Fosse per lui, Ennio Morricone sarebbe disposto a vendersi l'anima per sapere che successo, notorietà, ricchezza gli derivano non dalla musica da film ma dall'altra sua musica, quella a cui tiene di più, vittima egli stesso del pregiudizio corrente che il musicista da film sia un musicista di seconda classe.
E, invece, chi dice Ennio Morricone dice musica da film, da una trentina d'anni almeno o forse più. Un tempo lo si diceva anche di Nino Rota e i due si conoscevano e si stimavano. Morricone come Rota è musicista di solida formazione, grande conoscenza tecnica e varietà d'espressione. Come ogni musicista autentico, rifugge dalle colonne sonore «finte» - elettroniche, per intenderci; lui vuole l'orchestra e, se possibile, preferisce dirigerla egli stesso in sala d'incisione.
A Rota l'unisce, infine, il fatto che più volte candidato all'Oscar non gli riesce ancora di ottenerlo. A proposito di Oscar, perché Piovani, unico musicista italiano vivente ad aver ottenuto l'Oscar è totalmente assente da questa Festa del Cinema? Abbiamo fatto una sensazionale scoperta, nel corso del concerto di Morricone, aperto e chiuso con un brano de La battaglia di Algeri, in ricordo di Pontecorvo.
Ricordate la canzone Quanto t'ho amato di Cerami-Piovani, cantata a Sanremo da Benigni, che nel ritornello dice «Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai»? Proprio la melodia del ritornello l'abbiamo riconosciuta fra i temi delle musiche per il nuovo film di Tornatore, La sconosciuta, fra breve nelle sale italiane, fatti ascoltare in anteprima da Morricone. Plagio? Morricone conosce i termini legali e giuridici della questione e le sanzioni comminate al plagio; e non può esserci cascato proprio lui, essendo stato chiamato più d'una volta a dirimere casi di plagio, vero o presunto. E allora, sebbene la somiglianza sia evidente, deve trattarsi di curiosa, e pur semplice coincidenza, come quella che corre - tanto per fare un esempio illustre - fra il tema più celebre de La strada di Rota-Fellini e la notissima Serenata di Dvorak.
Tornando al concerto, appena in sala si sente la musica inconfondibile di C'era una volta in America, un brusio generale ci avverte che tutti l'hanno riconosciuta e la citano con il nome del film, magari non più associato al suo autore; stessa cosa accade per la Leggenda del pianista sull'oceano o Il clan dei siciliani. È il segno evidente che l'autore di quelle musiche è all'apice del successo.
E, invece, chi dice Ennio Morricone dice musica da film, da una trentina d'anni almeno o forse più. Un tempo lo si diceva anche di Nino Rota e i due si conoscevano e si stimavano. Morricone come Rota è musicista di solida formazione, grande conoscenza tecnica e varietà d'espressione. Come ogni musicista autentico, rifugge dalle colonne sonore «finte» - elettroniche, per intenderci; lui vuole l'orchestra e, se possibile, preferisce dirigerla egli stesso in sala d'incisione.
A Rota l'unisce, infine, il fatto che più volte candidato all'Oscar non gli riesce ancora di ottenerlo. A proposito di Oscar, perché Piovani, unico musicista italiano vivente ad aver ottenuto l'Oscar è totalmente assente da questa Festa del Cinema? Abbiamo fatto una sensazionale scoperta, nel corso del concerto di Morricone, aperto e chiuso con un brano de La battaglia di Algeri, in ricordo di Pontecorvo.
Ricordate la canzone Quanto t'ho amato di Cerami-Piovani, cantata a Sanremo da Benigni, che nel ritornello dice «Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai»? Proprio la melodia del ritornello l'abbiamo riconosciuta fra i temi delle musiche per il nuovo film di Tornatore, La sconosciuta, fra breve nelle sale italiane, fatti ascoltare in anteprima da Morricone. Plagio? Morricone conosce i termini legali e giuridici della questione e le sanzioni comminate al plagio; e non può esserci cascato proprio lui, essendo stato chiamato più d'una volta a dirimere casi di plagio, vero o presunto. E allora, sebbene la somiglianza sia evidente, deve trattarsi di curiosa, e pur semplice coincidenza, come quella che corre - tanto per fare un esempio illustre - fra il tema più celebre de La strada di Rota-Fellini e la notissima Serenata di Dvorak.
Tornando al concerto, appena in sala si sente la musica inconfondibile di C'era una volta in America, un brusio generale ci avverte che tutti l'hanno riconosciuta e la citano con il nome del film, magari non più associato al suo autore; stessa cosa accade per la Leggenda del pianista sull'oceano o Il clan dei siciliani. È il segno evidente che l'autore di quelle musiche è all'apice del successo.
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