Carlo
Fuortes, evidentemente, non è abituato ad avere 'mala stampa' ( la
stampa, cioè, che scrive male di lui e delle sue gestioni, quando è
il caso) e non considera neppure tale possibilità; e allora, quando ciò accade, per
rimediare, chiama in soccorso la 'stampa amica' per il consueto
'bollettino di vittoria'. A Giuseppe Videtti che gli teneva il
microfono del Venerdì ( La repubblica) e gli faceva anche da
'bordone', ha potuto dire tutto quello che voleva senza che il
microfonista potesse intervenire per precisare, correggere, incalzare
il più invidiato e conteso sovrintendente italiano, che il mondo ci
invidia e che volentieri ci ruberebbe. Ma lui no, resta qui, per la
gioia nostra e la gloria del melodramma.
Ora
che c'è lui, l'Opera di Roma non ha più bisogno - ha dichiarato -
di continue trasfusione di soldi freschi, come nel passato, perché
lui i conti li sa tenere in ordine. Che altro deve fare un
amministratore, con la fama di risanatore? Perchè allora lamentarsi,
non più tardi di qualche mese fa, della riduzione di finanziamenti
del Comune, a seguito della quale - lui disse- aveva cancellato, a
malincuore(?) il festival di teatro contemporaneo (FFF) e mandato a
casa Battistelli che proprio per quel Festival risultava nella pianta
organica del teatro?
Ribadisce
che 'ama la lirica, che gli fa battere il cuore e che da sempre
aveva desiderato dirigere un teatro, dai tempi dei successi
all'Auditorium'.
Contro
il quale, invece, lancia qualche stupida frecciatina: contro
l'amministratore delegato spagnolo, per colpa di Marino – qui casca
l'asino dell'internazionale Fuortes - ed una programmazione che non è
più quella di una volta. Dimenticando di dire, con il silenzio
complice di Videtti, che l'ultima stagione del complesso romano
costruito da Piano, affidato alla sua direzione (quando ancora teneva
il piede in due scarpe - auditorium e opera - e Noriega non aveva di
fatto ancora programmato nulla ha fatto acqua: è stata, per il
bilancio la stagione peggiore) e che la programmazione attuale non è
poi così differente da quella delle sue passate gestioni (quando i
sindaci amici facevano ogni anno trasfusioni di soldi freschi, a
seconda delle condizioni del bilancio, per chiuderlo sempre in pari o
in leggero attivo) e che, infine – ma questo mai e poi mai avrebbe
potuto ammetterlo – la stagione passata, compresa quella estiva,
HA CHIUSO IL BILANCIO IN NETTO ATTIVO, anche l'Auditorium, con un
aumento del pubblico considerevole.
A
seguire alcuni estratti dei più recenti nostri post riguardanti
Fuortes, e le sue gestioni, non a parole, ma attraverso i numeri
Successo
della stagione all'Arena di Verona 2017, sotto il commissario
Fuortes.
NUMERI
- Dei
posti disponibili, ogni sera, della vasta platea, 13.000 circa,
mediamente ne sono stati occupati intorno agli 8.000, lasciandone
vuoti 5.000 appena a sera che, moltiplicati per 48 serate, fa 240.000
posti circa invenduti per tutta la stagione, superati di gran lunga
da quelli venduti: 380.000 circa.
Rispetto
alla stagione precedente, disastrosa, l'incremento è stato del 2,8
% circa.
L'unica
serata che ha fatto un quasi flop è stata quelle in cui veniva
eseguita la IX Sinfonia di Beethoven, che ha totalizzato
circa 7.000 biglietti venduti, con il positivo risultato di non veder
pigiati gli spettatori come nelle altre sere, quando erano mediamente
8.000. Insomma con metà Arena vuota si respirava a pieni polmoni.
- Gli
incassi hanno registrato un incremento rispetto al 2016 del 3% circa,
attestandosi quest'anno intorno ai 22 milioni e 600 mila circa. Nelle
48 serate di spettacolo, l'incasso medio è stato di 470.000 Euro
circa, con l'eccezione in negativo della serata della celebre ultima
Sinfonia beethoveniana, quando l'incasso è stato di poco
superiore ai 250.000 Euro circa.
L'Opera
di Roma del sovrintendente Fuortes a Caracalla 2017
NUMERI
Quest'anno
Caracalla ha superato ogni record di incasso, aumentando le
entrate del 23%, e il pubblico del 25,5%, salito da 61.650 dell'anno
scorso, ai 77.600 di quest'anno; quasi 16.000 in più -
ha
dichiarato il sovrintendente Carlo Fuortes.
(Tanto
per fare un paragone, l'anno scorso 'Luglio suona bene'
all'Auditorium registrò il più basso indice di riempimento della
cavea, registrando appena 77.000 spettatori, stando al comunicato
ufficiale di Musica per Roma. Ora la cavea ha una capienza inferiore
a Caracalla, poco più di 3000 posti, e dunque se le serate sono
stati pari di numero, quota 77.000 è il minimo mai registrato
all'Auditorium; mentre Fuortes lo presenta come un record per
Caracalla; mentre record sarebbe se il pubblico si attestasse intorno
a 100.000 o più. Dunque anche questa resoconto di fine estate di
Fuortes non convince).
Fuortes,
che è un tecnico specializzato nell'economia della cultura e che i
conti come anche i paralleli con il passato dovrebbe saperli fare,
non dice che l'anno scorso a Caracalla ci sono state 25 serate,
contro le 29 di quest'anno, dunque con una disponibilità di
16.000 posti in più, quest'anno:
praticamente
coincide con l'aumento di pubblico registrato a Caracalla ora. Si
dovrebbe quindi dire che il pubblico di quest'anno è stato apri a
quello dell'anno scorso, e che l'aumento è semplicemente il
risultato delle 4 serate in più.
