Qual è il miglior
programma da concerto? Come ascoltare la musica dal vivo? Può essere
d'aiuto accostare alla musica altre espressioni artistiche, come la
pittura o la poesia? Quale spazio per la musica di oggi?Il problema
dell'ascolto, assai dibattuto e da tempo, non trova ancora
convincenti soluzioni. Nel frattempo alcune rivoluzioni. Apparenti.
Si
procede in ordine sparso. Si fanno esperimenti in Italia come
all'estero, in taluni casi anche da tempo, ma quando poi li si
esamina per trapiantarne alcuni in nazioni o situazioni diverse da
quelle in cui sono nati, la necessità di adattarli ai nuovi contesti
il più delle volte ne vanifica la novità. E così il concerto
classico, quello con esecutori schierati di fronte al pubblico
(sebbene, ancora oggi, non convinca del tutto il direttore che volta
le spalle al pubblico – chi riesce a trovare una diversa soluzione
riceve un premio!) continua ad essere la ricetta più antica ed anche
la più efficace, e perciò ancora la più seguita ed applicata.
Gli
esperimenti, quando si attuano, riguardano soprattutto alcune forme
musicali che alla nascita prevedono diverso approccio e anche diversa
posizione fisica di esecutori e ascoltatori.
Mentre
per il repertorio, per il grande repertorio, c'è poco o nulla da
innovare, perché - così sembra - o lo si esegue come è nato o si
rischia di travisarne i connotati, immolando spesso capolavori
assoluti sull'altare dello sperimentalismo fine a se stesso.
Quale
altro valore può aver aggiunto la coreografia al 'Requiem' di
Mozart, come hanno pensato di fare gli incolti vertici del Teatro
San Carlo di Napoli? Come si può riproporre il 'Requiem', del quale
il contesto è ben noto, con l'aggiunta inutile dannosa e blasfema
di un corpo di ballo che piroetta, danza in coppie o in gruppo in
palcoscenico, fosse anche con la firma del più grande coreografo al
mondo?
Discorso
assai simile si può fare sul ciclo liederistico sommo di Schubert,
'Winterreise', (Viaggio d'inverno), che a Firenze qualche anno fa fu
presentato con 'illustrazioni animate' di personaggi ed immagini,
mentre i Lieder. che si ascoltavano in tutta la loro inscalfibile
forza, correvano il rischio di passare in second'ordine. Un analogo
esperimento è in cartellone quest'estate, a Siena, nella
rivoluzionata Accademia Chigiana ad opera del nuovo direttore artistico Nicola Sani, 'sperimentator sublime'.
Si
tratta di esperimenti che se anche nati da apparenti buone intenzioni
– come, nel caso del ciclo liederistico, quello di avvicinare più
pubblico, ad un repertorio ancora così ostico per le orecchie
italiane - tolgono alla musica di fatto quella presenza scenica che
le appartiene, senza nulla aggiungervi di rilevante, neanche
semplicemente in funzione di nuovi adepti.
Dunque
se esperimenti si ritiene di doversi fare, si facciano su repertori
che, fin dal loro concepimento , prevedevano forme di ascolto
diverse dalle solite, altrimenti si rischia di fare lo stesso errore
che si fece agli albori del piano digitale, quando si pensò che esso
avrebbe potuto soppiantare il pianoforte classico nelle esecuzioni
classiche, di Beethoven o Mozart per intenderci.
Sono
passati da allora molti anni, il pianoforte digitale si è
ulteriormente perfezionato, ma il posto del pianoforte classico
nelle sale da concerto non l'ha ancora preso, semmai si è imposto
come un più agile e più economico strumento di studio e di
sperimentazione, in attesa che i compositori d'oggi gli
costruiscano un apposito repertorio, come Beethoven e Mozart fecero
con il pianoforte,o con il suo più diretto progenitore, ancora
pallido nel colore strumentale e smilzo nel volume rispetto al
pianoforte da concerto..
