mercoledì 3 agosto 2022

Musicisti che escono alla scoperto e chiedono protezioni politiche . E la destra, sguarnita di personalità, le concede senza verificarne il reale valore professionale

 Da settimane, anzi mesi, si discute se sia lecito e no domandare ad artisti di  manifestare pubblicamente le proprie simpatie politiche, od  anche rapporti più stretti rispetto alla semplice simpatia. Se ne discute per via dell'invasione russa in Ucraina; e mai se ne era più discusso con  altrettanta partecipazione dai tempi dell'apartheid in Sud Africa, quando a molti musicisti si domandò di isolare quel paese dal grande giro della musica, e alcuni vi acconsentirono, altri no, accampando la ragione che andandoci si poteva denunciare  quell'anomalia politica e sociale.

 Allora, ed è questa la differenza più evidente con la presente situazione, la questione riguardava un paese lontanissimo dall'Occidente; mentre oggi  la guerra in Ucraina ha investito del medesimo aut aut il nostro continente, al punto che gli artisti russi che non si sono pronunciati - per scelta ed anche per qualche interesse - contro l'invasore russo, sono stati espunti dai cartelloni delle nostre istituzioni musicali. Salvo, poi, fare marcia indietro per qualcuno che, conscio delle perdite soprattutto economiche, si è affrettato, dopo un periodo di decantazione, l'ha chiamato di 'riposo'  - troppo breve per essere credibile, come nel caso della Netrebko -  ed essere riammesso.

In Italia, da quando la destra ha cominciato ad alzare la voce e farsi sentire, a seguito dell'aumento dei consensi  elettorali e nei sondaggi, la corsa a salire su quei carri da parte di artisti, musicisti intendiamo, si è fatta più frequente. Minore invece l'interesse diretto dei partiti di destra ad affiliarsi gli artisti. Perchè quello della cultura è stato da sempre un settore estraneo alla destra.

 Ma ora le cose, ripetiamo, stanno cambiando.  Sono cambiate a Verona, dove Cecilia Gasdia si è presentata alle penultime elezioni come capolista di una compagine di destra che appoggiava Sboarina che poi l'ha messa a capo dell'Arena ( adesso non si sa cosa farà Tommasi). Sono cambiate a Cagliari dove il sindaco Truzzu, capolista di FdI, ha chiamato Nicola Colabianchi a dirigere il Teatro Lirico della città (Colabianchi aveva avuto una precedente esperienza a Roma, all'epoca del sindaco Alemanno. Ma lui, per meritare tanto si era distinto in attività musicali legate al partito di Almirante.  Giorgia Meloni, erede di quel partito, non appena è stato eletto un suo sindaco, Truzzu, ha subito piazzato il suo fedelissimo Colabianchi).

 Sul quale Colabianchi abbiamo due notizie freschissime da raccontare. In questa estate ha chiamato a dirigere un concerto operistico Gianna Fratta, moglie di Pelù, direttrice artistica dell'Orchestra Sinfonica Siciliana, e 'project manager' del Festival belliniano in Sicilia, promosso e finanziato dalla Regione, di cui è direttore artistico Fabrizio Maria Carminati, professionista indiscusso, che nella prossima stagione, anche lui, dirige a Cagliari.

 Gianna Fratta, era stata candidata a Foggia nelle liste di 'Liberi e Uguali', da Piero Grasso, in aperto contrasto con il PD.  Non è stata eletta. La stessa è stata chiamata a lavorare in Sicilia da Musumeci.

Adesso Gianna Fratta ha chiamato nel Festival Bellini, Beatrice Venezi, a dirigere Rita di Donizetti; e Colabianchi, dopo l'imprimatur della Meloni a favore della Venezi ( meritato dalla giovane direttrice dopo  le sue dichiarazioni pro Meloni, e dopo aver suonato ad una convention di FdI), l'ha invitata, per la prossima stagione a  dirigere Traviata.

 Naturalmente, accanto al suo nome, compare immancabile la specifica "una delle giovani rivelazioni della scena internazionale"; qualcuno aggiunge anche  che è apparsa al Festival di Sanremo,  un quasi merito; ed altri ancora che "il Corriere della Sera  l'ha inclusa in un elenco di 'under trenta' più in vista".

Come si vede,  anche le bugie, o le inesattezze, una volta messe in circolazione, volano 'di bocca in bocca' e non c'è verso di fermarle. La giovane bionda direttrice è ancora attesa ad una prova che sancisca la sua appartenenza di diritto al mondo dei direttori d'orchestra. Che certamente non può essere sancita dalla Meloni, con decreto di appartenenza partitica ( certo insospettisce il fatto che suo padre sia stato dirigente nazionale di Forza Nuova);   e neppure dal Corriere della Sera e da altri giornali che di tanto intanto stilano classifiche poco fondate. Anche in questo caso c'è chi mette in relazione al presenza della Venezi in tale classifica con il fatto che il padre della direttrice, Gabriele, dopo ave lavorato nel settore immobiliare, con poca fortuna, è passato in quello della comunicazione e pubblicità, in una società che ha fornito servizi anche al quotidiano milanese ed alla tv del proprietario Cairo, oltre che al settore del lusso. 

 Non è che l'attività di testimonial pubblicitaria, per una azienda di prodotti per capelli, della Venezi, è diretta emanazione di quella attività di suo padre? come pure l' aver diretto un concertino ad una convention Bulgari? La nota casa di gioielleria non può sancire nessuna professionalità, al massimo può ingioiellare la sua testimone, come del resto si è notato anche nel corso dell'intervista a Sky della Venezi.

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