Ora che la città punta a essere capitale della cultura, da Lucca si levano peana per l’unità in nome di Puccini, delle sue terre, delle sue case. Tra queste c’è la villa del Marco Polo: abbandonata, chiusa al pubblico, cadente al punto che non viene più fatto entrare nessuno. Il Fai la aprì al pubblico il 25 e 26 marzo 2017. Poi basta, dicono che siano pericolanti anche i solai. E di chi è questa meraviglia scalcinata? Della Fondazione Puccini di Lucca, presieduta dal sindaco Tambellini che pure punta a ottenere la capitale 2024 per la città di Ilaria del Carretto.
Alesandro Santini della Lega è rimasto piacevolmente colpito dal rigurgito di interessi per la cultura e la musica scatenatosi improvvisamente di qua e di là dal Quiesa: "E’ bello quanto il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini, nonché Presidente della lucchese Fondazione Puccini, si spenda a rimarcare il legame della città delle mura col nostro benamato Maestro Giacomo, sepolto a Torre del Lago. Il 2024, lo stanno imparando anche le nuove lastre di travertino di piazza Puccini a Viareggio, sarà il centenario della morte dell’autore che proprio alla villa del Marco Polo compose l’incompiuta Turandot. Stona quindi, tra tutte queste parole caramellose, il destino al quale è stata abbandonata dalla Fondazione Lucchese di cui Tambellini è il numero uno. Doveva diventare un museo, parte integrante di un percorso turistico culturale, e tante altre cose che non di sono mai realizzate. L’unica certezza è l’insicurezza dell’immobile. Non si sa che fine farà la villa, e quando potrà essere riaperta. In questa accelerazione d’interesse da parte di Lucca per Puccini, speriamo che arrivi un po’ di attenzione da parte di chi a Lucca oggi si erge a paladino del Maestro Giacomo pur di ottenere per sé la candidatura a Capitale della cultura italiana".
Santini rammenta anche come, nel primo dopoguerra, ignoti saccheggiarono i gradoni di marmo del piccolo teatro che Puccini aveva voluto nel giardino. La villa, nell’intricata storia dell’eredità Puccini, fu lasciata in eredità alla città di Lucca (proprietaria dal 2008, in possesso dal 2014) dalla baronessa Rita dell’Anna, vedova del figlio di Giacomo Antonio, purché proprio Lucca istituisse una fondazione intitolata al suocero. La baronessa non pensava certo alla Turandot lì composta. Le ultime note che Puccini riuscì a scrivere, prima di morire a Bruxelles, riguadano la morte di Liù: "E perdo tutto, persino l’impossibile speranza...".
Nessun commento:
Posta un commento