La pietra - ' Petrenko' - che i costruttori rifiutarono è diventata pietra angolare, come dice il Vangelo, che non serve scomodare per un affare che riguarda la direzione di un'orchestra, benchè trattasi dei Berliner Philharmoniker. Come non serve neanche ricorrere alla prassi consolidata del 'conclave' della Chiesa cattolica, per la quale si scommette che molti entrano 'papi' ed escono cardinali, mentre uno entra cardinale ma esce papa. Lasciamo stare i santi, e scherziamo con Petrenko.
Dunque una breve conferenza stampa, annunciata senza squilli di tromba, due giorni fa, per annunciare che in un secondo 'conclave' laico, i Berliner - questa volta senza chiasso - avevano eletto a loro direttore, dopo Rattle, e dunque dal 2018, il quarantatreenne Kyrill Petrenko, un nome che qualcuno aveva fatto fra i candidati, ma non certo il favorito, alla prima votazione, quando i papabili erano Nelsons, Thielemann e Dudamel, da quel che si sa, usciti dal conclave tutti come vi erano entrati, cioè non eletti. E le voci dicono che Petrenko abbia avuto i voti di tutti i votanti eccetto uno. perchè i B erliner hanno bocciato tutti gli altri candidati?
Nelsons, forse, perchè troppo raccomandato, anche da padrini ormai defunti.
Thielemann perchè era incorso in qualche problemuccio non musicale che aveva pesato forse troppo sulle sue capacità, e poi forse , a detta di Paolo Isotta, perchè non gli conveniva andare a dirigere i Berliner- 'DECADUTI'! - quando lui è a capo dell'orchestra più blasonata in assoluto, la migliore al mondo per intenderci, forse accanto alla Chicago Symphony di Muti, e cioè la Staatskpelle di Dresda, secondo la classifica di Isotta. E poi forse, anche per quel suo pentimento fuori tempo, raccolto da 'Repubblica', per le frasi azzardate dette in libertà, e la manifestazione di interesse a trasferirsi a Berlino... anche questo non gli ha giovato. E perciò se ne sta a Dresda.
Per Dudamel infine, la sua stella sta calando e le sue azioni nessuno più le compra, in conseguenza dell'eccessivo rialzo degli anni passati senza l'avallo successivo e conseguente dei 'fondamentali'. E, poi forse, per Berlino era il candidato meno adatto, e per molti versi.
Dunque meglio Petrenko che ai Berlinesi darà i suoi anni migliori e che quando terminerà il suo incarico, che gli auguriamo felice e laborioso, sarà ancora un aitante cinquantenne.
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