All'indomani del Concerto di Capodanno 2025, diretto per l'ennesima volta, il che denota la scarsa fantasia di Ortombina volato a Milano, da Daniel Harding, la Fenice annuncia che il direttore del prossimo Concerto di Capodanno, quello del 2026 - se non viene giù il mondo prima - sarà una faccia nuova per Venezia, e cioè Michele Mariotti, attualmente direttore musicale dell'Opera di Roma.
Viene da domandarsi chi l'abbia nominato, visto che dal 12 dicembre Fortunato Ortombina ha lasciato definitivamente e fisicamente Venezia, per insediarsi (affiancando Meyer per qualche mese) alla Scala di Milano, e che ora di 'stabile a Venezia c'è solo il direttore generale Erri, che certamente decisione simili non può prendere.
E che, da non sottovalutare, il sindaco Brugnaro, che vuol tenersi buono sia il Governo sia il ministro Giuli, va ripetendo la canzoncina stantia: per la nomina del sovrintendente, c'è tempo. Da Roma stanno cercando di fargli ingoiare il 'rospo' Colabianchi, o a Venezia sperano magari di riportarci un ex della Fenice, Pierangelo Conte, che in questi anni ha lavorato prima a Firenze ed ora a Genova, sempre nella direzione artistica non nella sovrintendenza, e magari per il rospo che viene da Cagliari si proverà a metterlo altrove?
Questo - il vuoto veneziano - succede perchè dopo l'uscita di Chiarot, Ortombina ha assunto il doppio ruolo del sovrintendente e direttore artistico, e perciò, una volta trasferitosi a Milano, ha lasciato sguarnita la Fenice della dirigenza. Se, al contrario, fosse rimasto a fare il direttore artistico e come sovrintendente si fosse nominato qualcun altro, tutto questo non accadeva. Il discorso vale naturalmente anche per Cagliari, come anche potrebbe proporsi per Bari, Palermo, Napoli, Milano quando sarà. E ripropone l'annosa questione della doppia dirigenza dei teatri: il sovrintendete al vertice e, a coadiuvarlo, il direttore artistico. sono due mestieri e ruoli differenti, e i sovrintendenti che hanno anche mire artistiche, dovrebbero riflettere, mettendo da parte i timori (troppo evidenti) che un direttore artistico bravo ed influente, potrebbe ridimensionare il loro potere.
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