Classic Voice questo mese di giugno ci ha privati della su inchiesta superstar per rifilarci un'anteprima. Una vera rivelazione. E cioè che fra le cose di Verdi custodite nella villa di Sant'Agata esiste un tesoro di cui sono in molti a conoscere l'esistenza - nel 2008, per conto dello Stato ne è stato stilato anche un elenco dettagliato - ma che resta inaccessibile agli unici che ne avrebbero diritto, anche in nome e per conto dello stesso Verdi, e cioè agli studiosi i quali potrebbero prendere visione, per buona parte delle sue opere, del lavoro preliminare, degli appunti, delle idee ed ipotesi poi magari scartate per la versione definitiva, che si conosce e che nella maggior parte dei casi è conservata a Milano, dopo che l'Archivio di Casa Ricordi è stato acquistato dalla Bertelsmann.
Insomma per molte delle opere della maturità si potrebbe, su quelle carte, studiare il lungo processo creativo del musicista. Servirebbero quegli appunti a riscrivere parti delle opere, come le consociamo? No, perchè la tradizione operistica verdiana è molto più sicura di quella, mettiamo di un Rossini o Bellini. Verdi, se pure in alcuni casi diede più di una versione di un medesimo titolo, non può esser corretto e rivisto sulla base di quegli appunti che si leggono, numerosi in taluni casi, in quelle carte.
Di esse, rivela la informatissima rivista, prese visione al suo tempo Franco Abbiati, in procinto di scrivere su Verdi, e più di recente Fabrizio Della Seta, quando ha curato l'edizione 'critica' della Traviata - alla quale, a dispetto del 'critica' nel titolo, non poche 'critiche' si attirò da studiosi e cantanti addentro alla materia.
Insomma avendo la versione definitiva o le varie versioni delle opere di un compositore meticoloso, quegli appunti potrebbero far venire tanti grilli in testa a studiosetti - quali ne annovera a iosa il barocco musicale - capaci di voler riscrivere Verdi, anche contro Verdi, meglio di Verdi stesso.
Ciò detto, però, è davvero assurdo che gli eredi di Verdi, che certamente non si meriterebbero con il loro comportamento di discendere, seppure alla lontana, da quei sacri lombi, inibiscano agli studiosi di visionare quelle carte, appellandosi alla volontà del loro capostipite, il quale impose nel testamento che nulla della sua villa venisse toccato, compreso il giardino. Possibile mai che Verdi fosse geloso di quel suo laboratorio segreto? Possibile che quando parlava di tutto ciò che c'era nella sua villa al momento della sua morte, vi comprendeva anche quelle carte? E se pure, quale danno potrebbe recare a Verdi, al suo nome, lo studio di quelle carte da parte degli studiosi? Nessuno se non quello di costringere a mettersi d'accordo i suoi eredi che ora sono schierati in due gruppi armati, l'un contro l'altro, anche nella decisione di alienare così come è quel bene immenso della ultima residenza di Verdi.
Noi, mentre da un alto speriamo che il nuovo presidente del'Istituto di Studi Verdiani, il noto compositore Nicola Sani, riesca a farli ragionare sfoderando tutte le sue arti incantatorie, dall'altro speriamo che, in attesa che si mettano d'accordo su come trarre profitto ancora una volta dal genio del loro antenato, senza che ne abbiano merito alcuno, quelle carte siano messe a disposizione degli studiosi.
Come accade a tutti gli archivi del mondo ed ai più grandi musicisti di ieri e di oggi financo, alcuni dei quali hanno trovato posto per le loro carte alla Fondazione Sacher di Basile, dove qualunque studioso può prendere visione delle carte di Stravinsky come di Boulez, di Sciarrino o Berio.
Oppure consentire a chi ha solo intenzioni di studio del Verdi segreto e non di sfruttamento anche economico - come sembrerebbero avere.... avete capito chi- di schedare quegli appunti e di metterli a disposizione di tutti; non gli originali che resterebbero di proprietà degli eredi, i quali possono tranquillamente continuare a scannarsi fra di loro e venderseli all'asta insieme alla villa.
A Solesmes, celebre abbazia benedettina francese, nota nel mondo per lo studio del canto gregoriano, esiste un luogo, detto 'Scriptorium', un specie di 'sancta sanctorum' dell'abbazia, nel quale da almeno un secolo, anzi di più, possono esser visionati in copia tutti i manoscritti gregoriani di cui si conosce l'esistenza; non solo, esistono anche dei registri di grande formato dove ogni singola nota del canto gregoriano é messa in sinossi con tutti i manoscritti conosciuti sui quali compare quella nota e quella composizione, ovviamente.
Questa è la civiltà del sapere, che spesso non appartiene alla... civiltà del profitto, del sangue, della discendenza.
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