Se Verdi era massone ed anticlericale - ma le due cose non sono congiunte per forza - ormai lo pensano tutti. E prima ancora che un recente studio sul 'Falstaff ' ne offrisse ragioni perfino musicali come si trovano, ad esempio, nel 'Flauto' mozartiano. Ora in omaggio a Verdi si è voluta ricostruire, con una precisa indicazione di percorso e sentieri che attraversando il centro Italia, legano Siena a Bologna a Parma, per intanto. Salvo poi ad includere in detto sentiero, nei mesi a venire, anche Perugia e Roma, capitali della massoneria. Non quella deviata, per carità, ma quella che, più modestamente e disinteressatamente ( !) in nome dell'appartenenza, fa affari, risolve diatribe, distribuisce mansioni di potere. In questo caso nel nome e con la benedizione di Verdi.
Di recente, su indicazione del MIBACT, alla presidenza dell'Istituto di Studi Verdiani, con sede a Parma, la Parma di Verdi e Toscanini, è stato nominato un illustre compositore che, sia detto in premessa, con la massoneria non c'entra affatto, semmai potrebbero - il dubitativo è obbligatorio! - coloro che qui e là l'hanno voluto in posti di responsabilità, nei quali nel giro di pochi mesi tanti ne ha collezionati, dal momento che tutti si sono accorti di non poter più fare a meno di lui. C'è stata una rivolta da parte di illustri studiosi verdiani i quali hanno protestato perché un compositore di oggi, con scarsa conoscenza dell'opera verdiana, ed anzi sbilanciato, a differenza di Verdi, sull'opera 'suoni e luci', meglio se elettronici, fosse messo a capo di un istituto che alla conoscenza dell'opera di Verdi - MASSONE - è votata per statuto. Il neo eletto non si è scomposto ed anzi ha subito nominato un nuovo direttore dei 'Quaderni' di Studi verdiani' che fino al giorno prima erano stati affidata a studiosi verdiani quali Sala e prima ancora Petrobelli e Della Seta. Ed anche in questo secondo caso, lo diciamo con assoluta certezza, la massoneria non ce'entra un fico secco. Proprio come il neo eletto direttore c'entra con la musicologia verdiana e con la direzione di una rivista musicologica. E pure lui ha già chiaro il piano della sua direzione: guardare alla musica del vecchio Verdi con gli occhi dell contemporaneità. A gennaio, a Verdi piacendo, ne darà un esempio, interpellando una schiera di musicisti di oggi sull'attualità di Verdi. Non è una cosa nuovissima - ha subito dichiarato per non attribuirsi meriti che non ha - perchè nel primo numero di 'Studi verdiani', all'inizio degli anni Ottanta, comparve proprio un saggio di Luciano Berio - poche pagine, ha voluto ricordare, dal titolo 'Verdi?' con il punto interrogativo. Dimenticando però che proprio in quegli anni Berio aveva terminato di scrivere ' Un re in ascolto' - che noi ascoltammo al battesimo pubblico a Salisburgo, diretta da Maazel - con riferimenti chiarissimi ed espliciti a Verdi, ad una sua opera in particolare. Staremo a leggere le nuove mirabolanti imprese, a gennaio, se ci riesce, del nuovo direttore, di una pubblicazione che ha cadenza annuale.
E così a sua insaputa, l'aitante compositore di oggi, forse per decisione della massoneria, cui lui si dichiara estraneo e disinteressato, nel giro di pochi mesi, s'è trovato catapultato ai vertici dell'Accademia Chigiana - lui,rarissimo esempio di musicista che non è mai passato da quelle aule - al vertice del teatro Comunale di Bologna e all'Istituto verdiano di Parma, patria di Verdi, MASSONE. Nel cui nome si è ricomposta la 'Via Massonica' che collega tre capitali della consorteria: Siena, Bologna e Parma.
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