martedì 30 marzo 2021

Se non proprio 'prima gli italiani', almeno 'anche gli italiani' nei cartelloni delle maggiori istituzioni musicali ,finanziate con denaro pubblico, in Italia

 Chi legge con una certa assiduità questo blog sa che noi molte volte ci siamo occupati del problema, e non certo perché la pensiamo come  il 'cazzaro verde' - alias Salvini - che noi vediamo come 'fumo negli occhi'.

 Semplicemente perché, scorrendo ad ogni inizio di stagione i cartelloni dei nostri più importanti teatri e istituzioni musicali, abbiamo troppo spesso, anzi quasi sempre, rilevato che la presenza di artisti italiani in essi era IRRILEVANTE. E non perchè fra gli italiani non si  erano reperiti interpreti di ugual valore di quelli stranieri scritturati.

 Noi stessi che in  nome  della difesa degli artisti italiani avevamo fatto addirittura un intero programma di festival (Festival delle Nazioni di Città di Castello nel 2004), invitandovi tutte le giovani valenti generazioni nei vari settori della interpretazione,  anche nella attività giornalistica ci siamo occupati del problema. 

Una volta abbiamo interpellato sull'argomento anche Accardo, per i giovani violinisti, molti dei quali, italiani e non, avevano frequentato le sue classi. Il suo parere convinto fu che quelli italiani non solo non avevano nulla di invidiare agli stranieri ma che erano anche più colti dei loro giovani colleghi oltre che naturalmente altrettanto se non più bravi. Del resto vediamo che oggi Dego, Tifu, Marzadori - tanto per fare i nomi di giovani bravissime violiniste - hanno finalmente ottenuto lo spazio che si meritano. Il caso di Beatrice Rana, pianista, è una piacevolissima sorprendente eccezione.

 A proposito della Marzadori, oggi 'spalla' alla Scala, negli anni in cui collaboravamo con la Rai e La Fenice per il Concerto di Capodanno, facemmo a Ortombina il suo nome. Il suggerimento non venne raccolto come a dire:  chi è, quella violinista italiana...

L'altra settimana, scorrendo il programma del Festival Puccini,  firmato dal responsabile Giorgio Battistelli,  ci siamo messi le mani nei capelli quando abbiamo visto le locandine delle opere farcite a dismisura di cantanti stranieri: addirittura - lo avevamo notato con maggiore disappunto - Turandot, aveva un cast interamente straniero.

 Come mai in un paese i cui Conservatori sono sempre più frequentati da studenti  non italiani, specie nelle classi di canto?

Oggi, a dir il vero, complice questo schifoso Covid, le istituzioni musicali hanno fatto di necessità virtù, invitando più italiani, a causa delle restrizioni di movimento imposte da molti governi. Dovevamo aspettare il Covid per  ragionare sul problema?

 Non serve  ricordare che negli altri paesi non ci si comporta alla stessa maniera. Se si guardano i cartelloni di molte istituzioni straniere si vede che  sono presenti artisti di cui non conosciamo neanche i nomi, vedettes a parte, senza per questo dover concludere che siano tutti artisti di basso o non alto profilo.

In Italia poi, dove le attività musicali ed operistiche  più prestigiose sono ampiamente finanziate con denaro pubblico, Franceschini ed il prode Nastasi dovrebbero imporre qualche regola. Soprattutto Nastasi, per rimediare ai vari disastri che ha fatto.

 Se nessuno si muove  accadrà, fra qualche anno - non è improbabile - che lo facciano le procure, come è accaduto nei mesi scorsi a Torino, nello scandalo che ha visto coinvilti undirettore aristico ed una agenzia ( ah, le agenzie, altro capitolo. Il loro strapotere ha a che fare anche con  le mazzette?) 

Noi  non vorremmo che venissero 'prima' e 'comunque' gli italiani, ma almeno che, a pari merito e bravura ( e qui si aprirebbe il capitolo della incompetenza di molti direttori artistici, messi lì dalla politica ignorante!), si facesse spazio agli italiani.

 Perchè lo scandalo  di cartelloni - e sono purtroppo molti in Italia -  pieni zeppi più di interpreti stranieri che italiani, non può essere più ignorato.

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