Giorgio Battistelli insiste con la sua candidatura a sindaco di Albano Laziale, suo borgo natio, mettendosi contro il sindaco uscente PD, Marini, perchè - così ha dichiarato- intende impegnarsi in città con un nuovo modo di intendere la cultura che va dalla cultura in sè, al traffico, ai rifiuti, ad un diverso concetto di convivenza civile.
Battistelli proclama il suo impegno civile, perchè sa benissimo che non sarà eletto. La sola idea di dover fare il sindaco, che vuol dire lavorare ogni giorno per dare ad una cittadina alle porte di Roma un volto più umano, socialmente più ricco e progredito, gli fa venire i brividi e, di notte, popola i suoi sonni di incubi, dai quali neppure lo psicanalista più accorto sa liberarlo.
Ma ve lo immaginate un signore sessantenne, che ha preso tutto il potere che ha potuto, in campo musicale, meritandoselo in parte ( dall'Accademia di Santa Cecilia, dove nella tenzone con dall'Ongaro è uscito sconfitto; al Teatro dell'Opera, dove gli è stata concessa la direzione artistica ma con annessa badante, Alessio Vlad, altro campione di medaglie tutte meritate; all 'Orchestra della Toscana a Firenze, alla Società di concerti Barattelli dell'Aquila) voglia rinunciare a tutto questo, compresa la composizione musicale, l'unico campo che finora gli riesce - essendo tutti gli altri semplici esibizioni di muscoli in funzione del potere - per chiudersi negli uffici di un paesino, per quanto ridente, ma della periferia romana, del quale mai una parola si legge neppure sulle pagine dei giornaletti locali?
Albano Laziale meriterebbe certo un sindaco tutto per sè, ma certamente questi non è e non sarà Battistelli; ed è per questo che il candidato sindaco 'chenonsarà' spara a zero su tutto e tutti e lancia programmi che affiderà agli altri, sapendo di potersi tincerare, all'indomani dello scrutinio' dietro il predvedibile: 'non mi hanno votato, pazienza, io mi sarei impegnato'.
Ma chi può credergli? Neanche il diretto interessato ci crede.
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