Siamo i primi in Europa a riportare l'opera in palcoscenico, a mettere su un'opera da zero, in un mese appena, e ad adattarla ad un grande spazio archeologico; i primi a rompere le regole del limite degli spettatori, portandoli a 1400; i primi a creare un palcoscenico di dimensioni smisurate: 1500 mq ; i primi a dimostrare che le regole sanitarie imposte dalla pandemia possono essere rispettate ecc... ecc...
Queste ed altre affermazioni nel bollettino di vittoria dell'Opera di Roma, firmato Carlo Fuortes.
In effetti qualcosa di nuovo è accaduto nello spazio smisurato dove anticamente si affrontavano i romani in duelli all'ultimo sangue, e, più di recente, folle organizzate politiche o sindacali e concerti rock con pubblico oceanico. E' accaduto che si sia ricominciato a rappresentare il melodramma con pubblico presente. A quale prezzo e con quali modalit, vediamo.
Damiano Michieletto ha detto a Fuortes ed anche alla Raggi
(perché i soldi per quell'allestimento chi li ha tirati fuori?) volete stupire tutti per quello che siete capaci di fare a Roma?Datemi allora un palcoscenico enorme, perché io voglio ambientare l'opera verdiana in un campo, una spianata, alla periferia di una qualunque città italiana, Roma inclusa, frequentato da rom e malavitosi. Voglio metterci macchine di lusso, una decina - di quelle che le cronache dei sequestri ci segnalano di note case costruttrici - e poi una giostra - non sono giostrai di solito quelli accampati nei vari campi di periferia?- ed anche una roulotte, per 'convegni' di vario genere ed umanità. In compenso vi faccio risparmiare sulle scene e sui costumi. Delle prime non c'è alcun bisogno, salvo che per la spesa dello schermo sul quale rimandano le immagini alcuni cameramen ( con steadycam) in azione dall'inizio alla fine in palcoscenico; per il resto ci darà una mano anche qualche rogo che quotidianamente malavitosi innalzano dando fuoco alla monnezza che ha nuovamente invaso la città e le cui fiamme si sono viste in lontananza dal campo - ma quelle erano vere!- e il resto è fatto.
Certo c'è da costruire anche la platea - che si è vista affollata di volti noti che facevano da corona al vincitore Fuortes: quanti hanno pagato il biglietto?- che per contenere 1400 spettatori e nello stesso tempo rispettare le misure di distanziamento, molto sarà costata... ma si sa che se si vuole apparire si devono tirar fuori i soldi, come diceva anche il sovrintendente dello spreco, Giampaolo Cresci.
Pare che questo spettacolo diventerà anche un film che porterà in giro per il mondo l'impresa romana, che altrove è irripetibile e che forse sempre al mondo riuscirà a far dimenticare quella carnevalata che si voleva mettere in atto al Palatino qualche anno fa, dedicata a Nerone. Particolare interessante: molti di quelli che occupavano le prime file al Circo Massimo erano presenti anche al Palatino, per assistere all'unica recita, disastrata, che allora ebbe luogo.
Tralasciando il gradimento dei presenti, soprattutto invitati, e non dando peso a molte delle recensioni giornalistiche sempre troppo benevoli con Fuortes, artefice del miracolo romano, cosa hanno pensato quei cittadini che hanno visto l'opera in tv, su Rai 5?
Non possiamo saperlo della gran parte. Ma una letterina giunta alla redazione di Repubblica, lamenta - argomento dibattutissimo - lo snaturamento del Rigoletto, ad opera di Michieletto. Al lettore risponde Corrado Augias, noto 'orecchiante' di musica, le cui riflessioni non meritano neppure di essere commentate:
" La direzione sobria e asciutta di Daniele Gatti ha dato l'impressione che il maestro volesse quasi mettere la musica al servizio dell'intero allestimento. Questa cifra si poteva avvertire già nell'esecuzione dell'Inno che ha aperto la serata - così eseguito ( come? ndr) riesce ad essere molto bello ... L'allestimento di Michieletto ha incenerito le ricorrenti polemiche se sia lecito o non aggiornare un'opera lirica... così risolta l'opera lirica si garantisce la sopravvivenza".
All'inizio dell'estate e in attesa di vedere quali soluzione adottare alla ripresa della musica dal vivo, una associazione aveva diffuso un documento - che anche noi abbiamo ripreso su questo blog - nel quale si invitavano le fondazioni liriche a creare degli allestimenti 'leggeri' di titoli noti, due o tre non più da far circolare, adattabili a molti spazi all'aperto del nostro paese, da sfruttare durante tutta la bella stagione, dalle Alpi alla Sicilia, per riportare il pubblico all'opera, senza grandi spese, come sicuramente sono state quelle dell'allestimento romano che non potrà essere proponibile altrove.
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