Potrebbe arrivare all’inizio di aprile un primo vero cambio di passo nella somministrazione dei vaccini. Il lavoro di squadra – che il governo si aspetta da tutte le strutture impegnate nella stesura del nuovo piano vaccinale richiesto dal premier Mario Draghi – ha preso il via ieri, attraverso una girandola di riunioni. Il piano sta andando avanti, assicura il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, «si tratta di resistere ancora qualche settimana».
Vertici e riunioni. Si punta a una somministrazione equa e veloce. Il primo faccia a faccia tra il neo capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio e il nuovo commissario per l’emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo, è avvenuto ieri mattina. Poi i due si sono confrontati col ministro della Salute Roberto Speranza. E nel pomeriggio, con la titolare degli Affari regionali Mariastella Gelmini. E il tour de force continuerà stamani alle 10, al Mise, con la seconda riunione del tavolo promosso dal ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, al quale parteciperanno oltre a Figliuolo i presidenti di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, e dell’Aifa Giorgio Palù. Domani poi il ministro riceverà al Mise il commissario europeo Thierry Breton, responsabile della task force europea sui vaccini, per discutere di un rafforzamento della produzione.
Una sola tabella di marcia. La strategia per gestire l’emergenza prevede una sinergia fra strutture e amministrazioni. Sta per essere ultimato un dossier su luoghi e i tempi di somministrazione, per impiegare al meglio i 300mila volontari della Protezione civile e i 1.700 militari già impegnati per le operazioni di trasporto. I governatori dovranno tracciare una lista delle criticità, acquisendo le richieste dalle Asl. Giovedì prossimo si farà un punto della situazione nella Conferenza delle Regioni.
L’apporto dei militari. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, fra i sostenitori dell’opzione Figliuolo, ha messo a disposizione 142 drive through usati per i tamponi, da riconvertire in hub vaccinali. Ad essi si potrebbero aggiungere delle tensostrutture, a mo’ di ospedali da campo. Ma chi effettuerà le punture? Dall’avviso pubblico lanciato da Arcuri, potrebbe arrivare l’assunzione a tempo determinato di 3mila medici e 12mila sanitari. Mentre la Difesa ha già schierato 470 medici e 798 infermieri. A Milano, è partita una sperimentazione di vaccinazioni ai civili nei drive through (le persone con difficoltà motorie aspettano a bordo delle auto il proprio turno) da estendere eventualmente in tutta Italia. Ma se in Lombardia ci sono 27 strutture di questo tipo (13 a Milano) e nel Lazio 20, in Calabria ce n’è una sola, a Catanzaro. Pertanto la Lombardia procede col piano regionale, sperando di fare da apripista: dopo gli over 80, si punta a vaccinare chi lavora e chi sta nelle zone più colpite.
La somministrazione attuale. La campagna vaccinale è iniziata a fine dicembre (Pfizer e Moderna ad anziani e categorie fragili; AstraZeneka agli under 65 in buona salute). Finora, secondo elaborazioni del Sole 24 Ore, circa un milione e mezzo di italiani sono stati vaccinati con due dosi e altri 3 milioni con una sola: in totale, nemmeno l’8% della popolazione. Per arrivare alla soglia d’immunità, occorrerebbero 2 dosi per il 70% degli italiani. Col ritmo attuale di 110mila in media al giorno, per arrivarci servirebbero due anni. Intanto, nelle carceri sono iniziate da istituti in Sicilia, Abruzzo e Friuli le somministrazioni agli oltre 50mila detenuti: «È urgente proseguire velocemente», osserva la ministra della Giustizia Marta Cartabia in visita al Dap.
Salvini: imitiamo San Marino. L’11 marzo, in una sessione straordinaria, l’Agenzia europea del farmaco valuterà l’autorizzazione del vaccino Johnson & Johnson. Mentre restano un’incognita i finanziamenti statali annunciati per Reithera, il vaccino italiano: nelle settimane scorse il Cda di Invitalia aveva approvato un contratto per un investimento di ricerca da 81 milioni di euro. E c’è chi, come il segretario leghista Matteo Salvini, invita il governo a bypassare l’Ema, come hanno fatto Danimarca, Austria, Slovacchia, Ungheria, annunciando un incontro col ministro di San Marino: «Se gli austriaci guardano a Israele fanno bene, se San Marino guarda alla Russia fa bene – incalza Salvini –. Dovremmo fare altrettanto e cominciare a produrre in Italia».
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