Adesso non ricordiamo bene quanti nemici abbiano avuti altri pontefici che si sono segnalati per le aperture, soprattutto morali, verso l'uomo. A cominciare da Papa Giovanni XXIII che con il Concilio Vaticano II sparigliò gruppi di credenti e teologi. I documenti del Concilio, ancora oggi in parte inosservati, crearono vero scompiglio.
Ci colpì allora una frase che risuonò nelle navate di San Pietro durante una seduta plenaria dei padri conciliari: temo una chiesa che ha un solo teologo - e il riferimento era a San Tommaso d'Aquino, teologo e filosofo sommo. Al cui ascolto, qualcuno, un eminente teologo cattolico, aggiunse: Lutero, se fosse oggi qui, gioirebbe.
Negli anni successivi anche Giovanni Paolo II ebbe molti nemici, ma nessuno come Papa Francesco che di nemici, armati fino ai denti, ne ha un esercito. Nel quale militano, oltre alle gerarchie che più d'una volta si sono fatte sentire, anche laici che nessun titolo avrebbero per unire la loro voce al coro, nel quale si sono impegnate a cantare, non per 'inimicizia verso Francesco', ma per 'amore verso la Chiesa' che, secondo loro, stanno difendendo dalla deriva che Papa Francesco le sta facendo prendere. Fra essi un ex banchiere vaticano ( Gotti Tedeschi) - che non si comprende a quale titolo parli di questioni di natura morale - ed anche qualche seguace di un celebre incallito tradizionalista come mons. Lefebvre. I loro appunti riguardano soprattutto questioni di carattere morale affrontate d Francesco, dalle prese di posizione sui divorziati alla sua caritatevole mano tesa verso, ad esempio agli omosessuali: ' chi sono io per giudicare...' disse ai giornalisti nel corso di un viaggio.
Sarebbe interessante che l'esercito dei suoi oppositori, nelle cui file si sono arruolati volontariamente anche alcuni giornalisti famosi (Ferrara, Socci ) ci facesse sapere cosa pensa della omosessualità nella Chiesa che, come si sa, è diffusissima. Di questo non parlano, e per fortuna stanno zitti anche su un altro problema che tocca purtroppo da vicino il clero ed anche la gerarchia, la pedofilia, contro la quale Francesco sta conducendo una guerra dura. Come risulta anche dalle molte conversazioni che , da quando è Roma, Francesco ha intrapreso con un altro noto giornalista, Scalfari, laico, ma divenuto addirittura suo amico ed anche confidente.
E ci dicessero anche perchè verso alcuni pontefici siano stati tanto indulgenti, guarda caso quelli apprezzati soprattutto per la difesa, a qualunque costo, della dottrina (da Benedetto XVI a Paolo VI) - che anche Papa Francesco conduce - e con poca apertura verso il mondo, e verso l'uomo per il quale la dottrina è stata confezionata. Se non ci si mette nella prospettiva che vuole l'uomo e la sua salvezza al centro, la dottrina perde peso e significato.
In questa disputa si scontrano due diverse concezioni del ruolo del Papa di Roma: intransigente conservatore e difensore delle regole anche teologiche; o pastore misericordioso e caritatevole degli uomini affidati alle sue cure.
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