Ancora ieri, a festival sanremese finito, i giornali hanno continuato a illustrare la polemica 'di genere', ma al contrario, provocata da Beatrice Venezi, che ha dichiarato dal palcoscenico tv del festival, essere quella del 'direttore' d'orchestra la sua professione; che non vuol essere chiamata 'direttrice' perché questo perpetuerebbe la convinzione che comandare un'orchestra sia appannaggio solo dei maschi e che le donne a malapena vengono accettate sul podio.
Dunque chiamatemi 'direttore' e io saprò impormi - ha detto. Come? Con la bravura - che è ancora tutta da far brillare nel suo caso - e poi io con i miei abiti da star, farò capire che, pur esercitando un mestiere che si riteneva essere esclusivo degli uomini, 'sono una donna, non...', secondo la vecchia canzone.
Il prof. Antonelli, linguista, ha fatto notare alla nostra che l'uso di termini nei generi maschile e femminile per le varie professioni è stato introdotto ed è poi invalso man mano che, nel tempo, alle medesime professioni accedevano maschi e femmine. E, nel caso specifico, che il termine 'direttrice d'orchestra' lo si è letto per la prima volta all'inizio del Novecento su un giornale toscano, per segnalare il caso di una direttrice d'orchestra.
Ancora oggi - come abbiamo sbirciato dallo schermo tv -Vittorio Feltri è intervenuto su Libero sul medesimo argomento. Non abbiamo letto il suo articolo né intendiamo farlo. Ci basta quello che abbiamo letto in questi giorni. Basta e avanza l'attenzione che abbiamo fin qui rivolto all'inutile polemica.
Non scriveremo più, d'ora in avanti, una riga su Beatrice Venezi, quand'anche in futuro, come le auguriamo, dovesse impegnarsi ancora nella musica e imparare il mestiere di direttrice d'orchestra, pardon 'direttore'.
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