Presentato l'altro ieri a Roma il programma triennale del Festival di Spoleto, cinquantottesimo della storia, manifesto di Botero, ottavo della gestione Ferrara, Giorgio, fratello di Giulianone, secondo l'invito/prescrizione del Ministero che vuole programmazioni pluriennali, come pluriennali ( triennali) saranno (dovrebbero essere; lo promettono da tempo, senza mai mantenere l'impegno assunto, ed ogni anno, cambiano) i finanziamenti.
Ferrara si allea con Ravenna, importa la orchestra Cherubini di Muti ( c'è lo zampino di Alessio Vlad che del festival era fino a ieri, oggi non sappiamo, il suggeritore, non disinteressato, per la parte musicale?) e così fa contento anche il ministro che fa riascoltare in Italia Muti, anche fuori dalla Ravenna di famiglia, e soprattutto fa contento Nastasi che di Muti, e della sua famiglia, è buon amico.
L'orchestra Cherubini sarà orchestra residente per tre anni, per l'esecuzione, uno per anno, dei titoli della trilogia italiana Mozart-Da Ponte, a cominciare quest'anno da 'Così fan tutte', diretta da Conlon, per proseguire con Nozze e Don Giovanni negli anni a venire. E la stessa orchestra, servirà a Muti per dirigervi il Concerto in piazza nel 2017, nel 2016 è invece atteso Pappano con Santa Cecilia, e quest'anno l'Orchestra Giovanile Italiana con Tate.
Qualche altra piccola presenza della Musica, abbastanza banalotta ( le musiche per film, che noia! le faranno anche a Santa Cecilia), per virare dritti verso il teatro, dove Ferrara si muove con più abilità, reimportando a Spoleto la compagnia di giro, seppure altisonante, che da anni vi dimora. Nella quale si distingue lo spettacolo con Bob Wilson e Barishnikov, sullo scandaloso Nijinski, del quale già ci hanno raccontato molto, cogliendolo nei giorni di prove a Milano.
Certo ci sarà anche la danza, con un paio di spettacoli, e poi i Concerti di mezzogiorno, affidati come a Spoleto s'è fatto negli anni passati, agli allievi dei Conservatori del circondario. Per risparmiare, per non scegliere o non saper scegliere.
In una celebre corrispondenza di Fedele D'Amico da Spoleto, anni o secoli fa, si raccontava dell'unicità di Spoleto, dove non si andava per ascoltare o vedere la star, ma per vedervi le sorprese che il vecchio Menotti era abilissimo a scovare, soprattutto in campo musicale. Ferrara non ha tempo per fare questo lavoro e perciò, messa nell'angolo la musica, si occupa del teatro che conosce e dove naturalmente spera ancora di lavorare, anche fuori di Spoleto.
Ma non aveva prescritto il Ministero che i direttori artistici non potevano figurare in cartellone, soprattutto in veste di registi di spettacoli che essi stesi avevano programmato? Se la cosa valeva per l'Argentina di Roma, perché non vale per Ravenna ( per Cristina Magiavillani Muti) o per Spoleto, dove Ferrara firmerà la regia della trilogia mozartiana, da qui al 2017, mentre Dante Ferretti baderà alla scena?
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