Segnali di vita dai quotidiani italiani. I dati di aprile 2020, elaborati da Primaonline.it su dati Ads, non sono il solito cumulo di macerie. Qualche fiorellino spunta qua e là. Il confronto è con marzo 2020, il mese in cui cominciò il lockdown, ma ad aprile il lockdown è continuato e le cose sono andate un po’ meglio. Le assenze dalle edicole sono state compensate con gli acquisti digitali.
Nella diffusione carta più digitale, straordinaria è la performance del Fatto Quotidiano che cresce da marzo ad aprile del 24 per cento, arrivando a 56.206 copie al giorno. Pesa probabilmente la linea di attacco a tutti (salvo Conte e 5 stelle). Il Fatto aveva retto bene, con un più 14,8 per cento, anche a marzo rispetto a febbraio.
RECUPERI SU FEBBRAIO
Dopo il Fatto, fa bene anche il Giornale di Alessandro Sallusti, con più 7,2 e 42.813 copie vendute. Ma il Giornale aveva perso l’8,18 per cento a marzo rispetto a febbraio e quindi si tratta di un recupero neanche completo. Bene Il Sole 24 ore con più 4,2, e le copie (146.368) che crescono anche rispetto a febbraio. Bene Il Corriere della Sera, che guida la classifica delle vendite (271.253 copie) e guadagna ad aprile il 4,16, non riuscendo però a tornare sui livelli di febbraio. Repubblica guadagna il 3,5 per cento e con 188.646 supera di un soffio il livello di febbraio. E’ l’ultimo mese di direzione Verdelli, Maurizio Molinari ha preso in mano il giornale dal 25 aprile.
In generale, ad aprile 2020, tutti clamorosamente col segno più, con quattro eccezioni, fra le prime quindici testate in classifica. Peggio di tutti la Gazzetta dello Sport, che ad aprile perde su marzo il 33,4 per cento dopo aver perso il 39,5 a marzo su febbraio: ma qui è improvvisamente venuto meno l’oggetto delle attenzioni del giornale, lo sport, e il calcio in particolare. Le copie ora sono 56.150. Non bene Avvenire (99.857 copie), che perde il 5,7 per cento, dopo aver perso anche a marzo. Non bene il Messaggero (70.028 copie), che perde un altro 3,8 dopo aver perso a marzo il 17 per cento. Non bene La Stampa (118.246 copie), che perde un 2,9 per cento dopo aver perso il 5.
CHI PUNTA SULLA CARTA
Se il confronto si sposta sui dati di aprile 2020 rispetto ad aprile 2019, quindi esamina cosa è accaduto nel giro di un anno, il Fatto di Marco Travaglio registra una spettacolare impresa: più 34,2 per cento. Al secondo posto, l’Eco di Bergamo, che viene diffuso nell’epicentro del disastro da virus e guadagna sull’anno scorso il 15,2 per cento. Positivi i numeri del Messaggero Veneto con un più 5,57 e di Dolomiten, con più 2,6.
Tutti gli altri hanno il segno meno.
La Gazzetta sta a meno 61,4, Il Messaggero meno 22,3, La Nazione meno 16,2, la Stampa meno 16,1, Avvenire meno 13,5, il Giornale meno 9,8, Il Gazzettino meno 5,1, Il Sole 24 ore a meno 7,3. I “giornaloni” resistono: la Repubblica a meno 3, il Corriere della Sera addirittura quasi non si accorge che è passato un anno: -0,55. Di questi tempi, complimenti al direttore Fontana e all’editore Cairo.
Se esaminiamo invece soltanto le vendite in edicola del giornale di carta fra aprile 2109 e aprile 2020 ad avere il segno più sono Sole 24 ore (più 7,66), il solito Fatto Quotidiano (più 6), il Messaggero Veneto (più 5) e il solito Corriere della Sera (più 0,73). Tutti sono sotto le 200 mila copie. Il Corriere, leader della classifica, vende 180.367, Repubblica 132.527. Gli altri sono sotto le 100 mila: La Stampa 79.074, Il Messaggero 53.125, il Giornale 38.136. Il Fatto, success story, vende metà delle sue copie in edicola e l’altra metà in digitale. Il Sole vende 103mila copie in gita le e 42 in edicola, il Giornale e Il Messaggero hanno una nettissima prevalenza in edicola, Corriere e Repubblica una moderata prevalenza in edicola.
Professione Reporter
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