Se le parole hanno un senso, queste poche "... le cifre non si avvicinano al tutto esaurito dei grandi festival internazionali...", buttate lì da Repubblica, fanno capire che la stagione estiva dell'Opera di Roma a Caracalla, che riesce sempre più difficile definire 'stagione d'opera, non ha registrato quel trionfo di pubblico, che il comunicato congiunto dell'Opera e del Campidoglio volevano far intendere, e che giornali ed agenzie - caproni - hanno ripreso senza neppure un battito di ciglia.
E del resto quella percentuale, lasciata cadere quasi distrattamente per non dare nell'occhio dal teatro, sul riempimento della platea di Caracalla - 4000 posti - al 76%, doveva dire a tutti, anche ai più ciechi, che ogni sera circa 1/4 di quella platea restava vuota. E per questo la stagione appena conclusa non può considerarsi un successo. Ecco perchè Giambrone sventolava il dato della prima di Carmen: ben 3813 biglietti venduti, come un successo. Già, per nascondere che nelle altre serate, in media, i biglietti venduti sono stati intorno ai 3.500 - ma questo Giambrone non l'ha detto, per non rovinare il clima della vittoria artefatta.
E allora, ecco che qualche domanda per il Giambrone bugiardo sorge spontanea:
- come pensa di riempire, alla prossima stagione, quei 500 posti che in media sono rimasti vuoti ogni sera in quella appena conclusa?
-è convinto di voler continuare con gli spettacoli 'extra' inaugurati da Fuortes che alla capacità di attrazione del melodramma e di Caracalla non ha mai creduto fino in fondo; e perchè, quando è passato all'Opera, ha operato come fosse ancora all'Auditorium, che ha una diversa storia?
-perchè non separa i risultati di Baglioni da quelli più distintivi dell'opera. Offrirebbero una lettura più chiara ed utile?
-ci sa dire quanto dell' incasso delle 12 serate di Baglioni è andato al cantautore e quanto all'Opera?
- quanto è costata la stagione di Caracalla, e quanto di quei 6,7 milioni di Euro incassati restano nelle casse dell'Opera? A farla 'in deficit', con la tacita complicità di Gualtieri, son bravi tutti, perfino Lei, Giambrone.
- negli anni passati il suo direttore artistico Alessio Vlad, che tutto il mondo le contende, e qualche provincia dello stesso mondo già lo divide con l'Opera, ha tentato esperimenti per 'innalzare il livello popolare' di Caracalla, con un Monteverdi fatto apposta, ma costoso e fuori luogo, anche per affidare la regia a Chiara Muti - erano gli anni di Riccardo Muti a Roma. Una operazione simile l'aveva tentata Battistelli a Verona. A differenza di Vlad che resiste, lui ci è rimasto poco, ha dovuto lasciare dopo un solo anno. le suggerisce qualche riflessione?
Caracalla è Caracalla, come l'Arena di Verona è l'Arena di Verona, e ambedue non hanno bisogno di maquillage che cancelli la loro storia; sono sempre efficaci ed attrattivi, nonostante Fuortes, Giambrone e Vlad. Noi che per anni le abbiamo frequentate tutte e due conosciamo bene le folle multilingue che le hanno sempre frequentate.
Perciò pensino gli attuali responsabili a rappresentare titoli idonei a quegli immensi spazi archeologici e a farlo con le migliori forze disponibili: sia cantanti che direttori. E magari anche con una maggiore attenzione all'amplificazione (per anni abbiamo frequentato la platea di Bregenz, con il palcoscenico direttamente sul lago, e con una amplificazione abbastanza soddisfacente); siamo convinti che a Roma si può fare meglio, molto meglio.
Infine. Negli ultimi anni, con Fuortes, ed anche prima di lui, si è voluto dare ad intenderci che sulla musica e le storie narrate con il melodramma, andava privilegiata la regia. Non serve naturalmente fare ogni anno, come fa l'Arena della Gasdia, una sorta di 'Festival Zeffirelli' - la ragione non l'abbiamo mai capita - ma neppure è utile e logico puntare sempre allo stravolgimento, da parte del regista, della storia narrata, senza il quale - è stato il credo di Fuortes - l'opera che continua a mostrare buona salute da oltre quattro secoli, muore.
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