Mario Draghi torna al Meeting, due anni dopo quel suo interventi inaugurale sul "debito buono" destinato a diventare nel giro di pochi mesi il programma di un governo di unità nazionale a sua guida per uscire dalla pandemia. Applausi ci furono allora da parte di una platea ridotta dalle restrizioni della pandemia. Stavolta è invece ovazione in piedi, applausi ritmati, già al suo ingresso in sala, gremita fino all’ultimo posto dei 5mila a disposizione e poi all’atto di prendere la parola, presentato dal presidente del Meeting Bernard Scholz a sua volta con un «caloroso benevenuto».
Deve attendere circa un minuto prima di poterlo fare. Le prime parole «prima di entrare nella parte ufficiale» sono proprio per rigraziare del «calore di questo applauso, per la vostra accoglienza. Se vado oltre la commozione, questo entusiasmo mi colpisce molto nel profondo», dice il premier.
Alza gli occhi dal foglio, cerca di vincere l’abbaglio dei fari per intercettare soprattutto i giovani presenti in platea, dopo aver posato con un gruppo di volontari in divisa viola: «Voi vivete la politica come ideali da condividere, impegno sociale per la loro affermazione, e soprattutto la testimonianza di una vita coerente con questi ideali. Voi insieme riflettete, combattete, sperate, costruite. Ecco perchè questo vostro entusiasmo oggi e questa accoglienza mi colpiscono molto: voi siete la speranza della politica», e qui arriva un nuovo applauso scrosciante,
Il suo vuole essere il resoconto di una scommessa vinta, persino contro i pronostici e oltre le attese. C’è anche la consapevolezza che non è ancora fatta di fronte alle nuove insidie economiche, ma Draghi esibisce un atto di fiducia nel governo che verrà, che anche dopo la parentesi di unità nazionale, non potrà discostarsi dai principi costituzionali e dalla collocazione internazionale, rimanendo ancorati «ai valori di democrazia, libertà, progresso sociale e civile che sono nella storia della nostra Repubblica». A «tutti» rivolge il suo «invito ad andare a votare». Ma a chi prenderà il suo posto non ha una sua «agenda» da imporre («il programma del nuovo governo lo sceglieranno gli italiani»), piuttosto una «visione» comune cui richiamarsi, lascito dei «nostri padri, dei vostri nonni che hanno ricostruito l'Italia».
Ma avverte: «L'erogazione dei finanziamenti del Pnrr - pari a 191,5 miliardi di euro - dipende dalla valutazione che la Commissione Europea fa del Piano e della sua attuazione» e «dalla nostra capacità di realizzare le politiche innovative che abbiamo ideato nei tempi stabiliti».
E boccia la tentazione di fare da soli: «È grazie alla partecipazione dell'Italia da Paese fondatore se l'Europa è diventata un'Unione di pace e di progresso. L'Italia ha bisogno di un'Europa forte tanto quanto l'Europa ha bisogno di un’Italia forte». E poi insiste invitando a guardarsi «dalle illusioni autarchiche del secolo scorso alle pulsioni sovraniste che recentemente spingevano a lasciare l'euro. L'Italia non è mai stata forte quando ha deciso di fare da sola», rimarca in un altro passaggio molto applaudito.
Fra le rivendicazioni il dato sull’occupazione cresciuto, che «ha toccato i livelli più alti dal 1977. A giugno di quest'anno c'erano 900mila occupati in più rispetto a febbraio del 2021 di cui quasi il 40% con contratti a tempo indeterminato». E poi il Pil «aumentato del 6,6% lo scorso anno e quest'anno è già del 3,4%. Siamo tornati ai livelli che registravamo prima della pandemia in anticipo rispetto alle stime della Commissione Europea». E poi il rapporto deficit/pil «sceso di 4,5 punti percentuali nel 2021 e il governo prevede continui a calare anche quest'anno di altri 3,8 punti».
Ringrazia e anche qui viene applaudito, per l’«eccezionale spirito civico degli italiani, dell’esercito e della protezione civile», sul piano di vaccinazione che ha consentito di uscire da una situazione che vedeva le terapie intensive intasate e le scuole chiuse. Il ritorno delle scuole in presenza, come «rischio calcolato» è una delle cose che tiene di più a sottolineare come un merito del suo esecutivo. Difende con forza poi, sulla guerra, la scelta di schierarsi con l’Ucraina, insieme all’Europa, e anche l’impegno per la pace, sottolinea, non può prescindere da quel che l’Ucriana stessa ci chiederà. E qui ringrazia per la «solidarietà degli italiani, con la loro commovente accoglienza dei profughi nelle case, nelle scuole, nelle parrocchie»
Rivendica di aver dimezzato «in pochi mesi» la dipendenza dal gas russo, che potrà cessare del tutto «entro il 2024». Altro passaggio molto apprezzato dalla platea quello sull'evasione fiscale che «non deve essere nè tollerata nè incoraggiata». La riforma del catasto è servita a eliminare «ingiustizie e opacità, non vuol dire aumentare le tasse, ma far emergere le cosiddette "case fantasma", su cui i proprietari non pagano nulla o meno di quanto dovuto».
Non dimentica, nemmeno, come inspiegabilmente avevano mancato di fare i leader nel dibattito del giorno precedente, le misure adottate per la famiglia. Tanto che a Rimini, il presidente del Forum delle associazioni familiari Gigi De Paolo, ieri,con un suo documento sui social, lamentava l’uscita di scena dal dibattito generale del tema di una fiscalità che sia legata ai carichi familiari e quello delle misure da prendere in concreto per la lotta alla denatalità . «Con la riforma dell'Irpef e l'assegno unico per i figli - ricorda Draghi - abbiamo stanziato a regime quasi 14 miliardi in più per le famiglie, riorganizzato e semplificato i benefici fiscali. Abbiamo consentito a decine di migliaia di giovani con meno di 36 anni, in aumento del 56%, di acquistare una casa con tasse ridotte e mutui garantiti dallo Stato». (da AVVENIRE)
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