mercoledì 17 marzo 2021

Covid. Le varianti del virus impongono più strette misure di prevenzione (da Il Sole 24 Ore)

 Il rischio di reinfezione da SARS-CoV-2 è stato valutato in uno studio multicentrico condotto su oltre 6.600 operatori sanitari nel Regno Unito. I risultati mostrano che nei soggetti con pregressa infezione da SARS-CoV-2 «la durata dell'effetto protettivo dell'infezione precedente ha una mediana di 5 mesi». Ancora: un metro rimane la distanza minima da adottare per evitare il contagio ma sarebbe opportuno aumentarla «fino a due metri, laddove possibile e specie in tutte le situazioni in cui venga rimossa la protezione respiratoria come, ad esempio, in occasione del consumo di bevande e cibo» per la circolazione di varianti del coronavirus.

Le indicazioni sono contenute nel documento “Indicazioni ad interim sulle misure di prevenzione e controllo delle infezioni da SARS-CoV-2 in tema di varianti e vaccinazione”, realizzato da Inail con Iss, ministero della Salute e Aifa. Tra le altre, quella in base alla quale anche chi è stato vaccinato può contrarre il virus, anche se il rischio è più contenuto.

E non è l’unica. Andrebbero vaccinate anche «le persone con pregressa infezione da SARS-CoV-2 confermata da test molecolare, indipendentemente se con Covid-19 sintomatico o meno». Infine, «è possibile considerare la somministrazione di un'unica dose - sottolinea il report - purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dall'infezione e entro i 6 mesi dalla stessa».

Nella pubblicazione viene messo in evidenza che anche i soggetti vaccinati, seppur con rischio ridotto, possono andare incontro a infezione da Sars-cov-2 poiché nessun vaccino è efficace al 100% e la risposta immunitaria alla vaccinazione può variare da soggetto a soggetto. Inoltre, la durata della protezione non è stata ancora definita.


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