Rai5 sta trasmettendo in questi minuti la Turandot dalla Scala che inaugura ufficialmente l'Expo 2015 di Milano, con la direzione di Riccardo Chailly. Maria Concetta Mattei, 'la bella', è rimasta sola dopo che dall'Ongaro è stato eletto presidente/sovrintendente/ direttore artistico di Santa Cecilia. A proposito, fra qualche mese, quando dall'Ongaro farà solo il presidente sovrintendente direttore artistico di Santa Cecilia ( che è già tanto. Ma anche al di sopra delle sue possibilità e capacità?) risentiamoci, perché nessuno più si ricorderà di lui, non vedendolo più in tv.
E' la sorte di tanti che non brillano soprattutto di luce propria e che quando non hanno più la luce riflessa ( in questo caso della tv, in altri della radio o dei giornali) spariscono dall'orizzonte.
Rai 5 l'ha sostituito con Harvey Sachs, studioso di Toscanini, almeno nel caso della Turandot dalla Scala.
C'era proprio bisogno di ricorrere ad uno studioso che vive all'estero e parla l'italiano come lo parla un americano? quanti italiani avrebbero potuto fare bene e forse anche meglio ciò che Sachs fa alla sua maniera bene, ma certo non in modo inappuntabile? Sachs lo conosciamo bene, in passato ha scritto anche per una nostra rivista, più volte ( per Piano Time), ed ora ogni tanto scrive anche per Il Sole 24 Ore, corrispondenze dagli USA delle quali potrebbe fare a meno senza nessun danno il lettore italiano.
Per restare nel capitolo 'esterofilia', Rai5 è ricorsa, ma solo per farle leggere quattro cose, ad un'allieva egiziana dell'Accademia della Scala, la cui scelta è naturalmente caduta su di lei, immaginiamo a causa della sua bellezza ridondante.
Ma è alla Mattei che desideriamo rivolgere qualche consiglio. Lei ormai è diventata il volto ufficiale di Rai5, ed in tale ruolo bisogna che un pò di cose le impari subito, e se non ne è capace da sola, è necessario che qualcuno gliele insegni. Perchè dice: 'i professori e i musicisti di qui della Scala'? Deve dire 'l'orchestra della Scala', e poi, per favore, possible che nessuno le ha spiegato che Turandot si pronuncia così come è scritto, compresa la 't' finale.
Per favore impari e presto, non faccia continui strafalcioni che offuscano la sua bellezza.
Consiglio disinteressato ed amichevole.
Intervalli.
Da sempre rappresentano i momenti in cui uno può anche vergognarsi di appartenere al genere umano per la banalità che li attraversa. Si ascoltano le domande più idiote, banali ed ovvie, per farsi dire la risposta che è già scritta in copione ( poi non si ascolta la risposta e si prosegue con quello che è scritto sul copione), senza nessuna sorpresa possibile, come quelle che si fanno ai bambini, di cui si conosce la risposta, ma che poi, non appena i bambini crescono e capiscono, si smette di fargliele per non ricevere rispostacce.
Maria Concetta, perdoni, che c'entra Marchesi o la responsabile di quella onlus che si dedica ai poveri? E Gabriele Ferraris deve proprio rispondere sui telefonini? e a Pereira non poteva chiedere qualcosa di meno banale?
Dal suo palchetto, poi, Sachs fa domande così contorte che i suoi interlocutori, quando non vengono interrotti, finalmente ci dicono qualcosa che non sapevamo e che ci fa piacere apprendere, come ha fatto Michele Girardi, massimo studioso pucciniano di oggi ( che però dopo aver detto della modernità di Puccini, avrebbe dovuto spiegarci perchè mai Claudio Abbado, il moderno, non lo abbia mai voluto dirigere, e così pure della Scala di Lissner che lo ha praticamente ignorato, come ha messo in secondo piano Verdi) o la curatrice dell'epistolario pucininano, alla quale ha fatto una domanda, senza attendere la risposta perchè dall'auricolare gli hanno richiesto la linea (ecco dove sta l'improvvisazione, insopportabile in simili occasioni!).
Interessante, per fortuna, l'intervista preregistrata al regista che ci ha dato l'unica notizia interessante e cioè che, prima ancora che Berio cominciasse la scrittura del nuovo finale per Turandot. lui lo abbia incontrato a Roma, per dirgli della sua regia, anticipandogli che avrebbe voluto lasciare in scena fino alla fine Liù, che aveva fatto sgorgare l'amore dal petto di Turandot, con il suo sacrificio. A Berio, ha detto Lehnhoff, l'idea inizialmente non piacque, poi man mano che cominciò a scrivere il nuovo finale, quell'idea lo convinse.
La Mattei, ancora Lei, s'è presa una piccola rivincita, facendoci sapere, a proposito della pronuncia di Turandot, che Puccini e Toscanini pronunciavano 'Turando' - chi glielo ha detto? - e dunque Lei ha continuato a pronunciare Turando. Ma si deve pronunciare Turandot. comunque, cara Mattei.
Regia televisiva attenta e preziosa di Patrizia Carmine - finalmente! - applausi per tutti ma soprattutto per Maria Agresta ( Liù) nonostante venga da Vallo Lucano, come ha precisato la colta Mattei. Calaf il meno convincente, anche per il colore della sua voce.
Bella e convincente la regia generale dell'opera, come anche le scene tutte o di 'fuoco' o di 'tenebra', e assai precisa e tesa la direzione di Chailly, alla fine applaudito anche lui a lungo, perfino dai suoi stessi orchestrali. Cosa rara! Gli auguriamo che duri. Perchè quando si ha un incarico così importante nella città in cui si è nati e cresciuti, e nell'orchestra nella quale potrebbero esserci anche molti compagni di studi, il feeling iniziale può finire, come molte storie insegnano.Successo e lunghissimi applausi.
Auguri a Chailly per la sua permanenza alla Scala.
P.A. Successo per la diretta dalla Scala della Turandot, che è stata seguita da 593.000 telespettatori, con un share del 2.52%, specie se si considera la share medio di Rai5.
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