GEDDA-ROMA. E pensare che dovevano arrivare assieme a Gedda, per farsi fotografare a bordo dell’Amerigo Vespucci. La ministra del Turismo e la presidente del Consiglio che con questo viaggio di tre giorni in Arabia Saudita, con delegazione di imprenditori al seguito, dovrebbe suggellare il grande ripensamento sul regime di Riyad. Meloni è stata per anni una feroce critica del principe Mohammed Bin Salman, perennemente con il dito puntato contro i governi di centrosinistra che avevano interlocuzioni o intrattenevano affari con la dinastia wahhabita. È bastato passare al governo per cambiare idea. Ora, per la leader di destra, l’Arabia Saudita è diventata «un partner fondamentale», per l’economia e per gli sviluppi geostrategici dell’area. Business che passa dalla capacità di spesa della dinamica società saudita, a cui il governo vuole offrire il meglio del Made in Italy e del Turismo. Ecco, fino al rinvio a giudizio di Santanchè di dieci giorni fa, questo discorso avrebbe dovuto essere condiviso dalla ministra e dalla premier di fronte al bel panorama su cui si affaccia la città del Mar Rosso. Ma l’atteggiamento di Santanchè ha cambiato tutto. Meloni sarà oggi a Gedda, due giorni prima rispetto all’agenda iniziale, poi andrà nel sito Unesco di Alula e infine in Bahrein. Santanchè sarà a Gedda lunedì, con Guido Crosetto e resterà in Arabia Saudita a presidiare la partnership del ministero del Turismo. Tutto come previsto, tranne il particolare non irrilevante che Meloni la lascerà da sola. Un gesto comunicativo potente, una sconfessione totale della ministra.
L’ex proprietaria del Twiga, è ormai isolata. Non tanto perché Palazzo Chigi arriva a mettere in dubbio la presenza della ministra in Arabia Saudita («A noi non risulta» dice una fonte molto vicina alla premier) a poche ore dalla partenza, quanto perché a prendere le distanze ieri è stato il suo sponsor politico e amico di sempre Ignazio La Russa. «Io credo che stia comunque in una fase di valutazione, credo che stia valutando e valuterà bene quello che deve fare» ha spiegato la seconda carica dello Stato ad Un Giorno da Pecora su Radio 1, confezionando un avvertimento che rimarca quanto oggi la ministra sia isolata. La Russa infatti non chiude ad alcuno scenario e, anzi, sposa in toto la linea affidata venerdì ai colonnelli di Fratelli d’Italia da Meloni. Come dimostra l’attento silenzio in cui si è rifugiata sulla vicenda, la premier sta infatti provando a limitare il suo coinvolgimento pubblico e diretto. Se la ministra resiste, Meloni e il partito provano a farle terra bruciata intorno, a partire proprio da La Russa. Un logorìo portato avanti anche paventando l’idea di non sostenerla in Aula quando si dovrà votare per la mozione di sfiducia presentata dal M5s.
Dal canto suo Santanchè però non dà alcun segnale di voler mollare. Tra i motori rombanti delle due ruote esposte al Motor Bike di Verona inaugurato ieri, più agguerrita che mai, risponde ai giornalisti tenendo il punto. «Mai nessuno mi ha chiesto di fare un passo indietro. Io ho sempre detto che sono assolutamente tranquilla perché so come sono le questioni nel merito. Ho sempre detto che, per quanto riguarda questo rinvio a giudizio non mi sarei dimessa» ha spiegato, negando anche di aver avuto un confronto diretto con Meloni sul tema e, anzi, non notando nulla di diverso nei loro rapporti («Sono quelli di sempre»).
Diverso il discorso per quanto riguarda l'altra inchiesta, quella per truffa ai danni dello Stato per il ricorso della sua azienda alla cassa integrazione Covid: «Capisco che ha delle implicazioni politiche», ha detto la ministra, ribadendo la sua disponibilità a fare un passo indietro solo in caso di rinvio a giudizio per quel filone di indagine. Tradotto: anche se il 29 il processo non dovesse essere spostato da Milano a Roma, Santanchè non vorrebbe mollare. «Andrò fino in fondo» ha promesso. «Finirà a fondo» garantiscono invece da via della Scrofa.
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