Finalmente, dopo il ricco
epistolario di Beethoven, e l'altrettanto ricco di Mozart, e dopo il
primo volume dell'epistolario di Puccini, che si annuncia
monumentale - del quale, però, abbiamo messo in passato in evidenza
alcune lacune di ordine testuale ma anche metodologiche:: mancano
alcune lettere perché gli eredi non ne hanno autorizzato la
pubblicazione, e mancano anche le lettere indirizzate a Puccini, come
si usa fare in ogni epistolario che si rispetti, e che dovrebbe
comprendere corrispondenza in uscita e in entrata, anche quando il
lavoro di ricerca si presenti insormontabile e faticosissimo, quasi
impossibile – arriva, dallo stesso editore dell'epistolario di
Puccini, il fiorentino Leo S. Olschki,
l'epistolario di Vincenzo Bellini (Vincenzo
Bellini. Carteggi Pagg. 618. Euro 76)
in edizione critica, curata da Gabriella
Seminara, che del musicista catanese è fra
le studiose più note e apprezzate.
Paragonato agli epistolari
appena citati, quello belliniano, che appare, in fondo, assai
esiguo - 517 lettere di Bellini o a Bellini - le prime diversificate
dalle seconde, attraverso il diverso carattere tipografico: quelle
spedite da Bellini in 'tondo', e quelle ricevute in 'corsivo' - non
si può dire che abbia richiesto meno lavoro alla curatrice, sia
perchè ogni epistolario presenta sempre qualche problema tutto suo,
che va risolto, indipendentemente dalla mole dei documenti, sia
perchè quello di Bellini ne ha di particolari.
La Seminara ha dovuto
condurre un accanito esame di ripulitura, diciamo così,
considerando che uno dei suoi corrispondenti, anzi quello più
ricorrente è quel Florimo, suo amico e biografo, il quale come
spesso accade agli zelanti che si propongono di salvaguardare la
memoria di qualcuno, pensò qualche volta di 'reinterpretare' le
lettere di Bellini, talaltra di distruggerne alcune, ed altre volte
ancora di inventarne di sana pianta.
Lo studioso, in questo
caso, è costretto a smascherare tale azione finalizzata alla
santificazione del personaggio, che a distanza di tempo si rivela
inutile e controproducente, per restituircene l'immagine sua
'originale', diciamo così.
L' edizione critica, nel
nostro caso di un epistolario, deve restituire al momento in cui
viene realizzata, l'intero corpus documentario conosciuto, ripulito
di ogni presenza spuria o anche falsa, e nella veste più vicina
all'originale.
La Seminara ha da tempo
affrontato tali problemi avendo curato a più riprese la
pubblicazione di lettere belliniane; nel difficile e lungo lavoro, ha
acquisito tutti gli strumenti, affinati nel tempo, per dare a Bellini
ciò che è di Bellini; e aggiungeremo, a Florimo quel che è di
Florimo.
A questo punto la ricerca
sull'epistolario belliniano si può dire conclusa e perciò acquista
valore definitivo l'edizione critica appena uscita. Salvo che il
futuro non riservi qualche sorpresa come è accaduto a Giuseppe
Verdi , la cui
corrispondenza con
Cammarano, già pubblicata da Ricordi, a cura dell'Istituto nazionale
di studi verdiani di Parma, a seguito della comparsa di 36 lettere
saltate fuori ad un'asta londinese e acquistate dallo Stato,
necessita di una corposa aggiunta con il relativo esame e raffronto
con le precedenti.
L'epistolario di Bellini
si completa, oltre che con l'introduzione, con tre preziosi indici (
quello dei nomi, quello delle lettere in ordine cronologico, con
l'annotazione del mittente , del destinatario, luogo e data, e un
terzo con l'indice delle opere belliniane citate).
Nel 'carteggio' Bellini
ci racconta, in prima persona, la sua vita, i suoi rapporti con
editori, librettisti, interpreti, impresari, ci fa conoscere le sue
idee sulla musica e sull'opera; i diversi pareri e giudizi, alcuni
affatto teneri, verso colleghi; e molto altro ancora sul mondo del
melodramma ed anche sulla politica - Bellini tenne rapporti, a
Parigi, con diversi esuli italiani. Anticipiamo soltanto che è
vario, ricco e sorprendente per il lettore, studioso o appassionato
di musica, e di quella belliniana in particolare.
Il lettore è introdotto
nei 'carteggi' da uno scritto della Seminara, la quale, dopo aver
citato 'i padri' della edizione critica alla quale ha lavorato, da
Florimo ai più recenti - e che non sono pochi - illustra lo stile
epistolare di Bellini, descrive la sua poetica, fa cenno alla sua
biografia, e infine alle personalità, fin dove possibile, dei
destinatari della sua corrispondenza.
Nessun commento:
Posta un commento