Si è aperta qualche giorno fa a Roma, a Palazzo Braschi, una mostra che espone alcuni tesori ( bozzetti e figurini) dell'Archivio storico dell'Opera di Roma come anche storici costumi rimasti nella memoria del pubblico sia perchè legati a certi titoli famosi sia perchè indossati da star internzionali.
Negli stessi giorni in cui a Palazzo Barberini fa bella mostra di sè l'immenso straordinario sipario di Picasso per Parade di Satie - Cocteau (che la Galleria di Arte moderna si fece sfuggire a suo tempo per una cifra irrisoria!), un altro sipario è in mostra a Palazzo Braschi, quello dipinto da De Chirico per l'Otello di Rossini, brutto!
Per presentare la mostra è stato interpellato in tv il sovrintendente dell'Opera, Carlo Fuortes, il quale richiesto di spiegare l'attualità del melodramma, ha filosofeggiato: "L'opera, nonostante appartenga al passato, è attuale perchè è il frutto della collaborazione, della partecipazione di più arti (allo spettacolo operistico), che è una caratteristica dell'arte contemporanea".
Pensiero profondo nonostante cozzi con quanto pensava un altro pensatore, ingiustamente sottovalutato, Federico Fellini - che se fosse ancora vivo sicuramente Fuortes avrebbe coinvolto in uno spettacolo d'opera - il quale, buonanima, sosteneva che l'opera gli riusciva "incomprensibile, perché era il frutto della partecipazione di molte arti, autonome ed autosufficienti, che starebbero meglio e stanno meglio anche da sole".
Passano gli anni, cambiano i gusti, e cambia anche il pensiero filosofico sul melodramma.
Sul quale si è pronunciato anche un altro pensatore, Stefano Valanzuolo, della 'scuola napoletana', sezione staccata di Ravello, dove per qualche tempo è stato assistente del cattedratico Mauro Meli che l'ha invitato nel 'suo' teatro isolano. Lo ha fatto a Cagliari, alla vigilia della prima italiana della Ciociara (da Moravia) di Marco Tutino. Chiamato a presentare al pubblico cagliaritano la novità di Tutino, commissionata dall'Opera di San Francisco e dal Teatro Regio di Torino ( a proposito chissà se ha anche spiegato perchè il Regio di Torino che l'aveva coprodotta non l'ha ospitata) ha delineato il profilo musicale del melodramma di oggi: la gradevolezza, alla quale s'è attenuto Tutino, mettendo fra parentesi un secolo abbondante di musica operistica e di cambiamenti del linguaggio musicale. La musica come l'arte deve essere 'gradevole', e quella di Tutino lo è. Il melodramma, dunque, sia gradevole per piacere.
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