Su una cosa sono d'accordo i due famosi clinici - uno dei due clinico per davvero, almeno un tempo - chiamati al capezzale di Roma Capitale, ridotta ormai in fin di vita, per tentare, ove fosse ancora possibile e le condizioni del malato grave lo permettessero, di non condannarlo a morte certa.
Una premessa necessaria sul clinico Ignazio Marino, al quale Roma Capitale era stata già affidata, prima del cambio in corsa del medico di fiducia, per finire poi, disgraziatamente, a giudicare dai risultati, fra i pazienti di Virginia Raggi.
Ignazio Marino aveva preso in cura Roma Capitale; sembrava volerle somministrare una cura sperimentale alternativa dalla quale la malata sarebbe uscita in forze e perfettamente guarita. Questi almeno erano i suoi propositi, prima di passare dalle parole ai fatti, per i quali s'era insediato per volontà popolare nel suo studio medico, sul colle più alto di Roma.
Non si può dire che Marino fosse peggio di Raggi, questo no - Raggi non ha rivali - certo è però che nei mesi, forse un anno o giù di lì, in cui ebbe in cura Roma Capitale, di guai ne combinò anch'egli, quasi ogni giorno. Come dimenticarselo.
Oggi colpisce il fatto che qualche noto giornale abbia assunto l'illustre clinico a suo opinionista sui mali della Capitale, come se lui, all'epoca del suo mandato li avesse eliminati e dunque sarebbe in diritto di dare consigli alla povera sua sostituta, Virginia Raggi. In buona sostanza viene invitato a dare consigli alla Raggi perchè faccia tutto quello che lui, con mille clamorosi inciampi, non è stato capace di fare.
Intanto Roma Capitale sembra agonizzante. Datosi convegno, i due illustri clinici al capezzale della sfortunata malata grave, hanno elencato quali sono i suoi mali e le cause. E Cassese, che su Marino vanta un cursus studiorum et honorum più medagliato, li ha elencati uno per uno, impietosamente, l'altro ieri dalle pagine del Corriere (inutile ripeterli, chè i mali di Roma sono noti a tutti da tempo).
Marino la sua diagnosi l'avrebbe fatta. Roma Capitale 'deve da morire'. Perchè il burattinaio della Raggi non ha intenzione di rimuoverla, e perchè coloro i quali si dichiarano interessati a che Roma viva, fino ai prossimi appuntamenti elettorali, preferiscono che l'agonia continui, in modo da mandare a casa la Raggi. La quale continuerà a tenersi stretto l'incarico, nonostante le condizioni del suo paziente peggiorino di giorno in giorno, anzi di ora in ora. Ed ora ci si è messa anche la pioggia.
C'è da augurarsi solo che il clinico già dimesso, Marino, non aspiri a somministrare a Roma la stessa inefficace sua cura sperimentale. Anzi c'è da augurarlo a Roma ed ai Romani, che comunque sono di memoria corta ed abituati a tutto.
Incuriosisce la strana cura suggerita da Cassese, e sintetizzata in tre puntui, una cura che oggi lo stesso giornale elogia come risolutiva dei mali di Roma.
1. La povera Raggi - che ha la responsabilità di aver fatto ammalare ancor più gravemente Roma - non può avere un doppio incarico: quello di medico curante di Roma, ed anche di vice ministro della sanità in Italia ( fuor di metafora: la poveretta deve far fronte a due diversi incarichi: amministrare Roma, e tenere le pubbliche relazioni con visitatori illustri. Ma quando mai, professore? L'aver ricevuto in Campidoglio qualche capo di Stato l'ha distolta e distratta dai suoi impegni romani?) Dunque, suggerisce Cassese, occorrerebbe una specie di commissario o ministro della Capitale al quale demandare i compiti di rappresentanza.
2.Occorre una legge speciale per Roma Capitale, perchè la nostra città è capitale di una nazione ed ha al suo interno anche un altro Stato. Il Vaticano, che tanti grattacapi procurò al predecessore della Raggi, Marino. E non si tratta - dice Cassese - solo di soldi. Roma deve avere, in quanto Capitale della nazione, uno statuto speciale. Non può trattare con la Regione anche su questioni irrilevanti, rese però insormontabili dal diverso colore politico degli amministratori. La cosa è tornata evidente negli ultimi tempi sia per la controversa questione idrica, che sull'emergenza abitativa, a seguito anche degli sgomberi indecenti dei migranti dal ben noto palazzo di via Curtatone.
3. Roma ha bisogno di un consesso di saggi che tengano alto sempre e per qualunque occasione il nome della Capitale. Una sorta di senato accademico 'ad usum delphini' (Raggi), per tutto il tempo della sua immeritata ed avventurosa reggenza. Ma anche oltre. Per sempre.
Non faceva prima Cassese a dire che meglio sarebbe per Roma che la Raggi si dimetta con tutta la sua sgangherata giunta? Non per farci tornare quell'altro incapace - come si rivelò a suo tempo - di Ignazio Marino che ci ha messo del suo per far ammalare ancora di più Roma, o di un suo simile. ma per dare alla malata Capitale un medico curante che conosca bene la professione e sia specializzato nel risolvere i casi drammatici, quasi disperati.
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