Si
sono tentati anche esperimenti d'altro tipo, alcuni di carattere
architettonico, quando si è voluto disegnare l'interno di una grande
sala da concerto mettendo la pedana per l'orchestra al centro di una
grande arena circolare, con il pubblico che la circonda ed è
disposto 'a terrazze', come nella Philharmonie di Berlino, od anche -
in parte - nell'Auditorium di Roma, Sala santa Cecilia, sebbene in
questo caso anche per le dimensioni della sala, l'acustica sia
infelice. Ed anche in questo caso la sala classica da concerto è
rimasta quella tradizionale, come si può dedurre dalla nuove
costruzioni sparse in ogni parte del mondo, la cui novità maggiore
consiste solo nella struttura esterna.
Tornando
agli esperimenti relativi al concerto stesso, dalla disposizione di
interpreti e pubblico, alla configurazione del programma, o alla
compresenza di altri stimoli artistici, c'è chi ha tentato di
eseguire un concerto in una sala dove altri richiami sono offerti al
pubblico, ad esempio visivi, dalla presenza ben in vista di una tela
che ha qualche carattere stilistico somigliante od affine alla musica
che si ascolta. Può anche funzionare. Chi lo vieta? Ma farla
diventare una regola rischia di catalizzare l'attenzione del
pubblico, al quale prima di ascoltare la musica, andrebbe spiegato
per quale ragione si è accostata alla musica quella tela. Ma forse
sarebbe meglio impiegato quel tempo se si spiegasse, per quanto
possibile, la musica che si sta per ascoltare.
C'è
anche chi propone l'esempio di Londra, dei concerti 'promenade' della
vastissima Royal Albert Hall: facciamo muovere il pubblico, che può
entrare ed uscire ( ?) quando e se vuole.. sì, e magari anche,
fargli fare merenda e sgranocchiare fusaglie. Apriti cielo! ma come
si grida allo scandalo se si odono colpi di tosse e soffiate di naso,
figuriamoci se chi ascolta musica osasse muoversi dalla sua poltrona.
Qualcuno ha pensato di formulare un decalogo del 'buon' ascoltatore
di musica. Se ne deduce che lo si vorrebbe impietrito e incatenato
alla poltrona dall'inizio alla fine. Non riusciamo mai a ragionare
con un po' di logica e un pizzico di buon senso.
Un
problema a sé costituisce l'inserimento della musica di oggi nei
programmi concertistici consueti. Funzionano meglio i programmi
interamente composti di musica d'oggi, o contemporanea - se si
preferisce? Nel tal caso è da preferirsi , nella musica d'oggi,
quella solistica, cameristica o sinfonica? Convince di più quella
che contempla la presenza della voce o semplicemente strumentale?
Oppure sarebbe meglio inserirla, come fosse un brano di repertorio,
sebbene di più recente acquisizione, nei normali programmi, con una
frequenza non ossessiva, ma in grado di creare, senza forzature ed
imposizioni, familiarità nell'ascolto del nuovo?
Tutte
queste tipologie di proposta ed ascolto della musica più recente
sono presenti nel panorama dell'attività concertistica del nostro
paese.
Vi
sono festival monotematici, nei quali però - salvo che per necessità
economiche - la musica solistica e quella strettamente cameristica
per piccoli organici sembra non avere più ascolto, mentre si
preferisce sempre più quella che utilizza organici più estesi,
meglio se con la presenza della voce, secondo un parere non peregrino
di Tony Pappano che, un po' alla volta, inserisce nei programmi dei
suoi concerti, brani di musica d'oggi, facendoli precedere da una
accurata, per quanto personale presentazione, assai gradita dal
pubblico che, incoraggiato dall'impegno del direttore, si sente più
spronato a prestare attenzione all'ascolto. Come ha 'lodevolmente,
fatto nel caso di musica d'impatto certo non facile, come nel
recente caso della nuova opera (cantata) di Salvatore Sciarrino
dedicata al mito di Orfeo, ' La nuova Euridice secondo Rilke',
accostata al 'Magnificat' di Bach. Un dittico di musica vocale
strumentale di grande spessore ed impatto.
