Si stenta a credere che le automobili, viste in questi giorni sui palcoscenici all'aperto di Roma e Macerata, siano apparse per la prima volta molti anni fa, addirittura alla Scala.
Era il 1954, e si dava un atto unico di Peragallo. Tratto da una novella di Moravia intitolata: Andare verso il popolo che, tradotta in opera lirica, aveva mutato il titolo in: La gita in campagna, raccontava di due giovani che giravano per la campagna romana in 'topolino', quando ad un tratto quella loro automobile si fermò per un guasto ecc...ecc...
Sul palcoscenico, per la prima volta si vide una 'topolino' che fu motivo principale dello scandalo che privò l'opera di Peragallo- Moravia, del successo sperato. La 'topolino' in scena perciò non fu una invenzione dello scenografo, Renato Guttuso, giacché all'inizio della storia una topolino c'era davvero.
Negli anni non ricordiamo altre automobili in scena, ma certamente ve ne saranno state, anche se sfuggite alla nostra attenzione. Ma c'è stato anche altro in palcoscenico. All'Opera di Roma addirittura una locomotiva vera con qualche vagone, voluta dal regista Hugo De Ana, per l'opera Marie Victorie di Respighi, diretta da Gelmetti. Uno spreco d'altri tempi.
Oggi, durante questa stagione estiva, negli spazi all'aperto in cui s'è ricominciato a rappresentare il melodramma, sono comparse, curiosamente, molte automobili. Nel caso di Macerata, per invenzione del regista Davide Livermore che fa allontanare Don Giovanni, nell'omonima opera mozartiana, dalla casa di Donna Anna in taxi giallo; affrontato, appena in moto, da un suv scuro sul quale viaggia il padre di Donna Anna, il Commendatore. Le automobili compaiono anche altre volte in scena; ed anche una carrozza trainata da cavalli. Il lungo sterminato palcoscenico dello Sferisterio, trasformato in autostrada, consente a Don Giovanni ed al suo autista, Leporello, di andare 'a caccia' di avventure, su e giù; mentre sul fondale in muratura, nudo, Livermore ha proiettato immagini varie.
Diversa ragione sta alla base delle scelte di Michieletto per il Rigoletto al Circo Massimo, dato su un palcoscenico di 1500 mq, sul quale ha disseminato una decina di automobili, quasi tutte di grossa cilindrata, di proprietà di malavitosi, ed anche una giostra.
Quelle automobili servono soprattutto a garantire fra gli interpreti il distanziamento, senza renderli ridicoli; perchè anche in momenti di grande trasporto passionale o di concitazione, i protagonisti possono parlarsi o affrontarsi a muso duro, da un lato all'altro di una automobile, senza avvicinarsi troppo, ma in una situazione abbastanza credibile.
E, infine, a Roma come a Macerata da ferme o in movimento quelle automobili in palcoscenico servono a non far pesare agli occhi del pubblico, l'assenza totale di scenografia.
Resta però il dato che mentre a Milano la 'topolino' in scena, fu causa di scandalo ed insuccesso, a Roma e Macerata la presenza di automobili, non necessaria, ha sollazzato - a leggere i giornali - il pubblico divenuto ormai di bocca buona.
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