In Rai lo chiamano «ritorno alla normalità», ma la circolare appena diramata dall’amministratore delegato Giampaolo Rossi con cui si stabilisce, in sostanza, che tutti i programmi debbano avere un capostruttura che ne presidi il percorso e che questa funzione non possa essere delegata al conduttore del programma stesso, è stata già ribattezzata norma «anti Ranucci». Già, perché tra i conduttori che al momento non hanno questa sorta di supervisore c’è l’autore di Report, che è anche vicedirettore.
A sollevare il tema, senza fare accenno a Ranucci, è stato il sindacato Usigrai con un comunicato di fuoco in cui ha dato notizia della circolare «dove si annunciano i commissari sui programmi giornalistici dei “generi” che realizzano alcuni tra i programmi televisivi più visti della tv pubblica». Secondo il sindacato, nel documento si annuncia che «il controllo editoriale sui programmi non è più dei direttori di genere o dei conduttori e autori dei programmi, ma viene affidato a delle non meglio precisate “strutture editoriali”». Usigrai chiede: «A cosa servono e perché ora? Per controllare come richiesto da politici o — peggio, tv concorrenti — i pochi programmi che ancora fanno informazione?». Insomma, per il sindacato si tratta di «un attacco alla professione giornalistica: un modo ulteriore per mettere sotto stretto controllo l’informazione del servizio pubblico». Sul punto concordano Sandro Ruotolo, responsabile Informazione del Pd, Dolores Bevilacqua, membro M5S in Vigilanza, e Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, leader di Avs: tutti chiedono spiegazioni a Rossi.
Nella Rai che si sta preparando al trasloco da viale Mazzini dal 31 gennaio, a causa dell’amianto, si smorzano i toni. E si spiega che il provvedimento è conseguenza di un audit interno di due mesi, che avrebbe evidenziato la sovrapposizione di ruoli in alcune direzioni. La nota dell’ad, dunque, riporterebbe ordine applicando a ogni direzione di genere il principio della «segregazione dei poteri». Insomma, la regola per cui il «controllore non può essere il controllato».
Principio che, secondo l’audit, oggi non sarebbe applicato laddove a controllare il programma sono stati messi i vicedirettori dell’unità che si occupa del prodotto. Tutti i programmi dovranno invece avere ora un capostruttura (nominato dal direttore di genere) responsabile editoriale del prodotto, che seguirà passo passo.
Nel caso specifico, Ranucci, a differenza di Alberto Matano e Milo Infante, che pure sono vicedirettori e conduttori, non ha oggi un capostruttura. Lo ha avuto dal 2012 al 2020, poi però Ranucci fu nominato vicedirettore e quella figura decadde. Il programma al momento viene supervisionato un giorno prima della messa in onda dal direttore degli Approfondimenti, Paolo Corsini. Report è un programma fatto da free-lance, i cui servizi giungono in redazione una settimana prima del loro lancio. E non è secondario, ai fini del controllo editoriale, che una buona parte del lavoro giornalistico non si svolga in viale Mazzini.
Quanto alla domanda perché il provvedimento giunga proprio adesso, in Rai si fanno spallucce: «Anche sull’amianto siamo dovuti intervenire noi per rimettere a posto le cose. Ci assumiamo la responsabilità di fare ciò che per anni è stato trascurato».
Nessun commento:
Posta un commento