Ci ha
molto sorpresi constatare nei programmi dell'Accademia di Santa
Cecilia, diella prossima stagione, già anticipata, come la presenza
del contemporaneo risulti quasi un insignificante ed inutile orpello
al grande repertorio.
Annunciata
come una delle grandi novità che reca la firma della nuova
direzione, i cinque concerti nei quali Pappano, nell'arco di un mese,
presenterà le Nove Sinfonie di Beethoven, cominciando naturalmente,
in apertura di stagione, dall'ultima, si apriranno sempre con un
brano appositamente commissionato ( Francesconi, Sollima, Nieder) o
con una sinfonia d'opera di autori contemporanei al genio ( Cherubini
Spontini).
Si
tratta, naturalmente, specie nel caso delle commissioni a musicisti
d'oggi, di brani di risicate dimensioni che metterli a confronto con
due sinfonie di Beethoven per concerto, suonano come una presa in
giro, non potendosi neppure ipotizzare l'idea della sfida dei
musicisti di oggi con il più grande gigante della musica. Come può
un sovrintendente/compositore pensare che qualche minuto di musica
prima di due grandi capolavori siano sufficienti a mettere almeno in
luce un nuovo musicista?
Diverso
è il caso in cui un musicista d'oggi decida di cimentarsi con
un'opera di spessore ed anche di una certa durata - anche se
naturalmente non è questione di tempo - con un capolavoro del
passato. Oggi quei tre compositori rischiano di fare la stessa figura
della pulce contro l'elefante della favola.
Poi in
tutta la stagione nient'altro, oltre la presenza, in un concerto,
dell'Ensemble Modern, ed un brano di Nicola Campogrande, il cui
titolo, come sempre, riesce a sorprenderci. '150 decibel' si
intitola quello inserito nella stagione da camera di Santa Cecilia.
Non
migliore esito ottiene la presenza della musica d'oggi in un'altra
stagione, non romana, ma fiorentina, quella dell'Orchestra della
Toscana che ha a capo un altro compositore, Giorgio Battistelli. Sia
lui che il suo amico dall'Ongaro, nelle rispettive stagioni
(Orchestra Rai e Orchestra Toscana, si mettono in pace la coscienza
con due rassegne, interne alla stagione, nelle quali danno sfogo alla
loro dedizione e passione per la musica d'oggi; quella torinese si
chiama 'Rai Nuova Musica', quella fiorentina: Play.It) mettono qua e
là qualche brano che a noi hanno fatto pensare al gesto di segnare
il territorio - come fanno certi animali domestici - oppure al
'serrate le fila' per conoscere e far conoscere chi è con noi (con
loro) o contro di noi ( contro di loro). Assente in ambedue i casi la
prospettiva di studiare nuovi modi per far ascoltare la musica,
specie quella contemporanea, e farla entrare gradualmente nel
repertorio da concerto. Nel caso dell'Orchestra Toscana, diretta da
Battistelli, ricorrono, nel corso della stagione 2104-15, i nomi di
Ghedini,Casella, Busoni. E di Kagel, Sollima, Lena, Dean, Panni che
sono quindi in buona compagnia.
Chi
vuole assistere, in diretta, ad un esperimento di rivoluzione
integrale, nel caso della musica d'oggi, non gli resta che andare a
Siena quest'estate, per la lunga stagione della Chigiana, rivoltata
da cima a fondo da Nicola Sani, nuovo direttore artistico per il
prossimo triennio, per volontà e decisione di Clarich, presidente
della Fondazione MPS ed anche dell'Accademia che ha sottolineato:
'sono contento di poter contribuire da presidente all'attuale fase di
apertura e rilancio dell'Accademia Chigiana'.
Innanzitutto
l'insieme delle manifestazioni della celebre Accademia, didattiche e
concertistiche, ha un titolo - la prima volta nella sua lunga
storia: ' Il classico inatteso'. E, di conseguenza, da quest'anno il
ricco calendario si chiamerà' Chigiana International Festival and
Summer Academy 2015'.
