Quasi tutti i giornali hanno cantato vittoria sulla crescita del pubblico e delle entrate, in Italia, per il settore della cultura e dello spettacolo, ma anche del divertimento, dopo aver visionato i dati offerti dal rapporto 2107 di Federculture. Crescono i visitatori di musei e mostre (ma non si dice quanto abbia inciso l'apertura gratuita una volta al mese - comunque è un dato positivo l'aumento degli ingressi, anche gratis ), crescono gli spettatori al cinema (nonostante che le visioni domestiche praticamente di qualunque film anche appena uscito, facessero temere per i locali dove i film ancora si proiettano), crescono quelli del teatro, quelli dei concerti di musica leggera in genere.
Tutto questo fa fare salti di gioia a Franceschini, come se alcuni di questi risultati fossero frutto della sua politica, mentre dovrebbe ripassare, con la memoria, gli inconvenienti delle file alle biglietterie dei monumenti, gli scioperi dei custodi, la scarsa manutenzione ed anche lo scandalo dell'opera rock
Divo Nerone, installata sul Palatino dopo il via libera del suo Ministero.
E' aumentata anche la spesa dei cittadini - naturalmente ci sono le solite regioni meridionali che rappresentano nella classifica italiana il fanalino di coda ( ma se sono le più povere, perchè meravigliarsi ancora? e poi perchè tutti all'improvviso, ricchi e poveri, senza nessuna educazione scolastica, debbono sentire necessariamente il bisogno di investire per la propria cultura e crescita umana?) ed anche, di conseguenza, le entrate per tale settore. aumentate di circa un paio di miliardi rispetto all'anno precedente.
Ciò che però nessun giornale ha riportato - mentre era giustamente sottolineato nel rapporto di Federculture - ad eccezione del Sole 24 Ore, è che l'unico dato negativo è il consistente calo, di quasi il 15% del pubblico dei concerti classici e dell'opera.
Diminuisce dappertutto il pubblico della classica ad eccezione del Teatro Regio di Parma - che ogni anno alla conclusione del Festival Verdi diffonde dati di enorme crescita del pubblico, con una inserzione a pagamento sui maggiori quotidiani. dobbiamo credergli? - e l'Opera di Roma che, stando alle dichiarazioni di Carlo Fuortes, registra successi su successi di pubblico, critica e botteghino ( come ha fatto anche, di recente, alla ripresa della Traviata 'dei successi', quella con la regia di Sofia Coppola e i costumi di Valentino, dichiarando che nelle recite di questi giorni, una decina, ha incassato circa 500.000 Euro che vanno a sommarsi all'incasso dell'anno scorso, ma che comunque non coprono ancora la bella cifra di 1.800.000 Euro quanto è costato in complesso quella realizzazione!). Dunque escludendo queste due istituzioni, tutte le altre importanti e meno importanti, piangono miseria concretamente: perchè sono diminuiti del 15% pubblico e introiti.
Ma allora che andava dicendo, solo pochi mesi fa, prima di trasferirsi a Firenze, l'allora sovrintendente della Fenice, Cristiano Chiarot, presidente dell'associazione che unisce tutte le fondazioni liriche italiane, quando affermava che i nostri teatri avevano aumentato la produttività, in molti casi come i grandi teatri internazionali, le coproduzioni, per risparmiare sui costui ? E che intendeva dirci una rivista di musica italiana, specializzata in inchieste e sondaggi, che proprio questo mese, racconta che le nostre orchestre sono fra quelle che maggiormente effettuano tournée all'estero, Scala, Santa Cecilia, e Regio di Torino in testa? che vanno a cercarsi all'estero il pubblico che non hanno in Italia ? verrebbe da ironizzare.
Al di là di ogni altra considerazione, i responsabili di queste istituzioni finanziate con soldi pubblici, devono dirci come intendono mettere un argine a questa tendenza negativa, la più negativa dei settori culturali o di spettacolo in Itali. Devono dircelo, non possono far finta di non sapere e neppure possono guardare impotenti tale loro disfatta, facendoci capire che nulla si può. Perchè allora l'idea, per noi sciagurata, di chiudere qualche teatro di troppo, causa mancanza del pubblico, dovrebbe fare davvero paura.
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