, al liceo, fu una ballerina del San Carlo - ma il più importante è l’ultimo, che ti accompagna nei passi finali. Per me è Giulia. Stiamo insieme da otto anni. Tra noi ce ne sono più di 30 di differenza, prima si notava meno». La bella ragazza bruna si avvicina: «Amore, senti freddo?».

 

E ha intorno tanti amici.

«Ci vogliamo bene. Vengono a cena. L’altra sera ho cucinato linguine alla salsa di pane con calamaretti spillo. Fame ne ho tanta, con tutto il cortisone che prendo. Gli oncologi mi hanno concesso un calice di vino rosso a sera».

 

franco di mare a che tempo che fa 3FRANCO DI MARE A CHE TEMPO CHE FA 3

Il calendario lo guarda?

«No, il 28 luglio compirò 69 anni, ma non so se ci arrivo. Forse sì. Sono sereno, non ho paura. Mi spaventa l’idea della sofferenza, però sono andato a una dozzina di funerali di colleghi più giovani di me. E sono vivo per miracolo. Durante una sparatoria tra bande in Albania, un proiettile mi è passato dietro al collo. Non sono morto perché mi sono chinato a prendere una batteria nella borsa. Mi ritengo un uomo fortunato».


( da Dagospia)

Il mondo dell'informazione democratica è a fianco di Franco Di Mare

 

“Caro Franco Di Mare è ripugnante che la Rai non risponda neanche alle tue mail. Ti ha lasciato solo nella malattia”


“Caro Franco Di Mare, la tua denuncia su come la Rai ti abbia lasciato

 solo è senza appello“. Ed è ripugnante che le mail restino senza

 risposta. Dopo l’intervista a “Che tempo che fa” dello storico 

giornalista di viale Mazzini, nella quale ha rivelato di avere 

una malattia terminale e di aver chiesto (senza successo) aiuto all’azienda

a intervenire in suo sostegno è stato il responsabile Informazione e cultura

 della segreteria Pd Sandro Rutolo. Poco dopo ha parlato in suo sostegno

 anche Vittorio Di Trapani, presidente del sindacato dei giornalisti Fnsi

“La sua denuncia merita una risposta. Immediata. Chiara”, ha scritto

 su Twitter. “Lavoratrici e lavoratori dedicano la vita alla loro azienda, 

hanno il diritto di averla accanto – prima di tutto umanamente –

 quando è necessario”.

Di Mare ha infatti rivelato di aver contratto un mesotelioma, una forma

 di tumore legata all’amianto, e di aver chiesto alla dirigenza Rai il 

suo stato di servizio, ovvero “l’elenco dei posti dove sono stato. 

Perché così posso provare a chiedere alle associazioni di categoria che cosa

 si può fare. Sono spariti tutti”, ha detto. “Tutta la Rai, tutti i gruppi 

dirigenti. Non parlo di quelli attuali, ma di quelli precedenti”, ha aggiunto,

 “se io posso arrivare a capire che possono esistere delle ragioni legali o 

sindacali quello che capisco meno è l’assenza sul piano umano

Queste persone a cui parlavo dando del tu sono sparite, si sono negate

 al telefono come se fossi un questuante. Io davanti a un tale atteggiamento

 trovo un solo aggettivo: è ripugnante”.

Il primo a esprimersi sul fronte politico è stato il dem Ruotolo: 

“Caro Franco Di Mare, hai raccontato in Tv che sei malato, che hai 

contratto un tumore da cui non si guarisce, il mesotelioma, il tumore di chi

 respira amianto”, si legge in una nota. “Tu che sei stato nei teatri di guerra

 per la Rai, di amianto ne hai respirato tanto. La tua denuncia su come l

a Rai ti abbia lasciato solo è senza appello. La tua amarezza

 è la nostra amarezza. Il tuo lavoro da inviato come quello di tanti altri

 inviati di guerra è il servizio pubblico. Le tue dirette, le tue inchieste

sono state le prove che non possono essere contestate. Caro Franco, 

ti siamo vicini, te lo dico a nome della comunità del 

Partito democratico che rappresento come responsabile informazione 

e cultura. Hai detto che la Rai non risponde neanche

 alle tue e-mail. Si, è ripugnante”.

domenica 28 aprile 2024

Il mio amico Franco Di Mare è ammalato di un tumore molto particolare e, fino ad ora, incurabile. La Rai, alla quale si è rivolto per ottenere il suo 'stato di servizio' degli anni da inviato di guerra, ha un atteggiamento Ripugnante

 La malattia, spiega, è “legata alla presenza di amianto nell’aria e si prende tramite la respirazione di particelle di amianto, senza rendersene conto”. L’inviato Rai, che ha deciso di raccontare la sua storia anche in un libro, collega il cancro ai tanti servizi dai teatri di guerra: al Corriere ricorda di aver lavorato nei Balcani “tra proiettili all’uranio impoverito” e “ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto. Ne bastava una. Magari l’ho incontrata proprio a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione. O all’ultima, nel 2000, chissà. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte. Il periodo di incubazione può durare anche 30 anni. Eccoci”. ( da Il Fatto Quotidiano Magazine)

Collegato con Fabio Fazio da casa, Di Mare non esita a chiamare in causa

 i manager della tv pubblica: “Posso capire che esistano delle ragioni

 di ordine sindacale, legale. Ma io chiedevo alla Rai lo stato di servizio

che è un mio diritto. “Mi fate un elenco dei posti dove sono stato? 

Perché così posso chiedere cosa si può fare”. Sono spariti tutti. 

Quello che capisco meno è l’assenza sul campo umano. Quelle persone

 a cui davo del tu sono sparite, si negavano al telefono, a me. 

Io davanti ad un atteggiamento del genere trovo solo un aggettivo:

 è ripugnante“.

                                            °°°°°

Uno dei giornalisti più in gamba ed anche più in vista della Rai, è 

gravemente ammalato. Di una forma di tumore gravissima legata

alle polveri di amianto che lui, da inviato di guerra per una decina d'anni,

ha respirato a causa dell'impiego di proiettili all'uranio 'impoverito' . L'ex

 dipendente Rai chiede all'azienda nella quale ha lavorato per trent'anni 

circa, anche con grandi responsabilità (è stato anche direttore di Rai 3), 

il suo 'stato di servizio'. L'azienda non risponde, teme naturalmente

contraccolpi legali. Di fronte ad una grave malattia di un suo ex dipendente 

contratta sul lavoro nei teatri di guerra, non sente ragioni. Impietosa, 

irrispettosa, disumana, RIPUGNANTE - ha definito Franco Di Mare

tale comportamento. 

Caro Franco, il sostegno e la vicinanza di un amico

 non  ti mancherà mai (Pietro Acquafredda)