Sani
ha spiegato le linee della sua rivoluzione senese: ' ho voluto
ridisegnare nella struttura e nella tipologia dell'offerta quelle che
erano la Settimana Musicale Senese, l'Estate Musicale Chigiana e
l'Accademia di Alto perfezionamento. Il primo festival in Italia di
alto profilo internazionale che unisce e collega in maniera organica
l'alta formazione, la produzione e la diffusione musicale anche in
relazione alle espressioni figurative del contemporaneo...Una
programmazione unica con uno sguardo particolare verso la musica
d'oggi'. Più rivoluzione di così.
Nel
dettaglio, ecco le varie sezioni: Musica
Today (che
un tempo si chiamava banalmente ' Chigiana novità'), sezione nella
quale saranno presenti Max Richter, con la sua 'Vivaldi recomposed',
in omaggio (o sfregio?) al Conte Chigi Saracini ed a Vivaldi
riscoperto nel '39 a Siena da Casella; Salvatore Sciarrino con la
prima esecuzione assoluta integrale del suo 'Carnaval', l'unico
concerto di questa sezione con interpreti veramente di rango; Henze
con 'El Cimarron' e Steve Reich, con 'Drumming' nell'esecuzione degli
allievi del corso di percussioni e dei solisti (allievi) del
Conservatorio di Frosinone ( !!!!) e, infine, il clarinettista
Krakauer, in versione klezmer (che oggi va tanto!). La sezione
Chigiana
Expanded, esplorerà
la scena multimediale e le nuove forme di teatralizzazione del suono
- un altro punto a favore della rivoluzione di Sani che in questo
territorio si muove con disinvoltura come compositore. Ci saranno
Fabbriciani e il pittore Gabriele Amadori; poi uno Schumann danzato
ed uno Schubert ( Winterreise), che è un progetto di musica film e
teatro.
Segue
Chigiana
Legends (
che un tempo si chiamava 'Maestri chigiani'), che farà ascoltare in
concerto i grandi musicisti presenti a Siena per le masterclass in
Accademia ( sono 'Legends' già tutti?)
Chigiana
Factor - occorre
ammettere che suona meglio di 'Concerti degli allievi dei corsi di
perfezionamento'- farà ascoltare i giovani musicisti più
promettenti. Non si dimentichi che da Siena sono passate generazioni
di musicisti divenuti poi delle vere 'leggende' ( Nicola Sani è uno
dei pochissimi musicisti, già 'leggendari', che non è passato da
Siena). Una curiosa sezione è Chigiana
Mix, nella
quale si prova a mischiare - meglio 'mixare'- il sacro con il
profano, dal jazz alla musica organistica, e infine Chigiana
Off the Wall che
sostituisce, non senza un pizzico di mistero, i 'concerti in terra
di Siena' di una volta.
Il tutto per un calendario che va dal 10 di luglio alla
fine di agosto. Mentre, in campo didattico, si segnlano l'arrivo, dal
2016, di Daniele Gatti come insegnante di direzione, e l'arrivo,
immediato, per il corso 2015 di direzione d'orchestra, dell'Orchestra
degli allievi del Consevatorio di Firenze, al posto di quella
orchestra di professionisti bulgari, che negli anni di Gelmetti, era
a disposizione del corso di direzione, e teneva anche alcuni
concerti. Sul podio per alcuni di questi, nella prossima estate una
ex allieva dell'Accademia che si è messa in luce negli anni passati,
come Valentina Peleggi. Orchestra semistabile e semiresidente a Siena
sarà l'Orchestra della Toscana, prestata a Sani, non
gratuitamente, da Giogio Battistelli. Non è una grande rivoluzione?
Chi
non la vuol perdere non ha che da informarsi al seguente numero :
057722091, oppure sul sito dell'Accademia Chigiana, digitando, d'ora
in avanti': Chigiana
International Festival and Summer Academy 2015, e
da trascorrere qualche giorno, quest'estate, a Siena.
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