Ad uno vien da pensare che all'indomani - o quasi - della crisi sanitaria, che si è abbattuta durissima anche in Italia portando con se anche una crisi economica, le istituzioni musicali che in Italia sono in massima parte parte finanziate con soldi pubblici, dovrebbero impegnarsi massimamente a riprendere l'attività, rispettando le regole sanitarie, rimandando a tempi migliori l'intento di riempire nuovamente le loro casse di denaro fresco.
Qualche istituzione è ripartita dicendo che nel bilancio preventivo dell'attività estiva - parliamo ovviamente in prevalenza di festival - non era prevista alcuna entrata 'da botteghino', e che l'intera programmazione si reggeva sui fondi messi a disposizione dell'istituzione dallo Stato e dagli enti dei territorio, ed anche da qualche sponsor ancora in circolazione.
La gran parte ha atteso ad un calmiere dei prezzi dei biglietti, temendo che alla paura di dover nuovamente partecipare ad eventi pubblici il pubblico unisse la mancanza di disponibilità per lo spettacolo. E' stata, in fondo, la politica più adottata. Anche se, occorre dirlo, nonostante tutto ciò, anche a noi taluni biglietti ci sembrano ancora troppo cari. Non ci riferiamo a quelli, ad esempio dell'Opera di Roma al Circo Massimo ( da 20 a 80 Euro), bensì a quelli dell' Arena di verona che vanno da 30 Euro a 200 crica, con il top per gli eventuali donatori che pagherebbero il biglietto per una sola serata 500 Euro.
Ci ha sorpresi invece la politica dei prezzi del Teatro San Carlo di Napoli che sta per riprendere l'opera ( Tosca) in Piazza del Plebiscito e che ha stabilito biglietti che costano fino a 300 Euro.
Ne è nata una polemica contro il neo sovrintendente Lissner, al quale forse non hanno ancora detto della pandemia e della crisi economica abbattutasi, forse più dura che altrove, in una città come Napoli.
Quando glielo hanno fatto notare Lissner ha detto che sta correndo ai ripari, cioè ad abbassare il costo dei biglietti, e che già dalla Tosca, alcuni sponsor hanno comprato pacchetti di biglietti da offrire a prezzi calmierati, fermo restando che anche a Napoli, Lissner ha previsto prezzi ridotti per alcune categorie, come altrove.
Nella generale querelle sul costo dei biglietti degli spettacoli dal vivo, non ci sembra sia emersa una discussione pubblica sui cachet degli artisti. Non pretenderanno mica di chiedere compensi esosi, come se il Coronavirus per loro non fosse mai esistito? il fatto è che fino a quando questo dibattito non diventerà pubblico, ogni dirigente delle istituzioni si riterrà autorizzato a ricorrere al solito metodo suicida . per avere questo o quell'artista, pago qualunque cifra. Questo non deve più accadere.
Questo è un campo nel quale il Ministero che finanzia lo spettacolo deve vigilare ed imporre regole. Se poi alcune star non verranno più in Italia - e forse non andranno in molte altre nazioni del mondo nel 'dopo Coronavirus' , vorrà dire che cominceranno a rivalutare gli artisti italiani. Ve ne sono e sono anche molto bravi, almeno quanto i loro colleghi stranieri che negli anni sono sempre stati preferiti a loro, perchè fa chic, ed anche perchè costano di più.
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