Nella
stagione Caracalla 2016 si sono avute 25 serate, con una
disponibilità di 100.000 posti circa; ne risultarono occupati - a
detta di Fuortes che ha paragonato la stagione presente a
quella passata, 61.850, il che vuol dire che 38.150 restarono, nelle
25 serate, vuoti, cioè a dire 1.500 circa a sera, facendo una media.
Quest'anno,
che secondo quel che dice Fuortes, è stato battuto ogni record, per
le 29 serate i posti disponibili erano complessivamente 110.000. Ne
sono risultati occupati, sempre secondo il sovrintendente, 77.600;
perciò complessivamente sono rimasti vuoti 32.400 posti, facendo una
media: oltre 1000 posti a sera sui 4000 disponibili, sono rimasti
invenduti.
Allora
quale grande differenza con l'estate 2016? Nessuna. Quest'anno 1000
posti circa invenduti ogni sera, l'anno scorso 1500 circa. Un
miglioramento c'è stato, e di questo saremmo felici a parità di
numero di spettacoli che quest'anno sono aumentati di quattro unità.
Ma
quella platea dovrebbe essere piena ogni sera; ed invece, anche
quest'anno non lo è stata. Speriamo che il sovrintendente mediti
sulle sue sbandierate 'vittorie di pirro/fuortes'.
Se
poi vogliamo soffermarci in particolare sugli incassi, anche in
questo caso i conti di Fuortes non tornano.
Ha
dichiarato che quest'anno Caracalla ha incassato circa 780.000 Euro
in più dell'anno scorso, quando aveva incassato circa 3.340.000
Euro, mentre quest'anno circa 4.120.000.
Ed
ha specificato che il successo di stagione estiva si è avuto con
Carmen,
che ha fatto incassare 1.200.000 Euro, dunque 120.000 Euro circa, di
media, per ciascuna delle 10 serate.
Ma
se le altre 19 serate hanno fatto incassare all'incirca 3.000.000 di
Euro, vorrà dire che ciascuna di quelle serate ha fatto arrivare
nelle casse dell'Opera più di 150.000 Euro a sera. Naturalmente
parliamo sempre di una media. E allora il successo di Caracalla
2017, quanto a incassi, non è stata Carmen,
ma
qualunque altro spettacolo ( opera, balletto, extra) di Caracalla
2017. Prima di sparare cifre, Fuortes rifaccia bene i conti, magari
aiutandosi con una calcolatrice che sicuramente sarebbe molto più
precisa ed esatta di lui.
Opera di Roma 2106-17. Previsioni per Caracalla 2017
NUMERI
A
stagione estiva 2017 appena iniziata, un terzo dei biglietti
disponibili, attenendoci sempre alle strombazzate di Fuortes, sarebbe
stato venduto. Staremo a vedere se ugual sorte toccherà anche agli
altri due terzi - e noi saremmo i primi a gioirne, ma non per
Fuortes, ma per il Teatro dell'Opera - che potranno finalmente far
cantar vittoria, a battaglia finita, a Fuortes. Il quale solitamente,
a distanza ravvicinata, per non raccontare anche di perdite e ferite,
non pubblica mai il suo bollettino di guerra, mentre lo fa sempre
molto tempo dopo, contando anche sulla scarsa memoria o benevolenza
dei suoi ascoltatori, come fa anche con il bilancio
del teatro.
Del
quale bilancio il commissario governativo preposto al fondo 'salva
teatri', ha scritto cose non proprio lusinghiere, nell'ultima sua
relazione di qualche mese fa. Fuortes s'è difeso, con il bilancio
chiuso in pareggio, ma con il festival contemporaneo saltato, e con
il buco pregresso che pian pianino ripianerà. Ammesso che riesca a
far aumentare il pubblico, anche attraverso le sue 'operacamion', e
diminuire le spese, mantenendo alta la produttività del teatro. Ed anche la qualità . A quando il direttore musicale ? Con Gatti si sta
ripetendo ciò che accadde con Muti. Anche lui non ha voluto
accettare nessun incarico stabile e viene solo ad inauguarare le
stagione da un paio d'anni. Intanto - sia detto per inciso - che
aspetta Fuortes a togliere dal sito del teatro Muti con
quell'incarico che fa ridere: Direttore onorario a vita?
Intanto
ha cancellato il festival di teatro contemporaneao (FFF: sembrerebbe
una burla, se non fosse un acronimo) che gli costava intorno al
milione di Euro (giustificandolo con il diminuito finanziamento del
Campidoglio, perciò nessun risparmio); ha cancellato il nuovo
allestimento previsto per l'opera Un romano a Marte di
Montalti-Compagno, ed ha cancellato dalla direzione artistica anche
Giorgio Battistelli (strano che dopo le dichiarazioni di Fuortes:
"non avrei dovuto assumerlo', Battistelli non si sia fatto
sentire, replicando pubblicamente) ed anche i suoi concerti,
risparmiando anche in questo caso, forse, altri due o trecento mila
Euro in tutto, o forse più. Non è granché, per ripianare un debito
di una sessantina di milioni, ma da una parte, prima o poi, occorre
cominciare.
Se
pensa di rifarsi con le repliche e il noleggio dell'allestimento
della costosissima Traviata,
messa
in scena da Sofia Coppola con i costumi di Valentino, finge di non
sapere che un allestimento costoso come quello è stato ( quasi due
milioni di Euro il costo complessivo - una enormità - che per legge
non dovrebbe essere consentito!) prima che si ripaghi e cominci a
rendere, occorre che ne passi di tempo.
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