mercoledì 24 agosto 2022

Giorgio Battistelli, il 'leone di Albano', in trasferta veneziana, tira fuori gli artigli

Alla vigilia della consegna del Leone d'oro alla carriera, della Biennale di Venezia, a Giorgio Battistelli di Albano,  Valerio Cappelli del Corriere, gli ha fatto tirar fuori gli artigli con i quali  ha aggredito  il mondo musicale in generale e quello italiano di più. E lui l'ha fatto convinto, 'con coraggio e a cuore aperto'.

 Innanzitutto si è dichiarato ' un extracomunitario' e con lui la stessa musica è cpme un extracomunitario nella attutale società rispetto al processo politico. "La musica non ha un collante con il presente... E saltata la dimensione etica. Non c'è denuncia, opposizione, un pensiero contro l'omologazione. Esiste la Seduzione. Si vuole sedurre ed essere sedotti".

 E tutto questo non è solo colpa dei politici. " Di recente sono nati in Italia più di cento nuovi festival e dieci orchestre, sarebbe stato più opportuno rafforzare quelle esistenti". Bisogna fare i conti con sostenibilità e realtà, per non creare illusioni a centinaia di giovani".

 E i teatri italiani?  " Non hanno orizzonti nè progettualità. Le Fondazioni liriche sono quasi tutte dodecafoniche, dodici suoni che si ripetono continuamente, c'è poca permutazione nelle nomine".

 Il sistema è fragile, c'è confusione  fra critico e artista, il sovrintendente ha poteri enormi e il direttore artistico sta scomparendo, e dove ancora esiste è come un 'dirigente senza protafoglio'.

Nella sostanza " i grandi autori sono i garanti del rapporto con il pubblico, ma non ci si può limitare alla trasmissione del passato. Si ha paura perfino del Novecento storico... non c'è capacità di ascolto: c'è l'evento. Si dice: sono andato a vedere, non ad ascoltare Aida".

Perchè? " Danno per scontato che la musica abbia un pensiero debole e da sola non ce la faccia.

Ricetta. "Io dico che la salute, la formazione, la cultura e ci metto anche la sicurezza non dovrebbero avere il pareggio di bilancio, ma debbano essere totalmente liberi".

E i festival monografici che in Italia si richiamano a Rossini, Verdi, Puccini, Bellini, Donizetti? " perchè non sono mai esplosi sul piano internazionale, salvo quello di Rossini per un tratto? Si ha paura dell'incoerenza. Siamo fermi all'ascolto dell'Ottocento legato alla nascita della sala borghese. Bisogna fare chiarezza su registi e direttori, sul concetto di innovazione. Il nuovo per il nuovo può essere vecchio".

 La sindrome di Sansone? " quando va via una direzione, ci si augura il crollo del Tempio, a conferma che la propria gestione sia stata la migliore".

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Al leone Battistelli, in gabbia 'dorata', ci sarebbero molte cose da obiettare. Cominciamo dal suo disappunto per la nascita di 10 nuove orchestre in Italia. Ma come, andiamo sempre dicendo che la tale città all'estero, o il tale paese ha decine o centinaia di orchestre e noi che in Italia, abbiamo intere regioni sguarnite di orchestre e digiune di musica, ci lamentiamo per la nascita di 10 nuove orchestre? Perchè creerebbero illusioni nei giovani? E' strano che un musicista non veda di buon occhio questa iniziativa del ministero che favorirà la nascita di nuove formazioni musicali, finanziate con il Fus. Sulle centinaia di nuovi festival sorti nel giro di poco tempo saremmo grati se facesse qualche nome.

 Solo che su festival e orchestre ma anche sul ruolo dei direttori artistici, Battistelli non è la persona giusta per muovere critiche che potrebbero risultare in evidente conflitto con i suoi attuali diversi ruoli. Lui è direttore artistico di un festival Puccini, Torre del Lago), monografico per giunta, e di una orchestra ( Haydn, Trento e Bolzano), ma anche di una istituzione concertistica (Barattelli, L'Aquila) dove ha avuto sempre grande attenzione a mettere alla direzione artistica persone che mai avrebbero alzato la voce contro di lui che è il vero deus ex machina. Allora perché lamentarsi della progressiva scomparsa dei direttori artistici o della loro ininfluenza?

 Sulla musica 'debole', senza bisogno di ricorrere alla più recente locuzione di Quirino Principe, 'musica forte', anche noi siamo stati sempre convinti che in molti 'reggitori' delle istituzioni musicali, in gran parte a digiuno di musica se non addirittura ignoranti, a tutti i livelli, ci sia  la convinzione che la musica, nella civiltà dell'immagine, non basti a se stessa ed abbia bisogno di 'aiutini' da parte dell'immagine come dell'elettronica. Altrimenti non si spiegherebbe il peso sempre maggiore che  quei reggitori  vanno attribuendo alle regie, allo spettacolo insomma,  giustificandole con la attualizzazione della  musica del passato. Qualcuno stima addirittura  sia necessario ricorrere alla sua manipolazione, per farla riscoprire (si veda il caso di Max Richter e dei suoi nipotini).

 Occorre fare spazio alla musica di oggi, anche in campo operistico, ma è da matti pensare che quella del passato, intendendosi i grandi capolavori, non abbiano più la forza di imporsi.  nessuna regia renderà più efficace Traviata di Giuseppe Verdi, semmai  attenterà alla sua forza di penetrazione. Bisogna che di questo anche Battistelli si convinca. Perchè non fanno, anche Battistelli, lo steso discorso sulla letteratura, sull'arte; che cosa ci sarebbe da attualizzare lì? E perché solo nella musica si sente tale bisogno? 

Il ruolo della musica sembra essere diventato solo quello della seduzione, ha perso ogni forza propulsiva di denuncia, di opposizione, manca di pensiero e non contrasta l'omologazione'. In questo ha ragione Battistelli.

 Infine, sulla cosiddetta 'sindrome di Sansone'.  Se in Italia accadesse ciò che all'estero è la norma, e cioè che gli incarichi artistici hanno una durata stabilita,  biennale, triennale o quinquennale non importa, terminata la quale  si cambia, questa sindrome sarebbe immediatamente debellata. In Italia ci sono casi in cui la direzione di una istituzione è stata affidata per decenni alla stessa persona ( vedi ad esempio proprio la Biennale, che per una ventina d'anni è stata guidata d Paolo Baratta; o Santa cecilia guidata per altrettanti anni da Bruno Cagli), quasi che nessun altro vi sia capace di assumere quel ruolo  e di onorarlo. mentre non è così. Magari cominci Battistelli a lasciare la presidenza della Barattelli - poca cosa, certo, ma sarebbe un esempio!. 

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